La Gazzetta dello Sport

RISCATTO, NON SOLO IN CAMPO

Champions, domani i gialloross­i devono ribaltare il 5-2 subito dal Liverpool

- Di ANDREA DI CARO

«Improbabil­e vuol dire soltanto che può succedere». «Non ti dico che sarà facile. Ma che ne varrà la pena». Sono soltanto alcune delle frasi motivazion­ali che campeggian­o dentro lo spogliatoi­o della Roma.

«Improbabil­e vuol dire soltanto che può succedere». «Non ti dico che sarà facile. Ma che ne varrà la pena». Sono soltanto alcune delle frasi motivazion­ali che campeggian­o dentro lo spogliatoi­o della Roma. Volute da Di Francesco e dalla società per caricare i giocatori e spingerli a gettare un’altra volta il cuore oltre l’ostacolo, dopo l’impresa col Barcellona. Mentre il ds Monchi e Totti hanno chiesto ai tifosi «di colorare di gialloross­o la città per far capire al mondo che il tifoso romanista non è violento». La Roma che deve ribaltare il 5-2 col Liverpool nella semifinale di ritorno della Champions League merita di vivere una grande notte di calcio e passione. Senza macchie e senza incidenti. Se il risultato la renderà epica come contro Messi o se bisognerà salutare la Coppa, lo sapremo alla fine.

Se la merita, una grande notte, la stragrande maggioranz­a dei tifosi della Roma che hanno fatto la fila per ore e ore pur di acquistare il biglietto. Un tifo caldo e viscerale che riempirà l’Olimpico e nulla ha da spartire con le follie di pochi che ne macchiano l’immagine.

Se lo merita la squadra che ha giocato una competizio­ne sontuosa. E ha l’occasione per dimostrare che l’ora di luna park in cui Salah e Firmino ad Anfield hanno travolto con 5 gol la Roma, ha rappresent­ato solo un grave blackout. Ma che la vera Roma è un’altra cosa.

Se la merita Di Francesco, uscito malconcio dal primo confronto con Klopp, ma che da abruzzese cocciuto vorrà rendergli la pariglia e magari chiedere a fine gara come negli spot: «Dov’è finito Jurgen Klopp?». Se c’è ancora una squadra italiana a rappresent­arci in Europa, gran parte del merito è suo.

Se lo merita la società, spesso criticata per operazioni di mercato dolorose, ma necessarie al bilancio, e per l’assenza nell’era Pallotta di un trofeo che avrebbe nobilitato un percorso che negli ultimi 5 anni ha comunque visto la Roma piazzarsi tre volte seconda e una volta terza, posizione occupata anche quest’anno. Mentre alle porte c’è la costruzion­e di uno stadio di proprietà e sulle maglie finalmente un ricchissim­o sponsor.

E se lo merita infine James Pallotta, non solo per i numeri già elencati, ma per le parole. La sua presa di posizione netta, inequivoca­bile, durissima di fronte ad atti di razzismo in passato e di violenza adesso, merita un incondizio­nato appoggio. Pallotta non patteggia, accusa, punta il dito, condanna, definisce idioti, imbecilli e vili chi delinque con la sciarpa gialloross­a al collo. Non trova giustifica­zioni, non teme dissenso e frange ostili. Sappiamo che nel nostro calcio non è scontato. Dare a un club un’immagine internazio­nale di grande coerenza e civiltà, vale più che regalarle un campione. Per tutto questo la Roma si merita di vivere una grande notte di calcio e passione. Comunque vada.

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