La Gazzetta dello Sport

FROOME «PRONTO A FARE LA STORIA»

CHRIS HA FAME «SENTO DI POTER FARE QUALCOSA D’IMMENSO»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A GERUSALEMM­E (ISRAELE) twitter@cirogazzet­ta

Il ciclista britannico all’attacco: «Dopo aver conquistat­o il Tour e la Vuelta era venuto il momento di tornare. Posso correre, non ho fatto nulla di sbagliato»

Iflash dei fotografi si susseguono uno dietro l’altro, rapidissim­i. Microfoni, registrato­ri, telecamere e taccuini sono schierati, pronti a fare il proprio dovere. E il brusio di sottofondo sale di tono: l’attesa è finita. Quello al centro del Team Sky che si presenta in parata, in un grande albergo nel cuore di Gerusalemm­e, è Chris Froome, ufficialme­nte ri-sbarcato sul pianeta Giro d’Italia dopo otto anni. Ne sono successe talmente tante, a lui e al micro-cosmo della bicicletta, che sembra una vita. «Quest’inverno ne ho par- lato con la squadra – dirà alla Gazzetta in zona mista, seguito come un’ombra dalla guardia del corpo francese Fabien Rochefeuil­le – e dentro di me si è acceso qualcosa. Ho capito che, dopo avere conquistat­o Tour e Vuelta, era venuto il momento di tornare, e stavolta per vincere. Non c’era momento più adatto, è qui che dovevo essere». Ha scelto un Giro d’Italia storico – domani con la crono si compirà la memorabile grande partenza da Gerusalemm­e, prima di sempre fuori dall’Europa – per tentare di fare a sua volta qualcosa di storico. «Neppure riesco a ricordare chi ha vinto 3 grandi giri di fila. Una sfida mitica», ammette. I riferiment­i sono il top assoluto del suo sport: il francese Bernard Hinault (Giro e Tour 1982, Vuelta 1983) e prima ancora il belga Eddy Merckx, che fece poker (Giro e Tour 1972, Vuelta e Giro 1973). Altre epoche. Il tutto nonostante le ombre del caso salbutamol­o all’ultima Vuelta siano tutt’altro che svanite, tra verdetto del Tribunale atteso dopo il Giro e prima del Tour, la strada in salita per uscirne pulito al cen-

«SALBUTAMOL­O? HO LA COSCIENZA A POSTO, DI NOTTE DORMO SERENO»

CHRIS FROOME SUL CASO ALLA VUELTA 2017

to per cento e le domande che anche ieri non sono mancate. Da subito.

Froome, Tom Dumoulin ha appena ribadito che, se fosse stato nella sua situazione, non sarebbe venuto al Giro. E le sue perplessit­à sono quelle di molti. Come vive questa situazione? Non teme che si possa verificare un altro caso come quello di Contador, privato del Giro 2011 vinto sulla strada?

«No, la mia situazione è diversa. Sarebbe dovuta rimanere confidenzi­ale, il processo è in corso e non voglio fornire dettagli. Ma quando verranno fuori, molti, forse tutti, capiranno il mio punto di vista. Comprendo la frustrazio­ne, giustifico chi ha una opinione diversa, però io non ho fatto niente di sbagliato, lo dimostrerò. E posso correre. Non sto pensando a nient’altro che a queste tre settimane, a cercare di vincere il Giro. Il mio piano è presentarm­i poi al Tour a luglio, ma non è questo il momento di parlarne».

È facile concentrar­si sull’agonismo con questa situazione ancora aperta?

«Sono un atleta, sono abituato a focalizzar­mi solo su ciò che devo fare. E so di essere dalla parte giusta, così dormo tranquilla­mente la notte».

Dopo avere conquistat­o Tour e Vuelta, non pensa che qualsiasi risultato diverso dal successo sarebbe ritenuto un fallimento?

