La Gazzetta dello Sport

Lo scudetto? Parola all a difesa

Colaci-Grebenniko­v «Ace a 100 all’ora decidono il titolo»

- Davide Romani

●I liberi di Perugia e Civitanova pronti a fermare la potenza al servizio dei big che si giocano il tricolore

Il potere della battuta. La bravura nel limitare il primo fondamenta­le d’attacco di Perugia e Civitanova. Il primo nodo da sciogliere per decidere la squadra campione d’Italia che uscirà da gara-5 della finale scudetto in programma domenica al PalaEvange­listi è il servizio. Nelle altre 4 gare è sempre stato il termometro del rendimento delle due squadre. Zaytsev e compagni in 4 partite hanno raccolto 32 ace – con una media di 8 a match – contro i 29 di Juantorena e soci (7,25 di media). Il ruolo chiave per ridurre notevolmen­te l’incidenza di questo fondamenta­le è quello del libero. A Jenia Grebenniko­v, 27enne francese alla 3a stagione a Civitanova, e Massimo Colaci, 32enne al 1° anno a Perugia, il compito di reggere l’impatto con battute spesso sopra i 110 km/h oppure servizi tattici studiati per mettere in difficoltà gli avversari. «E’ difficile gestire il servizio della Sir – sorride Jenia Grebenniko­v che nella serata post gara-4 si rilassava guardando gara-3 della finale del campionato tedesco Friedrichs­hafen-Berlino –. Sono battute in grado di mettere in difficoltà chiunque».

CAMBIO PALLA «E’ il fondamenta­le principale nel volley moderno – spiega Massimo Colaci, libero alla prima stagione a Perugia –. Se l’avversario trova continuità in questo fondamenta­le diventa poi difficile arginarlo». Entrambi concordano nell’importante dell’avvio di gara: «Bisogna partire bene per togliere fiducia alla Sir» racconta Grebenniko­v. «Il cambio palla sulle battute di Juantorena e Sokolov toglie continuità nel gesto a questi campioni. Se a Osmany consenti di ripetere il gesto con continuità ti fa ammattire» ribatte Colaci.

DIGIUNO Una voglia matta quella di Civitanova di mettere il silenziato­re a Perugia perché in stagione il club campione d’Italia uscente non è ancora riuscito ad alzare un trofeo: «Dobbiamo vincere. E’ banale dirlo ma è così. Siamo reduci da tre finali perse (Mondiale per club contro Kazan, finale di Supercoppa e Coppa Italia contro Perugia, ndr) - continua Grebenniko­v che ritroverem­o con la maglia francese al Mondiale italiano di settembre - e credo sia venuto il momento di rompere questo digiuno».

POTENZA E TATTICA Grebenniko­v, che ha un passato anche da giocatore di hockey ghiaccio, ha le idee chiare sulla batteria di avversari che dovrà arginare: «Tutti i giocatori di Perugia sono da temere. A partire dai due fenomeni, Zaytsev e Atanasijev­ic che vanno di potenza. Ma anche quelle tattiche di Anzani e Podrascani­n non sono da meno. Dobbiamo accettare di prendere qualche ace, di soffrire senza perdere la testa». Anche Max Colaci si prepara alla battaglia consapevol­e che Juantorena e Sokolov non sono da meno in battuta senza dimenticar­e Stankovic che in gara-4 è stato la spina nel fianco di Perugia. «Le battute in salto sopra i 100 km/h mettono in difficoltà, è quelle di Sokolov e Juantorena lo sono. Altrimenti temo di più un servizio tattico di una battuta in salto non potente. Uno come Cester, con la sua salto-float, è capace di girare dei set. E noi in semifinale contro Trento abbiamo sofferto tanto un servizio simile come quello dello sloveno Kozamernik».

PUBBLICO Nell’11° capitolo della saga Perugia-Civitanova c’è anche il fattore pubblico. «In questi playoff abbiamo sempre vinto in casa e sempre perso fuori. I tifosi ci danno una marcia in più» sorride Colaci. «Giocare al PalaEvange­listi è sempre una bolgia – conclude Grebenniko­v –. Ma gioco anche per questo. Amo questi ambienti caldi».

LA CHIAVE L’azzurro: «In casa non abbiamo mai perso nei playoff. Il pubblico ci spinge»

Il francese: «Siamo alla quarta finale in stagione. Tre perse, è ora di cambiare»

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Da sin. i due schiacciat­ori: Osmany Juantorena, 32 anni, di Civitanova e Ivan Zaytsev, 29 anni, di Perugia
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