MORATTI HA TANTA ESPERIENZA E DÀ CONSIGLI PIENI DI QUALITÀ
potrà ignorarla nelle prossime convocazioni.
«Sarebbe un sogno. Si gioca per quello. E confesso che sono andato a San Siro a tifare in occasione dello sfortunato spareggio contro la Svezia».
Come deve essere un attaccante moderno?
«Un mix di tecnica e fisicità».
Se poi è veloce come lei... I test dicono che ha punte di 38 km orari.
«Lavoro su quello, è il mio punto di forza. So che la cosa in cui sono salito è la velocità di picco nello scatto. Ma ho pure segnato di testa dove dovevo migliorare».
Sa che dice Gino Pozzo, l’uomo che l’ha voluta a Udine? Che è lei l’erede di Totò Di Natale.
(Diventa ancora più timido). «Io Di Natale prima o poi vorrei conoscerlo. Mi inorgoglisce sapere che la società ha creduto in me e mi impegno per aiutare la squadra e ripagare la fiducia. Un paio di volte il patron Gianpaolo Pozzo i complimenti me li ha fatti».
Ci dice una parola in friulano?
«È difficile, so dire soltanto mandi. Con i fisioterapisti provo a usare il dialetto, ma è una vera e propria lingua». SU MASSIMO MORATTI
all’atto conclusivo con l’Inter ancora competitiva nella trasferta dell’Olimpico biancoceleste.
POSITIVITÀ «I calciatori hanno capito bene che dipende ancora tutto da noi – ha commentato il tecnico nerazzurro – e della gara di sabato scorso contro la Juventus bisogna portarsi dietro solo le cose positive e non lasciarsi condizionare da altri aspetti. Non rispondo più a domande sull’arbitraggio, la partita l’ho rivista e ci sono molti aspetti su cui lavorare. Per esempio che siamo cresciuti e abbiamo fatto vedere di poter essere una squadra fortissima». Fortissima sempre però, non solo «quando capita qualcosa di eccezionale perché abbiamo già dimostrato di dar fastidio a quelle squadre che ci sono sopra». E il bicchiere è mezzo pieno: «Penso che abbiamo più cose davanti rispetto a quelle che abbiamo lasciato indietro. Il risultato finale ci permetterà di dare giudizi e fare progetti futuri, valutando quello che è il mio operato e quello di chiunque altro abbia inciso».
FUTURO E poi il «del doman non v’è certezza». «Non devo convincere nessuno a confermarmi – ha continuato Spalletti – devo solo essere convincente con il campo. Non so cosa pensa la società, io so che ho dato quello che mi era possibile dare in questo tragitto. Chi mi deve giudicare? Il presidente, i direttori, tutti. Io penso che conti molto anche quello che si è visto sul campo». L’orgoglio interista intanto è rifiorito. Lo ha ricordato l’ex presidente Massimo Moratti giovedì quando si è detto ancora più nerazzurro dopo la partita di sabato. «I suoi consigli sono sempre carichi di qualità anche perché la sua esperienza è difficile ritrovarla in giro – ricorda l’allenatore toscano –. Quello che ha detto è corretto perché la squadra ha mostrato di avere un cuore interista. Speriamo di dare un seguito a questo». Chiusura sulle lacrime di Mauro Icardi: «Siamo stati tutti male e stiamo male anche adesso. Per questo motivo la partita con l’Udinese deve portare solo un successo».