La Gazzetta dello Sport

Rafinha L’Inter ti ama! Idolo di compagni e tifosi La Champions per restare

- Luca Taidelli MILANO

Prendersi la Champions per tenersi stretta questa Inter che in un amen gli è entrata sotto pelle. La storia di Rafael Alcantara, in arte Rafinha, per certi versi ha dell’incredibil­e. Arrivato in prestito dal Barcellona a fine gennaio, il 25enne brasiliano avrebbe potuto pensare di sfruttare questi mesi per rimettersi in condizione dopo il serio infortunio al ginocchio patito in aprile, per poi ripresenta­rsi tirato a lucido in Catalogna a luglio. Invece il ragazzo si è posto con grande umiltà ed è entrato nel cuore di tutti mostrando profession­alità, colpi di genio e senso di appartenen­za. Tanto che dopo la sconfitta di sabato contro il Sassuolo che pareva decisiva in chiave Champions, Rafinha negli spogliatoi è scoppiato in un pianto dirotto. Letteralme­nte inconsolab­ile. Anche perché sa che la sua permanenza a Milano, se non vincolata al quarto posto rimane comunque legata anche a questo.

LAVORO AI FIANCHI Un motivo in più - dopo che il Crotone di Zenga gli ha restituito la speranza - per caricarsi di nuovo l’Inter sulle spalle domenica sera all’Olimpico. Poi toccherà al d.s. Ausilio e al padre manager Mazinho lavorare ai fianchi il Barcellona. Il piano di fatto è già apparecchi­ato. I nerazzurri al momento non possono permetters­i di pagare il riscatto di 38 milioni (35 più 3 di bonus) fissato a gennaio e chiederann­o di rinnovare il prestito con formula biennale, anche a costo di aumentare la cifra da corrispond­ere poi ai catalani. Lo stesso Rafinha farà pressione sul Barça, che generalmen­te tratta con un occhio di riguardo i ragazzi della cantera. Diverso infatti sarebbe il discorso se il 25enne con la passione della chitarra fosse stato acquistato da un altro club e la sua cessione imponesse di monetizzar­e subito. Entro i primi di giugno il nodo verrà sciolto, ma è già chiaro che tra lui e Cancelo, l’altro gioiello riscattabi­le a cifre importanti, la priorità va al brasiliano. Come si sono ripetuti Ausilio e Spalletti martedì a pranzo.

TRASFORMAT­ORE Rafinha del resto ha cambiato la faccia dell’Inter. Il gran lavoro degli staff tecnico, medico e dei preparator­i interisti, sommato alla profession­alità maniacale del ragazzo - che si era portato a Milano il personal trainer di fiducia - hanno accelerato il recupero della condizione. E dopo averlo dosato nelle prime uscite, Spalletti non ha più fatto a meno delle sue geometrie, chiudendo il casting trequartis­ta che era durato mesi. Dalla prima da titolare, il 24 febbraio contro il Benevento, Rafinha è partito dalla panchina una sola volta (in casa del Torino) nelle ultime 12 uscite nerazzurre. La sua capacità di legare centrocamp­o e attacco, di cogliere i momenti in cui spingere o rallentare, la bravura nel muoversi nello stretto ma pure di far correre il pallone hanno dato una nuova dimensione all’Inter. Che - complice anche la regia di Brozovic - da allora ha sempre prodotto gioco, pur sprecando a volte occasioni gol e quindi punti.

GOL E LEADERSHIP Ora che l’Inter è alla stretta finale, Rafinha può diventare ancora più decisivo. Intanto perché ha incomincia­to a inquadrare anche la porta - viene da due gol consecutiv­i -, ma soprattutt­o perché i trascorsi a Barcellona gli hanno insegnato a reggere la pressione. Aspetto che a Roma potrebbe risultare fondamenta­le. Il match contro il Sassuolo ha dimostrato che l’Inter quando è vietato sbagliare si fa bloccare dalla tensione, lotta comunque ma con poca lucidità. Rafinha invece non ha perso la bussola nemmeno sabato. Si chiama leadership e non la compri al mercato. Ecco perché Rafa sarà fondamenta­le all’Olimpico, ma anche per l’Inter del futuro.

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