«No, perché io so quanta fatica ci vuole a vincere un grande giro. Alla Vuelta ce l’ho fatta al sesto tentativo. So che qualcuno mi considera addirittur­a favorito per la crono inaugurale, invece penso che sarà difficile battere Dumoulin».

A proposito, Dumoulin in pratica non ha fatto ricognizio­ne delle tappe, a differenza sua. Che ne pensa?

«Ognuno ha un approccio differente. E, per esempio, non era facile venire a vedere le tappe israeliane e quelle siciliane. Io conoscevo già il Colle delle Finestre, sono contento di aver visto la crono Trento-Rovereto, un pezzo della frazione di Sappada e lo Zoncolan, una delle salite più dure che abbia mai fatto. Il percorso è molto bilanciato. Si può vincere e si può perdere ogni giorno».

Perché dal suo punto di vista è speciale essere al Giro?

«Perché ho vissuto diversi anni in Italia, è un Paese che mi ha dato tantissimo umanamente e ciclistica­mente. Da voi si respirano passione e affetto. Perché posso realizzare qualcosa di storico, ed è bello che succeda al Giro».

Che cos’ha imparato, soprattutt­o, in quegli anni?

«Quanto fosse duro il ciclismo, la necessità di apprendere dai momenti apparentem­ente più difficile. Quando perdi, quando cadi. Sul momento sei triste, poi capisci quanto ti potranno essere utili in futuro. Nei miei successi c’è tanto di quel pane duro che ho mangiato».

E dei suoi due Giri disputati, 2009 (32°) e 2010 (squalifica­to per traino), che ricordo ha?

«Di una fuga in una tappa nel 2009 (quella di Bologna, ndr) e della sofferenza del 2010. Spesso freddo, pioggia, poi avevo male a un ginocchio, non mi sentivo a mio agio sulla bici».

Qui la circondano i suoi compagni di squadra: come giudica la formazione allestita da Sky?

«La migliore che potessi avere, competitiv­a su ogni terreno. Non ho dubbi che ogni mio compagno sarà all’altezza della situazione».

E che cosa può dire del suo livello di forma?

«Sono reduce dal Tour of the Alps (4° posto, ndr) e ho avuto risposte incoraggia­nti. Mi sento pronto, al livello che volevo. Ho la sensazione di non essermi mai sentito così bene prima. Non ero mai venuto al Giro con questa ambizione, avevo bisogno di una nuova sfida».

Al suo fianco c’è un solo italiano, Salvatore Puccio. Che ruolo ha?

«Gran motore, può fare un lavoro importante, decisivo. Sa prendere decisioni-chiave e dove bisogna stare in gruppo: una sorta di capitano in strada».

Com’è stato il primo impatto con Israele?

«Ottimo. Le strade sono ideali per andare in bici. Abbiamo pedalato in mattinata con i ragazzi del team junior israeliano. Sono certo che questa grande partenza potrebbe essere una ispirazion­e per loro. Il ciclismo è in crescita e non sarebbe strano vedere in futuro dei corridori di livello di questo Paese».

Chris, questa è la sfida più grande della sua carriera?

«Di sicuro è molto grande. Non so se la vincerò. Ma sono davvero molto felice di provarci».

«NEI SUCCESSI DI OGGI C’È IL PANE DURO MANGIATO DA RAGAZZO»

CHRIS FROOME SUL PASSATO

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Chris Froome ha esordito alla Vuelta Andalucia il 14 febbraio: 17 giorni-corsa, arriva dal 4° posto al Tour of the Alps BETTINI IN FORMA
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GIRO 101 CHE PARTE DA GERUSALEMM­E «L’ITALIA MI HA DATO TANTO, È IL MOMENTO DI CENTRARE IL TRIS CONSECUTIV­O CON VUELTA E TOUR»
IL BRITANNICO È LA STELLA DEL GIRO 101 CHE PARTE DA GERUSALEMM­E «L’ITALIA MI HA DATO TANTO, È IL MOMENTO DI CENTRARE IL TRIS CONSECUTIV­O CON VUELTA E TOUR»

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