La Gazzetta dello Sport

Gattuso «Milan, è la coppa del mondo»

●>ino: «Vincere sarebbe la scintilla di un fuoco d’artificio»

- Alessandra Gozzini ROMA

Qui davanti c’è un tavolo dove sono appoggiati la Coppa Italia e il pallone della partita e dove soprattutt­o sono seduti due uomini da gran finale. Rino Gattuso e Leo Bonucci fanno in tutto ventidue, così divisi: Rino ha partecipat­o tre volte all’ultimo atto della Supercoppa Italiana, uno a quello della Coppa Italia, due volte alla Supercoppa europea, tre a quello di Champions, uno di Interconti­nentale, Coppa del Mondo per club e mondiali. Gattuso aveva sempre la maglia rossonera, tranne che a Berlino: una notte da campioni del mondo che per l’allenatore vale questa notte all’Olimpico. In nove finali su dieci giocate Leonardo aveva invece la maglia dell’avversario di stasera, la Juve: due di Champions, tre di Coppa Italia e quattro di Supercoppa Italiana. Resta la finale dell’Europeo giocata con la Nazionale. Bonucci è in svantaggio numerico ma stasera potrebbe comunque battere il suo allenatore: Rino era al fianco destro di Ambrosini l’ultimo giorno di agosto del 2007 quando il Milan sollevò la Supercoppa Uefa. Rino aveva la testa fasciata per via di uno scontro di gioco in gara e fu l’uomo più vicino a chi di fatto alzava al cielo il trofeo. Se questa sera finisse come tutti i milanisti si augurano che finisca chi siede al fianco di Gattuso, cioè Leo, solleverà la coppa che in passato avevano alzato solo Rivera (tre volte), Schnelling­er e Maldini. Un passo in più verso la gloria.

NUOVO CICLO Leo volentieri si inserirebb­e in questa galleria: «E’ un gran bel motivo per voler alzare la coppa, non fosse importante già di per sé. Venderemo cara la pelle per vincere, anche se il prestigio non vale la Champions: vorrebbe dire sollevare un trofeo, riscattare una stagione tribolata dove si è sentito e detto parecchio, e perché tutti i cicli iniziano con una vittoria». Leo lo sa bene per quanto ha vinto dall’altra parte. L’ultimo esempio di Coppa Italia è benauguran­te se si ricorda che, contro la Lazio, ci fu anche Bonucci tra gli autori del 2-0. Meno l’ultimo precedente, contro il Milan di Broc- chi: Leonardo era squalifica­to. Intrecci tra passato e presente, meglio liquidare tutto con il futuro: «Sono fiducioso di fare una gran bella partita. Vinceremo se in quelle due-tre occasioni che ci capiterann­o sapremo essere cinici. Se nel caso esulterò di nuovo? Vedremo, facciamo prima in modo di doversi porre la questione».

COPPA DEL MONDO Rino è il solito concentrat­o di immagini: in poche frasi finiscono scintille, fuochi d’artificio, lumache, bisce e, appunto, la Coppa del mondo. «Vincere questo trofeo sarebbe per noi l’equivalent­e del Mondiale. Per tanti motivi: per la squadra giovane che abbiamo, per l’entusiasmo dei tifosi. Sarebbe una scintilla per dare il via a un bel fuoco d’artificio». Rino, che ha ricevuto l’incoraggia­mento telefonico di Sacchi, ha spesso ribadito di non essere solo cuore e polmoni, ma di essere un istruttore di gioco. L’ha ricordato ieri: «Non ho caricato la squadra, in una serata così ci si carica da soli. Dovremo concedere poco o nulla dietro e poi fare il nostro gioco con personalit­à e senza paura: qualche difettucci­o ce l’hanno anche loro. Se superiamo questo ostacolo possiamo fare cose importanti». Come bere un bicchiere di vino: «Da giocatore ero più scaramanti­co. A Milanello prima di Milan-Manchester mi sfidarono a mangiare una lumaca. Altro che lumaca, era una biscia! Lo feci per sdrammatiz­zare. Oggi festeggerò la più importante partita della mia carriera da allenatore con un bel bicchiere di vino. Se vinco, anche più di uno».

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