LA BEFFA DI CHAMIZO MA GRASSO È BELLO
Agli Europei di lotta per il bronzo
Lo chiamano «Magician» e forse è per questo che ha imparato l’arte di allargare e restringere il proprio corpo come se fosse una fisarmonica. Se esistesse il campionato mondiale per dimagritori o ingrassatori Frank Chamizo, che di mestiere fa il lottatore, vincerebbe la medaglia d’oro senza neanche salire sulla materassina. Invece lo sport ha le sue leggi e ieri nella nuova categoria dei 74 kg il cubano più simpatico d’Italia (diciamo che se la gioca col paralimpico lanciatore Oney Tapia e con il pallanuotista Amaurys Perez) ha dovuto vivere una beffa atroce agli Europei di Kaspiysk in Russia. In semifinale quando sentiva la finale per l’oro già in tasca con un vantaggio di 3-0 a un minuto dalla fine, si è fatto rimontare dal turco Demirtas fino al 4-3. Un vero peccato perché oggi il 25enne italocubano dovrà accontentarsi della sfida per il bronzo rinunciando a un triplete che sarebbe entrato nella storia della lotta libera: il terzo oro consecutivo in tre categorie diverse dopo quelli del 2016 (65 chili) e 2017 (70 chili) è ormai sfumato.
Viene in mente Charlize Theron che per la sua ultima interpretazione nel film Tully è ingrassata di 22 chili e si è lamentata della fatica per rientrare nel suo peso-forma naturale. Ma sul set gli attori che ingrassano e dimagriscono non devono fare i conti con gli avversari come è toccato a Chamizo. Lui che l’arte del digiuno l’aveva imparata a proprie spese perché è proprio per aver sgarrato di 100 grammi rispetto al peso limite della categoria dei 55 kg che il lottatore di Matanzas, dopo il bronzo iridato 2010, era stato squalificato in patria prendendo la strada dell’Italia. «Ma io peso naturalmente 65 chili e non era un gioco da ragazzi tenersi dieci chili sotto», racconta oggi che un matrimonio durato poco gli ha dato il nostro passaporto. Quando nel 2011 si presentò a Genova alle nozze con l’azzurra Dalma Caneva, era un buontempone sovrappeso che doveva ritrovare dimestichezza con la materassina e ricominciare le sfide con la bilancia. Un piatto di pasta con olio e parmigiano era la sua dieta preferita ma a volte bisognava rinunciare anche a quello. Quante facce ha la fame: prima per costrizione perché senza i genitori il pane bisognava guadagnarselo per strada; poi per necessità perché dimagrire era l’unico modo per tenere il posto in squadra; infine per scelta perché il primo oro azzurro a Las Vegas 2015 è arrivato nella categoria dei 65 kg che già gli stava stretta.
Si può dire che il bronzo di Rio 2016 per quanto amaro è stata una liberazione perché è lì che Chamizo ha dato il definitivo addio alla categoria al limite dei 65 kg ed è diventato un uomo felice. Il doppio oro dei 70 kg a Novi Sad (Europei) e Parigi (Mondiali) è stata la dimostrazione di quello che si dice sempre nella boxe: un pugile ben allenato può salire di categoria acquisendo potenza ma senza perdere velocità. Sembrerebbe di andare contro le leggi della natura perché la rapidità nell’uomo aumenta con la leggerezza ma lo sport contiene segreti inesplorati: chiedetelo a Manny Pacquiao o Roy Jones saliti di svariate categorie nella boxe continuando a macinare titoli mondiali. Le loro sconfitte nel finale di carriera, come ieri per Chamizo, dimostrano che in qualche modo lo sport impone limiti. Chissà che per Tokyo 2020 il nostro cubano non decida di tornare ai 70 kg e magari di chiudere la parentesi televisiva che l’ha visto con Carlotta Federico in veste di ballerino a Dance Dance Dance. Abilissimo in pedana ma forse poco naturale nell’approccio con il pubblico: dài Frank, prenditi oggi questo bronzo europeo e fissiamo un nuovo appuntamento col dietologo.