Rispunta Abete candidato unico per la Federcalcio Malagò s’arrabbia
●Accordo Dilettanti-Lega Pro-Aic-Arbitri sull’ex presidente. Il n.1 Coni: «Metodo molto sbagliato»
Avolte ritornano. Lo farà anche Giancarlo Abete, a distanza di quattro anni dal gol dell’uruguaiano Godin che ci sbattè fuori dal Mondiale brasiliano provocando le sue dimissioni da presidente federale. Fumata bianca. Il poker Lega Dilettanti-Lega Pro-Assocalciatori-Arbitri ha estratto dal cilindro la candidatura unitaria dell’ex presidente federale (dal 2007 al 2014) per dire basta al commissariamento della Figc. È già cominciata la raccolta delle firme, ma almeno sulla carta dovrebbe essere solo una questione formale: serve un terzo dell’assemblea federale, le quattro componenti partono dal 73 per cento. Insomma, se la giornata di ieri pare aver allontanato almeno un po’ la prospettiva delle elezioni politiche, è successo l’opposto alla Federcalcio: si andrà a votare presumibilmente nella prima decade di agosto. Il tempo per il commissario Roberto Fabbricini di gestire la fase cruciale delle iscrizioni ai campionati. Peraltro quest’estate arricchita (e complicata?) dall’avvento delle seconde squadre.
SCONTRO CON MALAGÒ Tutti d’amore e d’accordo, dunque? Macché. Se Fabbricini ai microfoni Rai è stato diplomatico, «una valutazione che hanno fatto le componenti e che merita rispetto», Giovanni Malagò, presidente del Coni e commissario della Lega A, non l’ha presa bene: «Dare giudizi sulla persona sarebbe inelegante. Mi sento però di dire che questa è una candidatura che non tiene conto minimamente delle indicazioni della Serie A, il motore finanziario di tutto il movimento. È una metodologia molto sbagliata, è innegabile». Ma oltre al «metodo» c’è anche il «merito», visto che Abete non si può certo definire un dirigente vicino a Malagò: dall’appoggio a Pagnozzi nelle elezioni 2013 ai diversi punti di vista critici espressi in giunta Coni, passando per il voto contrario alla riforma della giustizia sportiva. Divergenze che si amplificheranno in campagna elettorale? La sfida sarà politica, non giuridica, il diritto alla convocazione
dell’assemblea non è in discussione. Ma per il Coni l’intesa del «caminetto» delle componenti è una «opa ostile», al di là del personaggio scelto.
EX AVVERSARI Quello di Abete, che ha partecipato al vertice decisivo, è il nome che ha permesso il ricompattamento dei grandi battuti del 29 gennaio, quando l’assemblea elettorale era finita in una bolla di sapone spianando la strada al commissario. Il grande freddo di quel pomeriggio, una specie di tutti contro tutti in ordine sparso, è diventato un cartello programmatico ed elettorale. Il nome di Abete era stato fatto da Sibilia e Tommasi, mentre Gravina pareva orientato su Vito Cozzoli. Ora però il presidente della Lega Pro spiega: «Volevamo una persona di garanzia che ci consentisse di raggiungere un consenso molto ampio». Usa parole simili anche Sibilia, che poi polemizza con le osservazioni di Malagò: «Anche nelle elezioni
di gennaio la Lega A era commissariata».
AVANTI CON MANCINI E il c.t.? Nessun ribaltone. La scelta va fatta adesso, non c’è più tempo: impossibile rinviare tutto al nuovo presidente, si perderebbero tutti i treni possibili e la neonata Nations League è già dietro l’angolo. Insomma, Zenit permettendo, tutte le strade continuano a portare a Roberto Mancini.