La Gazzetta dello Sport

Toronto vs LeBron E se fosse davvero la volta buona?

●Il Prescelto coi Cavs ha eliminato i Raptors negli ultimi due playoff. Ma ora i canadesi sono favoriti

- Massimo Oriani

C’è voluto tutto il LeBron che c’è per portare Cleveland alla semifinale Est. Non fosse stato per i crampi, avrebbe giocato 48 minuti filati in gara-7 contro Indiana. Si è fermato a 43, due in meno dei punti segnati. Per la 13a volta in carriera su 13 playoff disputati, James è approdato al 2° turno. Dove trova l’enigma del ventesimo secolo, quei Toronto Raptors eterna promessa. Ma il solo fatto che i Cavs abbiano superato il primo ostacolo, è una via di mezzo tra il miracolo e l’anomalia statistica.

FATTORI Partiamo dai dati numerici. Prima di domenica nessuna squadra nella storia dei playoff, da quando nel 1984 sono stati allargati a 16 squadre, aveva mai vinto una serie chiudendo con uno scarto complessiv­o negativo di 40 punti. Il primato precedente, spettava a Portland, che nel ‘90 mandò a casa Phoenix nella finale Ovest pur segnando in totale 34 punti meno dei Suns. Le statistich­e danno a LeBron solamente il 29% di possibilit­à di eliminare i Raptors. D’altronde aver faticato in quel modo coi Pacers, col fattore campo a favore, non è un buon viatico, pensando che ora un’eventuale bella si giocherebb­e all’Air Canada Centre. Vero che nelle ultime due stagioni Cleveland ha fatto fuori Toronto (4-2 e 4-0). Vero anche che i canadesi segnano 6.1 punti in più a gara rispetto a Indiana. Insomma, se ci fermassimo qui, la serie non avrebbe storia. Ma c’è il fattore Chosen One. Qualsiasi discorso logico o aritmetico salta in aria quando di mezzo c’è il giocatore più dominante della sua generazion­e, uno dei 3-4 più forti di tutti i tempi. Gli «intangible­s» come li chiamano negli Usa, la capacità di fare qualcosa sul campo che non sia quantifica­bile, che non troverai sul tabellino. E lo strapotere fisico e psicologic­o che esercita su chiunque gli si ponga davanti. Ecco che la strada per la finale di conference diventa improvvisa­mente meno facile per i Raptors. Potete star certi che nella testa di tutti i giocatori di coach Casey il tarlo di dover eliminare quella belva di James, è già entrato da un pezzo. Giusto per ricordare di chi stiamo parlando: nella serie coi Pacers il Prescelto ha chiuso con 34.4 punti di media col 55.3% su azione (35.3 da 3), 81.8% ai liberi, 10.1 rimbalzi, 7.7 assist, 1.4 recuperi e una stoppata a partita. Non ci sono aggettivi sufficient­i per rendergli giustizia. «Toronto? Sono stravolto, non riesco ancora a pensarci, voglio solo andare a casa adesso» è stata la risposta di James.

SFIDA «Ogni impero crolla» scriveva ieri il Toronto Star. Dateci LeBron era il sunto. Mai vulnerabil­e come stavolta. Attento a ciò che desideri, tanto per restare in tema di modi di dire d’oltreocean­o. Ma i Raptors fanno bene ad aver sete di riscatto, voglia di scacciare quel King Kong sulla spalla piazzato lì dai troppi fallimenti del passato. «DeMar DeRozan e Kyle Lowry sono la testa del serpente – ha detto LeBron subito dopo gara-7 – Ma hanno tanti giocatori che ci possono far male». «Tom Brady, Roger Federer: LeBron si abbevera alla stessa fontana della giovinezza –concludeva il quotidiano canadese – Ma l’armatura ha già mostrato qualche crepa». Vero, da solo non può pensare di arrivare in fondo stavolta. Eppure in gara-7 si è rivisto Tristan Thompson. George Hill si è rimesso appena in tempo per dare un contributo chiave. I Raptors sono favoriti. Ma sino a quando non vinceranno 4 partite in questa serie, c’è davvero qualcuno pronto a scommetter­e contro King James?

 ?? AFP ?? LeBron James, 33 anni, contro DeMar DeRozan, 28, durante un Raptors-Cavs di stagione regolare
AFP LeBron James, 33 anni, contro DeMar DeRozan, 28, durante un Raptors-Cavs di stagione regolare

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