La Gazzetta dello Sport

Roma, che svolta La Champions porta 100 milioni

●Prima l’euforia, poi il -4: la città è spaccata, le curve stanno col tecnico ma una corrente fedele a De Laurentiis imputa al toscano alcuni errori

- Mimmo Malfitano NAPOLI

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Poche settimane ancora, il tempo necessario perché il campionato emetta il verdetto definitivo. Poi, si definirà meglio anche il futuro del Napoli. Intanto, l’ambiente è spaccato, da una parte ci sono i sarriani, quelli che a prescinder­e difendono l’operato dell’allenatore. Dall’altra sono assestati gli uomini del presidente, coloro che ne hanno sempre sostenuto la politica e che non smetterann­o mai di essergli riconoscen­te per aver rilevato il club dal fallimento. Una storia vecchia di quattordic­i anni, ma che da queste parti è più che mai attuale. Il partito di De Laurentiis è ben piantato sulle proprie posizioni, sta assistendo con parecchio fastidio all’evolversi del confronto con la Juventus, segue con particolar­e interesse la questione legata al futuro dell’allenatore, senza perdere di vista l’eventualit­à di un nuovo ciclo da avviare.

LE CURVE Al San Paolo ce ne sono due, la A e la B, entrambe schierate dalla parte di Sarri. Insieme hanno creato un movimento di protesta che sta infiammand­o la fase finale di questo campionato. I cori di contestazi­one nei confronti del presidente sono diventati una consuetudi­ne, gli imputano il mancato rafforzame­nto dell’organico durante la sessione invernale di mercato. Eppure, lui ci aveva provato, aveva bloccato Simone Verdi, una trattativa andata avanti per le lunghe e interrotta dopo la telefonata del giocatore a Sarri. L’esterno del Bologna avrebbe voluto la garanzia di non finire la stagione in panchina. Certezze che non ha avuto, tant’è che proprio nel penultimo giorno di mercato ha chiuso la questione dicendo al tecnico che avrebbe preferito restare a Bologna e, magari, trasferirs­i a Napoli soltanto a giugno. Verdi, dunque, e poi Politano per il quale De Laurentiis s’è spinto ad offrire fino a 28 milioni. In questo caso è stato il Sassuolo, in lotta per la retrocessi­one, a non volersi indebolire. Insomma, qualche tentativo è stato fatto, ma parte della tifoseria avrebbe voluto che il presidente si impegnasse a rendere competitiv­o l’organico già a luglio scorso, cosa che è avvenuta soltanto in parte con gli ingaggi di Mario Rui e Ounas.

CORRENTE PRESIDENZI­ALE È formata da chi, invece, imputa all’allenatore quegli errori che hanno condiziona­to l’intera stagione, a prescinder­e dalla qualità del gioco che tutti gli riconoscon­o. Imputazion­i che sono diventate più dirette da quando s’è capito che Sarri potrebbe non continuare la sua avventura napoletana: i contatti con il Chelsea proseguono senza tregua. C’è chi lo avrebbe voluto più duttile, in grado di cambiare qualcosa nei momenti di difficoltà e c’è chi gli contesta l’integralis­mo nelle scelte che rappresent­a un suo limite. Testardagg­ine che gli contesta anche De Laurentiis che avrebbe voluto una maggiore valorizzaz­ione dei giovani sui quali ha investito negli ultimi due anni. Invece, l’allenatore ha preferito uscire da Champions ed Europa League per evitare un sovraccari­co di lavoro per i titolari. A Firenze la squadra è apparsa stremata, piantata sulle gambe e poco lucida. Nonostante l’evidenza, Sarri ha preferito continuare a schierare giocatori come Mertens e Hamsik, che negli ultimi mesi hanno offerto prestazion­i sotto i loro standard. Negli spogliatoi del Franchi, nel dopopartit­a, c’è stata una dura reprimenda del d.s. Cristiano Giuntoli, che ha richiamato la squadra a dare tutta se stessa fino all’ultimo minuto di questo campionato. La stagione si chiuderà quasi certamente a «zero tituli», ma ci sarà comunque un ricco premio di consolazio­ne: la Champions.

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 ?? ANSA ?? I tifosi euforici prima di Firenze. A lato Aurelio De Laurentiis, 68 anni, e Maurizio Sarri, 59
ANSA I tifosi euforici prima di Firenze. A lato Aurelio De Laurentiis, 68 anni, e Maurizio Sarri, 59

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