La Gazzetta dello Sport

I rischi della montagna E’ polemica sulle Alpi

●Qualche voce critica dopo i 6 morti in Svizzera, si è rischiato? Messner: «Bisogna sapere valutare i limiti e gli azzardi: sempre»

- Gian Luca Pasini

«Pensiamo che i vestiti, le scarpe e i gps che abbiamo adesso ci rendano sicuri, ma la montagna è sempre pericolosa. Quelle cose servono se puoi arrivare al riparo, ma se ti fermi non bastano come aiuto. La montagna è sempre molto più grande di noi, non è buona o cattiva, ma va considerat­a. E rispettata. Gli incidenti sono sempre possibili, devi valutare il grado di rischio che stai prendendo in quel momento. A volte le differenze sono molto piccole. Una differenza piccola può cambiare tantissimo il risultato. Come io ho provato tante volte nelle mie salite». Reinhold Messner dalle montagne del suo Trentino ha risposto così nei giorni scorsi a chi gli chiedeva ragione dei tanti, tantissimi incidenti mortali degli ultimi giorni: 14 morti in totale nell’arco alpino, 12 di questi in spedizione alpinistic­he o sci alpinistic­he. Di cui quella traversata Chamonix-Zermatt ha richiesto il bilancio più alto di vittime: quattro dopo la prima notte e altre due che sono arrivate in ospedale, dove altri ricoverati sono in gravi condizioni.

SOPRAVVISS­UTI Alcuni dei sopravviss­uti di questa brutta avventura alzano qualche sospetto sulla partenza della ultima avventura. «Bisognava rinviare e forse non muoversi: le condizioni meteo erano molo dure. Ma purtroppo la guida, che è stata la prima a morire cadendo in un crepaccio — ha detto uno dei sopravviss­uti italiani — è stato il primo a perdere la vita. Il bianco che av- volge tutto e che fa perdere i punti di riferiment­o. «Quanto ti trovi nel whiteout, una sorta di nebbia di neve e vento gelido fortissimo, non c’è colpa, perché non si vede più niente. Da quel che ho capito le condizioni erano queste e purtroppo è accaduta una tragedia. In quelle condizioni — spiega Messner — se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi no. Basta essere a 100 metri da un rifugio ed è impossibil­e trovarlo».

CIASPOLE Sempre sulle montagne svizzere la seconda tragedia, con il ritrovamen­to dei corpi di due giovani alpinisti di 21 e 22 anni sulle Alpi bernesi, nella zona del monte Monch a 4105 metri. Altre due vittime si sono registrate in Francia, sul Monte Bianco: un alpinista di 35 anni di Annecy è precipitat­o sulla Aiguille Verte, mentre sulla Auguille Midi un secondo francese è stato travolto da una valanga mentre si trovava in cordata con altri tre compagni. Questi ultimi sono rimasti illesi. Tra i morti sulle Alpi si conta anche un’escursioni­sta russa, ritrovata priva di vita sul Monte Rosa dopo che era partita per un’escursione con le ciaspole. Sempre lunedì una valanga ha travolto due francesi che sciavano vicino al ghiacciaio Allalin, nel cantone vallese. I due, un uomo e una donna entrambi di 49 anni, erano partiti da Saas-Fee e avevano cominciato l’ascesa tra il ghiacciaio e la cima Feejoch quando sono stati travolti e trascinati via da una slavina. La donna è riuscita a liberarsi dalla neva da sola e ha dato l’allarme, ma per l’uomo non c’è stato niente da fare: nonostante la corsa all’ospedale di Berna, è deceduto. Tragedia anche sulle Alpi bellunesi dove sono stati recuperati i corpi di due giovani scialpinis­ti, entrambi del Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi. I due stavano affrontand­o la parte conclusiva del Canale Oppel, quando sono scivolati. A dare l’allarme, altri tre alpinisti che stavano risalendo il canale. È intervenut­o l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore che ha soltanto potuto recuperare i corpi dei due sfortunati alpinisti italiani.

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LEGO
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Lasciata Chamonix, una foto va su Facebook per raccontare l’avventura. Finirà in tragedia...

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