Quanta Italia per far volare Froome
●Dalla bicicletta al vestiario, dal casco alle scarpe: il britannico si affida da anni alle nostre aziende
C’è molta Italia nella vita e nella carriera di Chris Froome. Ci sono i ricordi legati ai primi anni da pro’ «con il debutto nella Barloworld di Claudio Corti, la casa a Chiari e quelle zanzare che c’erano sempre, gli amici di Como che sento ancora e mi verranno di sicuro a trovare, magari a Iseo». Poi «Sarnico che è bella, quelle strade dritte, ma dritte davvero, che vanno nella Bassa dove mi allenavo per le crono». Ma adesso, al fianco del campione britannico, stella di questo Giro 101, c’è soprattutto un’Italia d’avanguardia, magari meno poetica, ma molto tecnologica. Un’Italia capace di evolversi in continuazione, di trovare soluzioni avveniristiche qu anto efficaci. Aziende che fanno invidia al mondo e che il Team Sky ha voluto a fianco per costruire i propri successi planetari.
CAMBIO SICURO Il ciclismo sono uomini e biciclette. Così oltre al campione, quello che subito salta all’occhio è la bici. Per lui la Pinarello ha costruito la versione XLight della Dogma F10. Rispetto alla versione «classica» il carbonio è «unidirezionale», ovvero cambia la disposizione delle pelli con un conseguente risparmio di materiale. Cambia ovviamente anche il peso, che scende, per la sua misura (una 56), da 1.380 grammi (telaio, forcella e reggisella) a 1.225. Una piccola grande novità è il forcellino del cambio che è stato modificato dalla Pinarello su consiglio di Diego Costa e Gary Blem, i due meccanici responsabili del Team. In pratica si tratta di una piccola barretta in alluminio che consente di avvitare il cambio in una posizione diversa, più bassa. Di conseguenza, soprattutto quando viene usata una ruota libera grande (30 o 32 denti), le rotelline passacatena restano più lontane. Il cambio risulta anche più rigido, lavora meglio: diminuiscono gli attriti e le possibilità che la catena tocchi o entri nei raggi (con conseguenti rotture che necessiterebbero il cambio bici). COLORE La scelta del colore non è un vezzo. La maglia da gara, nera nelle scorse stagioni, da inizio anno è diventata bianca. La bici invece è rimasta nera con solo pochissimi fregi. Questo per risparmiare sul peso della vernice: 35 grammi contro 110. Dettagli? Sì, ma vincenti. Andiamo avanti. Tutti gli appassionati di ciclismo sanno quanto sia importante il contenimento del peso in salita. Nelle scarpe (le Sidi Shot Air, che usa nella taglia 46 modificate per essere più strette in pianta) Froomy risparmia persino i pochi grammi del forcellino sul tallone.
VESTIARIO Anche l’abbigliamento, che gli viene fornito dalla Castelli, è frutto di grandi studi. Servono materiali veloci, aerodinamici ma al tempo stesso confortevoli, traspiranti e asciutti. Domani, nella crono di apertura, Chris userà il Body Paint 4.0 ormai famoso per quelle bolle che migliorano la penetrazione all’aria. Per le tappe calde ha già pronto un body da corsa studiato apposta per lui e che porta il suo nome: Froomy Suit. Per la pioggia forte, invece, avrà disposizione una speciale giacca in goretex con inserti elasticizzati su parte bassa del fianco, spalle e gomiti. Nell’eventualità di giornate fredde, che Chris teme, ecco che potrebbero sbucare una speciale calzamaglia e un guanto quasi da sci. Ma il problema non è solo di materiali, seppure studiati in galleria del vento. Serve anche molta tecnica di costruzione per capi su misura millimetrici. Froome è soggetto a grandi modificazioni morfologiche durante la stagione e, di conseguenza, nei diversi periodi di forma. Il suo busto ha un importante ruolo nella respirazione, con una taglia che varia tra la M e la L; ma le spalle sono strette, da S e anche meno. Le braccia lunghe e molto sottili tanto che la circonferenza del bicipite è pressoché identica a quella dell’avambraccio. Insomma, per vestirlo bene ci vuole anche tanta esperienza e tecnica.