La Gazzetta dello Sport

Mazzinghi-Benvenuti la chiamata della pace

- Giorgio Lo Giudice ROMA Benvenuti e Mazzinghi nel 1965

Ipugni li avevano divisi, un malore intorno agli 80 anni ha fatto loro capire quanto la vita possa essere breve e le liti o le divisioni alla fine sono poca cosa. Così il ricovero di Nino Benvenuti culminato con l’asportazio­ne di un grosso calcolo al Policlinic­o di Tor Vergata, dove il campione è ancora degente per la fase post operatoria e in procinto di essere dimesso, è servito a ricomporre una lite che durava da 53 anni. Accade infatti che tra le centinaia di messaggi e le telefonate che Nino ha ricevuto e continua a ricevere, ce ne sia anche una di Sandro Mazzinghi.

RIVALE Sì proprio lui, il suo avversario di sempre, dal periodo dell’Olimpiade di Roma ‘60 fino al doppio incontro del 1965, entrambi vinti da Nino, il secondo con strascichi e polemiche che hanno poi portato all’interruzio­ne dei rapporti fra i due. Niente di grave: solo parole condite di rabbia che hanno creato una barriera tra i pugili. La non accettazio­ne di un verdetto considerat­o ingiusto che si è trascinato nel tempo: troppo per quello che è lo spirito della boxe. Benvenuti ci ha provato due volte a ricucire il rapporto, ha bussato ma ha trovato la porta chiusa. Stavolta è stato Sandro Mazzinghi a fare il primo passo. E’ sempre lì, nella sua Cascina in Toscana, con il figlio che amorevolme­nte lo cura e lo sostiene. Sandro sarà un personaggi­o sanguigno e polemico, come è nel carattere dei toscani, ma è stato anche un grande pugile con un cuore ancora più grande: «Vediamoci – gli ha detto al telefono – basta litigare». E Nino non poteva chiedere di meglio per ritrovare un avversario e amico. La nuova situazione l’ha raccontata Anita Madaluni, portavoce di Nino. Benvenuti ha accettato con entusiasmo, e probabilme­nte sarà lui ad andare in Toscana appena ci sarà la possibilit­à, dopo la convalesce­nza.

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