La Gazzetta dello Sport

Felicità Klopp: «Dedicato a Cox A Kiev dovremo giocare meglio»

●«Non abbiamo gestito bene il finale, ma non ho avuto paura della rimonta»

- Alessandra Bocci ROMA

Uno spicchio felice, un piccolo popolo affogato nel mare giallo e rosso dell’Olimpico ma impazzito di gioia, perché le emozioni forti non sono mai mancate nella storia del Liverpool. Undici anni dopo la notte di Atene i Reds tornano in finale di Champions League. Il suo allenatore Jürgen Klopp ha dovuto aspettare di meno, cinque anni, per ritrovare il Real Madrid che nel 2013 aveva eliminato in semifinale. Strani intrecci: quella volta a Wembley Klopp perse nel finale dal Bayern, che stavolta è uscito di scena a Madrid con uno strascico di polemiche lungo quanto il mantello di un monarca all’incoronazi­one. E magari toccherà proprio a lui, il tedesco anti-Bayern, vendicare il collega Heynckes che gli aveva tolto la coppa cinque anni fa. Titolo del film? Facile: Provaci ancora, Jürgen.

GIOIA Tanto si è parlato alla vigilia della misteriosa assenza di Zeljko Buvac, il vice storico di Klopp, considerat­o da alcuni il vero stratega dello staff. Buvac ha fatto le valigie pochi giorni prima del match di Roma, non si sa se per divergenze tattiche, problemi familiari o perché (secondo un giornale bosniaco) dovrebbe diventare il nuovo tecnico dell’Arsenal. Fatto sta che Klopp ha portato a casa la qualificaz­ione anche senza il suo braccio destro: il vantaggio da sperperare era tanto, ma fino alla fine i suoi hanno dovuto sudare. Il Liverpool esce dall’Olimpico battuto e contento, come i cinquemila e più tifosi che hanno invaso le piazze storiche di Roma prima di assieparsi dentro lo stadio protetti da un cordone di polizia e steward e salutati alla fine dall’allenatore che li porterà a Kiev.

DEDICA «Questa finale è dedicata a Sean Cox, che sta lottando per qualcosa di molto più importante di una partita di calcio», dice Klopp prima di analizzare la gara. «Paura della rimonta della Roma? No, ma non siamo stati freddi abbastanza. Loro ci hanno aggredito e noi non abbiamo gestito benissimo quella fase ma faccio i compliment­i ai miei ragazzi perché la Roma è fortissima. Il Real Madrid? Non importa chi c’è dall’altra parte, andremo a Kiev e siamo felici di essere in finale. Ma dovremo giocare meglio – conclude il tecnico tedesco –, perché giocando come abbiamo fatto qui a Roma non potremmo battere il Real Madrid». Lui c’era riuscito prima dell’inizio del dominio spagnolo. Ci proverà ancora.

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LAPRESSE Jürgen Klopp, 50 anni

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