La Gazzetta dello Sport

Iannone «Grande Fratello? No grazie, pilota! E con un futuro»

●L’abruzzese: «Mai dato peso a quelle voci. Le lacrime di Austin? Emozione dopo tante critiche. Ho richieste: persone e Case credono in me»

- Paolo Ianieri

ALEX HA TALENTO, HA CAPACITÀ, LO STIMO MA GUARDO A ME STESSO

SU RINS COMPAGNO IN SUZUKI

Dalle lacrime dopo il podio di Austin, alle risate al Tavolo di Fabio Fazio, in mezzo a comici che hanno fatto la storia della television­e italiana. «Io ero troppo piccolo per ricordarmi di trasmissio­ni come “Drive in”, ma è stata una serata molto divertente, bello esserci» racconta Andrea Iannone. Che nel weekend a Jerez proverà a replicare la gara in Texas, 3° dietro Marc Marquez e Maverick Viñales, primo podio con la Suzuki. Iannone, la bella gara negli Stati Uniti le ha tolto parecchia tensione. «Ma io di pressione non ne avevo. È stato un weekend che sinceramen­te aspettavo da tanto, nel quale mi sono ritrovato. Abbiamo lavorato duro, il terzo posto è stato un po’ il riassunto di quello che è il nostro potenziale. Che è tanto, anche se non sempre riusciamo a sfruttarlo». Venti gare senza podio: l’ultimo era stato a Valencia 2016, ultima gara Ducati. Quanto le mancava? «Tanto. Stare lassù è proprio bello, ti senti ripagato dei sacrifici che hai fatto tu, la squadra, tutta la Suzuki. È l’unica cosa alla quale ambisci». Non capita spesso di vedere un pilota piangere. «Mi sono emozionato. Il 2017 è stato difficile, mi hanno criticato, ma non ho mai smesso di lavorare e impegnarmi. Però non raccoglier­e mai i frutti del tuo lavoro pesa». C’è chi ha detto che lei era destinato a un futuro al Grande Fratello o all’Isola dei famosi. «Se fosse stato quello che avevo in testa, lo avrei fatto. Ma io sono un pilota e non ho mai dato peso a queste voci. Tutto il mio tempo è finalizzat­o a diventare un pilota migliore». Però, se lo faccia dire, i suoi atteggiame­nti la scorsa stagione sono stati spesso indisponen­ti e irritanti. «Il 2017 per me è stato duro e in quei momenti diventa difficile non accusare le varie situazioni. Non sei la persona più bella da vivere e può capitare di avere atteggiame­nti sbagliati».

Gli errori che non rifarebbe?

«Ogni percorso richiede tempo, adattament­o, e io sono uno che vuole ottenere subito risultati, ancor più venendo da belle stagioni con la Ducati. Così, affrontare difficoltà inaspettat­e lo accusi il doppio, anche perché tutti hanno aspettativ­e alte nei miei confronti. Ma non mi sono mai dato per sconfitto, sono sempre rimasto positivo, anche se certe situazioni non sono state facili. Direi che errori non ce ne sono stati, nervosismo e dispiacere sì». Il podio di Austin rappresent­erà la svolta? «Non mi piace parlare di svolta, di sicuro resterà un risultato importante. So che in certe gare avremo un potenziale molto alto, in altre ci sarà da soffrire. Piedi per terra e avanti». In Suzuki dicono che lei cercava di guidare la GSX-RR come se fosse la Ducati. L’apprendist­ato è finito? «Non so se sia vero. La prima volta che ho provato la Suzuki, ai test di Valencia, sono andato più forte che con la Desmosedic­i. La realtà è che lo scorso anno abbiamo preso una strada sbagliata e l’abbiamo pagata. Tutto qua. Ma già a fine 2017 eravamo cresciuti e in inverno abbiamo fatto dei bei test, lavorando tanto sul ritmo gara. A parte il Qatar, dove effettivam­ente ho sofferto, già in Argentina avevo dimostrato di essere veloce». Ha faticato lei, fatica Jorge Lorenzo con la sua ex moto. Se lo aspettava? «Da fuori è difficile parlare. Ritengo la Ducati molto forte, e le persone che ci lavorano molto competenti. Lo stesso vale per Lorenzo. Nessuno oggi può dire che la Ducati non sia competitiv­a, ma altrettant­o non si può negare che Jorge sia un campione. Non so cosa non funzioni». Altra sentenza del paddock: Iannone per dare il meglio deve necessaria­mente avere un compagno veloce. «Iannone dà sempre il 150%, non deve certo essere stimolato. Poi, ovviamente, ognuno è libero di pensare come vuole. Ma ho bisogno di “sentire” la moto, e quando questo succede i risultati arrivano di conseguenz­a». Che compagno è Rins?

«Un pilota bravo, talentuoso, con tante capacità. Lo stimo. Ma guardo a me stesso, sono contento di cosa ho portato a casa finora, sono sesto a pochi punti dal primo». Guardiamo anche avanti, al 2019. «Potrebbero succedere tante cose». Davide Brivio ha detto che tra voi c’è estrema chiarezza: se c’è feeling si andrà avanti, altrimenti… «Quello è alla base di tutto. So che posso avere un futuro in Suzuki, come altrove. Un futuro ce l’ho». Si è rifatto il suo nome per la Ducati. Si è proposto a Borgo Panigale e alla Pramac? Risata. «Con un mercato così aperto, tutti parlano con tutti. Non ho risposte da dare, ma questo al momento non è il problema principale: penso a concentrar­mi sulle gare. Non sono un pilota senza richieste, ci sono persone e Case che credono in me». Domenica si corre a Jerez. Aspettativ­e? «Nel 2017 Jerez e Le Mans sono state due gare per noi difficili. Ma ora arriviamo in una situazione diversa». Tutti contro Marquez?

«Per quello che si è visto nelle prime gare, lui è il pilota col potenziale per vincere più di tutti. E la Honda è cresciuta tanto».

LA DUCATI È FORTE E JORGE UN CAMPIONE, CHISSÀ COSA NON VA

SU LORENZO E LA CRISI DI RISULTATI

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DIGIUNO FINITO Con il terzo posto di Austin, il peggio per Andrea Iannone, 28 anni, sembra finalmente alle spalle, dopo un 2017 durissimo con la Suzuki e un podio che mancava da venti gare CIAMILLO E CASTORIA
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