La Gazzetta dello Sport

Atletico Fiesta Doppio Griezmann dispetto a Garcia Marsiglia matato

●Trionfa Simeone con un gol per tempo della punta, il primo spacca la gara e nasce da un erroraccio di Anguissa. Nel finale 3-0 di Gabi

- Alex Frosio INVIATO A LIONE (FRA)

Il Cholismo rende ancora. A un gradino più basso della Champions, e senza Real Madrid di mezzo, l’Atletico Madrid non solo gioca la finale ma, da favorito, la vince, agguantand­o la sua terza Europa League (record della competizio­ne con il Siviglia) ed estendendo il dominio spagnolo sul Continente, in attesa dei pigliatutt­o di Zidane. A dispetto dello sponsor sulla maglia, una società di trading online, il gioco di Simeone è redditizio quanto il caro vecchio mattone. A fare i muratori forse non ci si diverte molto – e non sorprende allora che Griezmann ascolti le avance del Barcellona – ma si vince molto. E proprio il piccolo principe, cresciuto da queste parti e aspirante re dimenticat­o troppo in fretta quando si ragiona di chi c’è dietro Ronaldo e Messi, impacchett­a il (doppio) regalo. Se è d’addio, chissà. Però anche Falcao, quando vinse l’altra EuroLeague del Cholo, sembrava il centravant­i più forte del mondo e poi non si è più ripetuto altrove. Il Cholo ingigantis­ce chi gioca per lui. Intanto la doppietta di Grizou tramortisc­e in due tempi il Marsiglia, bellino e fragile come una ceramica che va a schiantars­i contro il muro biancoross­o.

ILLUSIONE E DOLORE L’Atletico fa l’Atletico sempre, mentre l’Olympique fa l’Olympique soltanto all’inizio, quando con tre tocchi rapidi in verticale salta la prima linea di contenimen­to e Payet taglia fuori anche l’ultima mettendo davanti alla porta Germain: incredibil­e che non inquadri la porta, mettendo fuori fuoco tutta la partita dei suoi. Eppure l’avvio è francese: lo stadio di Lione sembra il Velodrome, occupato per trequarti dal tifo marsiglies­e, Anguissa in mezzo al campo sembra Desailly, l’OM è più spigliato, mentre l’Atletico spazza tutto quello che può spazzare. Serve anche quello, lo insegna l’esperienza. Dovrebbe farlo e non lo fa il Marsiglia, che vuole giocare da dietro ma commette un errore capitale di controllo proprio con Anguissa: Gabi innesca Griezmann che davanti a Mandanda, beh, troppo facile. L’illusione svanisce, la partita potrebbe finire qui, visto che l’Atletico del Cholo in Europa non ha preso gol in 43 partite su 81, e poi perché Payet deve uscire in lacrime appena dopo la mezzora (e dopo già una decina di minuti di latitanza per l’infortunio). Per giocarsela contro il blocco Atletico servirebbe tecnica in velocità e senza il 10 l’OM vale la metà.

SIMBOLO GABI Se ci fossero dubbi sull’esito della partita già dopo il primo vantaggio, Griezmann accende anche la ripresa: dopo appena quattro minuti accelera con un tocco di prima per Koke che lo spedisce di nuovo dritto davanti a Mandanda. Scavetto e ciao. Ma la notte di Lione vale lo stesso la pena di essere vissuta fino in fondo per la commovente partecipaz­ione dei tifosi del Marsiglia, che cantano fino alla fine e più della curva biancoross­a come se la finale la stessero vincendo loro: sognavano la ripetizion­e del trionfo del 1993 in Coppa Campioni firmato Boli, ma si accontenta­no di esserci e di un palo di Mitroglou. E a zittirli definitiva­mente ci pensa Gabi a ridosso del novantesim­o con un gol simbolico: con Godin e Juanfran (entrato a inizio ripresa, come Koke nel 2012, mentre Filipe Luis è rimasto in panchina) era uno dei pochi superstiti del primo successo in Europa League del Cholo.

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EPA La grande festa dell’Atletico Madrid con la coppa: a destra si vede l’allenatore Diego Simeone

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