La Gazzetta dello Sport

L’Italia va veloce Jacobs scatenato: 10”15 e sfida Tortu

●Il 23enne stupisce a Palmanova con il 6° tempo all-time sui 100: «Con Filippo rivalità solo sportiva»

- Andrea Buongiovan­ni

Su talento e qualità non ci sono mai stati dubbi. Ma l’uno e le altre spesso sono state offuscate da una diffusa fragilità muscolare e da una conseguent­e serie di infortuni. Marcell Jacobs però, un bell’1.88 per 79 kg, quando è sano, ben dimostra di che pasta sia fatto. Come nel giugno 2016 a Bressanone: 8.48 (+2.8) in lungo, là dove mai alcun atleta italiano s’è spinto, con solo una bava di vento di troppo a inficiare il risultato. Come martedì a Palmanova (Udine): 10”15 (+1.0) sui 100, sesta prestazion­e nazionale all-time eguagliata, con un progresso sul personale di 8/100. Sul 23enne poliziotto bresciano, nato in Texas e da quasi tre anni residente a Gorizia dove lo allena Paolo Camossi, ex iridato indoor del triplo, sarà bene puntare.

Si aspettava un crono simile?

«Sto andando forte, è stata una sorpresa relativa. Piuttosto, non per esagerare, ho perso un 1/10 in partenza. Sono rimasto piatto, chiuso, col baricentro basso. Ci riprovo sabato a Campi Bisenzio, nella prima prova dei Societari, dove gareggerò per l’Atletica Lucca, mio club civile. E domenica bisserò coi 200, in questo caso senza velleità, se non per limare un 21”08 che risale al 2015».

E il lungo?

«Almeno per questa stagione è accantonat­o. Non voglio rischiare: meglio fare un passo alla volta, seguendo una preparazio­ne mirata e metodi precisi, senza tirare la corda. Ho la cartilagin­e delle ginocchia usurata, il vasto mediale debole e le rotule, così, “grattano”. Ricostruis­co la struttura al meglio e ne riparliamo. Con una buona base di velocità, tutto sarà più facile anche in pedana».

Non la si vedeva da più di un anno...

«Dagli Europei al coperto di Belgrado del marzo 2017: sono rimasto mesi al palo per un problema al bicipite femorale sinistro. E non considero una gara la batteria dei 100 degli Assoluti di Trieste. In inverno ho risolto. E dopo l’estemporan­eo 10”33 d’esordio del 25 aprile a Udine, ora mi sento a posto».

Con quali prospettiv­e?

«Dopo il weekend di Campi Bisenzio, mercoledì 23 sarò a Savona per un 100 a tutto gas. La pista di Palmanova è buona, ma non super performant­e come quella ligure. Spero poi in una corsia al Golden Gala».

In ambo i casi troverà Filippo Tortu: si accende una rivalità?

«Solo sportiva: Pippo è un grande atleta e un bravo ragazzo. Abbiamo un ottimo rapporto ed è giusto che ci sia un confronto. Gli stimoli fan bene. E pensando alla staffetta e agli Europei di Berlino...».

Non è il momento di guardare anche ai meeting all’estero?

«Senz’altro: il mio manager Federico Rosa è all’opera. Qualche porta dovrebbe aprirsi. In gennaio e tra marzo e aprile ho lavorato sei settimane a Tenerife: il confronto con altre realtà è sempre utile. Poi là c’è una struttura super e un clima perfetto. Mi sono rigenerato».

E avrà migliorato l’inglese...

«Fa sorridere, ma per me resta un tabù. Il fatto è che mio papà Lamont, che è di Miami, era nell’Esercito a Vicenza, dove ha conosciuto mia mamma Viviana. L’hanno mandato a El Paso, in Texas, dove sono nato e dove ho abitato un paio di anni. Poi però con mamma ci siamo trasferiti a Desenzano e così non ho mai parlato inglese. Capisco tutto, ma quando tocca a me ho paura di sbagliare e mi blocco».

Ogni quanto torna in riva al Garda?

«Spesso, lì c’è il mio bambino, Jeremy che ha tre anni e mezzo. Corre e salta come un matto».

A Gorizia come sta?

«Il gruppo s’è ridotto: siamo rimasti io, il lunghista Kaborè, il triplista italoslove­no Luza e un giovane velocista. Così Paolo può curare di più certi dettagli. Vivo in un bed and breakfast, ho una stanza con cucina, tutto quel che mi serve. Vado al campo due volte al giorno, fosse anche solo per fare posture o stretching. Il problema è la pista: usurata e durissima. Per fare prove serie, occorre spostarsi. Ma sono molto concentrat­o: non mi ferma più niente e nessuno».

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Marcell Jacobs, 23 anni, a Gorizia è allenato da Paolo Camossi

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