La Gazzetta dello Sport

Da Manchester a Doha, finali da thriller

●Tutti i 5 trofei assegnati in gara secca tra Juve e Milan sono terminati ai rigori o ai supplement­ari

- Davide Longo

Tre finali giocate in altrettant­i continenti, da Manchester a Doha passando per East Rutherford, negli States, e due nella Capitale. E tutte con un denominato­re comune: portare a casa il trofeo è sempre una faticaccia. Quando Juventus e Milan si affrontano in gara unica con una coppa in palio ci si può mettere comodi in poltrona davanti alla tv con la certezza di assistere a un thriller che soltanto nelle ultime scene svelerà il nome dell’assassino: delle 5 sfide giocate dal 1973 al 2016 nessuna si è decisa nei 90 minuti, una è stata vinta dalla Juve ai supplement­ari e 4 sono terminate ai calci di rigore.

TRE RIGORI... INUTILI

Il primo capitolo della saga è ambientato a Roma, finale di Coppa Italia del 1973. Si gioca in piena estate, il 1° luglio e i tempi regolament­ari finiscono 1-1 (vantaggio juventino con Bettega, pareggio di Benetti su rigore). Nulla aggiungono i supplement­ari e si finisce ai rigori. Il Milan è infallibil­e, la Juve ne sbaglia 3 su 5 e la coppa è rossonera. La curiosità è rappresent­ata proprio dal numero dei rigori battuti: tutti e 10, nonostante dopo il settimo (segnato da Biasiolo) il Milan abbia già la Coppa in tasca. Gli ultimi 3, come prevedeva il regolament­o di allora, sono calciati ugualmente fissando il risultato finale sul 6-3.

IL TEATRO DEI SOGNI

Trent’anni dopo, il piatto è molto più ricco: il 28 maggio 2003 all’Old Trafford di Manchester c’è la prima e per ora unica finale di Champions League della storia tutta italiana. I 120 minuti non passano alla storia, le occasioni latitano e lo 0-0 finale fa storcere il naso agli esteti, ma l’istantanea del rigore con il quale Shevchenko spiazza Buffon e riporta dopo 9 anni il Milan sul tetto d’Europa è un poster ancora oggi appeso in tante stanze dei tifosi rossoneri, giovani e meno giovani.

STATES BIANCONERI

Tre mesi dopo a East Rutherford c’è la rivincita, anche se si tratta «soltanto» della meno prestigios­a Supercoppa italiana che si gioca il 3 agosto nel New Jersey: anche qua domina l’equilibrio: 0-0 al 90’ poi un botta e risposta (Pirlo su rigore-Trezeguet) nel recupero del primo tempo supplement­are. Si va ancora ai ri- gori e stavolta fa festa la Juve con l’ultimo rigore realizzato da Ciro Ferrara.

SFIDE IN COPPIA

Dopo quelle del 2003 altre 2 sfide da «titulo» si giocano nel 2016. La prima è nella finale di coppa Italia. Appuntamen­to il 21 maggio a Roma ed è l’unico capitolo della saga che non termina dagli undici metri: a evitarlo è Alvaro Morata che nel secondo supplement­are batte Donnarumma regalando ai bianconeri già campioni d’Italia il quarto «do- blete» della loro storia. Juve e Milan si ritrovano poi in Supercoppa a Doha due giorni prima di Natale ed è un altro romanzo interminab­ile: Chiellini porta avanti la Juve, il Milan cala il Jack (Bonaventur­a) e pareggia, sempre nel primo tempo. Poi occasioni fallite da una parte e dall’altra e la solita conclusion­e: rigori. Il primo a sbagliare è Lapadula, ma Mandzukic lo imita subito. Poi tutti a segno, fino al quinto tiro: Dybala si fa ipnotizzar­e da Donnarumma e nell’ultima scena del thriller spunta l’assassino che non ti aspetti: è il croato Mario Pasalic (allora ventunenne) che batte Buffon. Questa sera il sesto atto. Si consiglia una poltrona comoda: potrebbe essere una serata lunga...

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Da sinistra, il rigore di Shevchenko che regala al Milan la Champions 2003, il gol di Morata che decide la finale di Coppa Italia 2016 e la festa milanista nella Supercoppa 2016 AP-AFP

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