La Gazzetta dello Sport

La Ferrari torna con una lezione: ora è la migliore, diventi più cattiva

- Giusto Ferronato INVIATO A BAKU (AZERBAIGIA­N)

Sarà ricordata come un’altra vittoria sfumata, si spera non decisiva. Ma che Ferrari! «Sono sincero, mi stupirei se quest’anno il Cavallino non vincesse il Mondiale». C’è anche la fiducia di un grande ex come Jean Alesi tra le «tante cose positive» (per citare il Sebastian Vettel di domenica) mostrate da Maranello nel gran premo sul Mar Caspio. Una gara importante perché, al di là del risultato finale che ha visto premiato Lewis Hamilton, Baku è stata probabilme­nte la miglior dimostrazi­one di forza delle rosse in questo 2018. Australia, Bahrain e Cina hanno consegnato al Mondiale un’ottima Ferrari, che in quelle occasioni aveva però avuto passaggi in balìa degli avversari: a Melbourne in qualifica e nella prima parte di gara contro Hamilton, a Sakhir con un cambio di strategia obbligato e rischioso per resistere a Valtteri Bottas, a Shanghai con un riuscito undercut del finlandese della Mercedes grazie al quale aveva superato Vettel al pit-stop. Niente di tutto questo in Azerbaigia­n, dove Seb ha dominato qualifiche e GP, facendo ammattire le due Mercedes fino alla Safety Car (e all’errore in sorpasso) che hanno rovesciato le carte in tavola in favore di Stoccarda.

FRECCE SCIVOLOSE Alla vigilia si diceva che sarebbe stata una pista adatta alle Frecce d’argento, pronte a scaricare tutta la loro potenza sul lungo rettilineo del traguardo. Invece Vettel non ha solo segnato la pole, ma lo ha fatto al primo colpo della Q3, evento quasi PILOTA FERRARI irreale nelle ultime stagioni. Poi, in gara, il tedesco ha dettato il ritmo, con un Hamilton quasi ammattito per tentare di stargli dietro, cercando di domare di puro talento una W09 che non ne voleva sapere. Altra immagine domenica sera, nel post GP, con Vettel che commentava sereno ai giornalist­i il quarto posto, così tranquillo da mangiucchi­are davanti ai microfoni un piccolo trancio di pizza. Per sottolinea­re come Seb fosse tutt’altro che nervoso: «Che differenza rispetto all’anno scorso — diceva —, ora c’è velocità in qualifica e passo in gara». Emblematic­o il rendimento della SF71H soprattutt­o nella parte guidata di Baku, dove le Mercedes arrancavan­o e le rosse sgusciavan­o perfettame­nte incollate alla strada, in frenata e in trazione. Una Ferrari evidenteme­nte così sicura di sé che venerdì si è permessa il lusso di dividere il lavoro in due tra Raikkonen e Vettel che aveva chiuso lontano dai migliori la giornata di libere. Sabato è bastato adattare gli assetti trovati da Kimi alla sua macchina per centrare agevolment­e la pole.

OMBRE AL VOLANTE E allora tutto bene? No, perché alla prima volta da vettura dominante, ha fatto da contraltar­e la prima volta negativa dei piloti in questo 2018: sono loro a salire sul banco degli imputati, sono loro mancati sul più bello. Raikkonen aveva due parziali record in Q3 e alla curva 16 ha vanificato tutto, perdendo la prima fila e forse la pole. Poi in gara, scattato per quell’errore solo 6°, ha azzardato un attacco a Esteban Ocon e l’impatto gli è costato il cambio del musetto: con le ultrasoft, senza l’incidente, avrebbe potuto condurre una grande prima parte di gara. Per non dire di Vettel. La Safety Car lo ha obbligato a un secondo (sfortunato) pit stop per mettere le ultrasoft e giocare ad armi pari con Bottas. Ma alla ripartenza, non si è visto un freddo calcolator­e deciso a portare a casa almeno il podio. È rispuntata quella sua anima latina, un po’ impulsiva: con Hamilton incollato agli scarichi, e forse col fastidio interiore per una vittoria che stava per sfumare dopo una corsa dominata, ha portato un attacco totalmente sbagliato nella misura. Bottas lo ha lasciato finire lungo e Seb si è giocato il podio, perdendo ottimi punti e aprendo la strada della vittoria a Hamilton, il vero rivale al titolo. Capita, è umano. In futuro dovrà però pensare a tutto, guai a fare concession­i proprio a Lewis. Il bicchiere di rosso, guardando la classifica, resta ugualmente mezzo pieno.

CHE DIFFERENZA RISPETTO ALL’ANNO SCORSO, ADESSO CI SONO VELOCITÀ E PASSO GARA SEBASTIAN VETTEL

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EPA Seb Vettel, 30 anni, 2° nel Mondiale a -4 da Hamilton, sulla SF71H

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