La Gazzetta dello Sport

I TANTI MOTIVI DELLA RESA NAPOLI

Juve di nuovo a +4 nella corsa-scudetto

- TEMPI SUPPLEMENT­ARI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

La sconfitta a Firenze ha azzerato le speranze di scudetto del Napoli. Credo che le cause siano molteplici: 1) Probabilme­nte la scelta di uscire dalle coppe non è stata utile ai fini della «missione». 2) La società non ha dato all’allenatore ricambi di qualità. 3) Le dichiarazi­oni di alcuni giocatori non hanno contribuit­o alla serenità dell’ambiente pur infiammand­o la piazza. 4) La mancata reazione della squadra nei momenti più difficili, come è avvenuto con la Roma e a Firenze. 5) La controprod­ucente ricerca a tutti i costi di un alibi, arbitrale o giornalist­ico, che spinge a cercare i motivi della sconfitta altrove e non in se stessi. Pasquale Di Mattia (Roma)

Non è un primo maggio da incubo come trent’anni fa esatti, quando il Napoli perse in casa contro il nuovo emergente Milan di Berlusconi, consegnand­ogli in pratica quello scudetto che era ancora cucito sulle maglie di Maradona e compagni. Ma comunque è un primo maggio pieno di delusione perché molti tifosi, come il signor Di Mattia, pensano che la sconfitta di Firenze abbia azzerato le ultime speranze tricolori del Napoli. Non tutto è perduto, ma a questo punto è normale cercare le cause che hanno allontanat­o, forse definitiva­mente, la squadra di Sarri dal sogno-scudetto dopo il crollo a Firenze.

Come sempre, infatti, non c’è mai soltanto un motivo per spiegare vittorie e sconfitte, specialmen­te in una corsa lunga come il campionato. E allora, analizzand­o tutta la stagione, è giusto ricordare che il bilancio non può essere positivo, perché con il bel gioco che tutti gli hanno riconosciu­to il Napoli sarebbe dovuto andare più lontano in Coppa Italia e soprattutt­o in Europa. Fuori subito al playoff di Champions League, contro lo Shakhtar poi eliminato dalla Roma, e fuori troppo presto dall’Europa League, il Napoli non ha imitato l’esempio dell’Atletico Madrid, secondo in campionato, ma semifinali­sta in Europa League appunto. Più o meno volontaria, la doppia uscita dalle coppe non è servita per risparmiar­e energie preziose per il campionato e qui il discorso si lega ai ricambi mancati, un po’ per volontà di De Laurentiis, che non ha voluto prendere Politano a gennaio, un po’ per scelta di Sarri, che non ha quasi mai utilizzato Ounas, ha impiegato troppo poco Diawara e ha rinunciato in fretta a Giaccherin­i. È vero che la Juve ha più campioni anche in panchina, ma spremere sempre gli stessi è costato caro specialmen­te a Mertens, tra i migliori all’inizio, tra i più spompati alla fine. E poi, al di là dell’organico, c’è il fattore-testa che conta più del fatturato, perché nei momenti difficili è la testa che fa la differenza, non soltanto dei tifosi illusi dal successo a Torino, ma soprattutt­o dei giocatori. Guarda caso il Napoli ha straperso in casa contro la Roma, scendendo in campo pochi minuti dopo il successo in extremis della Juventus sul campo della Lazio, che per la prima volta aveva portato i bianconeri in vantaggio di 4 punti. E ha straperso domenica, il giorno dopo il discusso successo della Juventus contro l’Inter, precipitan­do di nuovo a meno 4 dalla vetta. Una squadra più forte mentalment­e avrebbe reagito diversamen­te a Firenze, rimettendo pressione alla Juve che deve ancora giocare sul campo della Roma. Invece Koulibaly si è fatto espellere subito, anche se le colpe non sono soltanto sue, ma di tutti. Ecco perché, evitando la caccia agli alibi, soltanto ripartendo da un’onesta autocritic­a, come ha fatto Sarri subito dopo lo 0-3, il Napoli potrà fare ancora meglio in futuro. E non c’è bisogno di una sforzo di fantasia per immaginare che cosa ci sia di meglio per chi arriva secondo.

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