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Il dominio del calcio spagnolo in Europa continua. E diventa quasi imbarazzante. Negli ultimi dodici anni sette volte la Champions League è finita a Barcellona o Real Madrid (quattro successi dei catalani, tre dei blancos) e la stessa cosa è accaduto in Europa League (cinque trionfi del Siviglia, due dell’Atletico Madrid). La doppietta che agli spagnoli è riuscita già quattro volte (2006, 2014, 2015, 2016) potrebbe ripetersi quest’anno con due club della stessa città, Madrid. Perso il Barcellona nella folle notte di Roma, ecco i due club della capitale candidarsi al trionfo nelle finali di Lione e Kiev, Marsiglia e Liverpool permettendo ovviamente. Non c’è un filo conduttore, come succede quasi sempre in occasione delle vittorie italiane, a legare i successi delle spagnole in Europa perché ognuna di loro interpreta il calcio in maniera diversa, quasi opposta. Il tiki-taka che Guardiola ha lasciato in eredità al Barcellona e che continua ad essere il marchio di fabbrica (seppur modificato) dei blaugrana non ha niente a che vedere con lo stile di gioco del Real Madrid, che da sempre colleziona campioni riuscendo a conciliare le grandi star e i loro caratteri a volte irrequieti con le vittorie, che al Bernabeu sono l’unica cosa che conta. Un discorso a parte meritano l’Atletico Madrid e il cholismo, ispirato dal suo tecnico Diego Simeone. Un calcio fatto di grande corsa e pressing, fase difensiva ossessiva e contropiede micidiale. Non un calcio spettacolare, ma estremamente redditizio tanto da portare l'Atletico alla vittoria della Liga nel 2014, a due finali di Champions League entrambe perse con i rivali di Madrid e ora alla finale dell’Europa League (già vinta nel 2012). Bel gioco o grandi e stelle, difesa e contropiede: scegliete voi. Alla fine il dominio è totale: agli outsider Liverpool e Marsiglia il compito di smentirci.