Bocche cucite e testa al titolo Nessun fastidio verso l’Inter
È
l’esperienza che l’ha resa più forte: col tempo la Juve ha imparato a tapparsi le orecchie, a chiudersi a riccio nella tormenta. Non farsi trascinare nelle sabbie mobili delle polemiche, evitare che le accuse restino appiccicate addosso: in questo la Signora è gran maestra. Da sempre, figurarsi adesso che c’è una gioia lì dietro l’angolo. Mentre sulla partita di sabato sera si pronunciano in ordine sparso sindaci, parlamentari, amministratori delegati, dirigenti di oggi, ieri, domani, oltre ai tifosi che usano i Social come grancassa, lei ha scelto un silenzio tattico. Altrettanto rumoroso. Rimane un retrogusto amarognoli, il fastidio lasciato trapelare già domenica, ma non è il sentimento prevalente. La Juve pensa di stare lassù con pieno merito, ma adesso è arrivato il momento di tacere e archiviare definitivamente il colpo-scudetto di San Siro. E fare esaurire, per quanto possibile, la coda avvelenata del match: inutile arrovellarsi ancora su caviglie e punti di sutura, su cartellini e labiali.
SILENZIO TATTICO Inutile pure rispondere alle bordate cadute sul fortino bianconero da sud e da nord. Gli attacchi del sindaco napoletano Luigi De Magistris sono scivolati via senza lasciare cicatrici, derubricati a campagna elettorale o poco più. È stata prestata più attenzione, invece, alla fiondata dell’Inter cinese, alleata in Lega e molto in sintonia con la dirigenza bianconera: è nota l’affinità elettiva Zhang jr.-Andrea Agnelli, fotografati in un abbraccio simbolico nel pre-partita di San Siro. Nonostante i riferimenti non troppo velati di Alessandro Antonello alla Juventus e ai fantasmi del passato, il club bianconero considera quello dell’a.d. nerazzurro come un attacco più all’arbitro che a se stesso. E, soprattutto, un messaggio al popolo interista che crede nella Champions. Insomma, nessuno si è sentito pesantemente tirato per la giacca. Certo, impossibile nascondere il clima di accerchiamento cresciuto nelle ultime 48 ore attorno ai bianconeri: a Vinovo si avverte ben più delle passate stagioni finite sempre con lo scudetto sulla maglia, ma in linea generale non è qualcosa di nuovo. E non è neanche controproducente: alla Juve sono abituati a maneggiare le polemiche esterne a proprio piacimento, a farle diventare benzina che brucia nel motore. L’obiettivo già da oggi è proprio questo: tornare a essere una testuggine, superare anche grazie agli avversari un momento di evidente calo fisico. E per riuscire in questo equilibrismo nel rush finale non servono più parole, ma fatti. Anzi punti: Allegri pensa a quelli che mancano per arrivare alla vertigine del settimo titolo consecutivo. Tradotto: per la Juventus conta molto più il Bologna che De Magistris.