La Gazzetta dello Sport

Rossi è in ansia: «Una gara chiave per la Yamaha»

●«Mi aspetto risposte importanti, ma non ci possiamo dare per vinti dopo appena 4 corse»

- Giovanni Zamagni JEREZ DE LA FRONTERA

Alla quarta gara, non si può parlare di GP decisivo, ma è giusto dire che per la Yamaha è un appuntamen­to molto importante. «Sì, è un GP chiave per capire la nostra competitiv­ità» conferma Valentino Rossi, l’ultimo a essere riuscito a vincere qui con la M1 (nel 2016) e anche l’ultimo pilota in assoluto a essere salito sul gradino più alto del podio con la Yamaha, che non vince dal GP d’Olanda dell’anno scorso, 13 GP fa. Valentino spiega meglio il valore di questa gara. «L’anno scorso eravamo arrivati qui dopo due vittorie di Viñales e io ero in testa al campionato, convinti che da questo GP in poi avremmo potuto fare ancora meglio. Invece, da qui iniziarono i nostri problemi e per me fu una delle gare peggiori di tutta la stagione (10O a oltre 38”, n.d.r.). Ecco perché questo circuito può dare risposte importanti sul livello della nostra moto», specifica Rossi. Normale, quindi, che lui e la Yamaha aspettino con ansia il responso della pista. «Non dobbiamo vincere a tutti i costi, ma dobbiamo confermare di essere competitiv­i, che significa potersela giocare», spiega Valentino.

INDIETRO In una classifica molto corta – 5 piloti in otto punti – Rossi è quello più staccato (-17 da Dovizioso), ma i suoi pensieri, adesso, non sono certo per il titolo. «Nella nostra posizione non avrebbe senso dire che possiamo o non possiamo vincere il campionato, ma non ci si può certo dare per vinti alla quarta gara: il prosieguo del campionato sarebbe noio- so… Il nostro obiettivo primario è essere veloci su tutte le piste e in ogni condizione: Yamaha sta lavorando tanto e bene. In questo momento bisogna tenere duro e fare più punti possibili, cercando di far crescere ancora la moto», è la sua valutazion­e. Il nove volte campione del mondo non risparmia una piccola critica alla Yamaha («Ho fatto tutto il possibile per venire a provare qui a novembre, invece siamo andati in Malesia») e spera che l’asfalto nuovo possa dare una mano: «I piloti dell’Academy di Moto3 e Moto2 che hanno girato qui dicono che il grip è migliorato, anche se in un paio di curve (la 1 e la 8; n.d.r.) è già rovinato. In ogni caso, più dell’asfalto contano le sensazioni con la moto».

OTTIMISTI Anche Maverick Viñales aspetta con impazienza di scendere in pista, convinto di poter essere protagonis­ta. «Dal Qatar in poi abbiamo migliorato continuame­nte, il nostro livello è cresciuto: mi sento bene con la moto, sono fiducioso», dice convinto e, finalmente, più sereno rispetto al passato, rinfrancat­o dal convincent­e secondo posto ottenuto in Texas. Ma il pilota da battere è ancora una volta Marc Marquez, nonostante qui abbia vinto una sola volta nella sua carriera, nel 2014 in MotoGP. «La pista mi piace, ma per qualche motivo non ho ottenuto grandi risultati», conferma il dominatore di Austin. Questa volta, però, le basi sembrano essere ben più solide: la sua Honda è molto più competitiv­a rispetto al passato. «Bisogna capire il nostro livello rispetto agli avversari: la Honda, tradiziona­lmente, va meglio quando c’è poco grip e l’asfalto nuovo potrebbe rendere più efficaci le altre moto» è la sua analisi, giustament­e prudente. Ma sulla competitiv­ità sua e della Honda i suo avversari non hanno dubbi. «Quando siamo venuti a provare qui dopo il Qatar, Marquez è stato nettamente il più costante: anche qui è lui il favorito», dice chiarament­e Danilo Petrucci.

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