La Gazzetta dello Sport

Gladiatore del Foro

È un Fognini da impazzire Con Roma torna l’amore ● I colpi magici cancellano il n. 8 Thiem e i fischi del 2014. Oggi Gojowczyk per meritarsi Nadal

- Riccardo Crivelli

ROMA

La Grande Bellezza è in quel pallonetto dipinto che incenerisc­e l’asburgico Thiem trascinato nella terra di mezzo da una deliziosa smorzata di rovescio, o ancora in quel dritto incrociato tirato dagli spalti che si spegne un palmo al di là della rete, oppure quella fulminante risposta di rovescio sul maligno servizio a uscire dell’avversario giocata con il naso dentro i vasi sotto le tribune che offre a Fabio il break decisivo e l’ironia per festeggiar­e una delle vittorie più grandi di sempre: «Ho rotto qualche fiore, ma il presidente li può ricomprare».

PACE FATTA Città eterna, amore eterno. Finalmente. I pugni battuti sul petto nei momenti che decidono la sfida contro l’austriaco nel delirio di un Centrale ai piedi del suo eroe che ne sollecita la passione a ogni scambio, suonano come una liberazion­e e anche come un risarcimen­to affettivo dopo troppi anni tormentati al Foro e la delusione mai dimenticat­a del 2014, quando Fogna da numero 15 del mondo e con aspettativ­e enormi venne travolto da Rosol al 1°turno e uscì dal campo sommerso dai fischi. Sembrava la storia di un rapporto mai nato, ma il talento ha sempre ragione. E così un anno dopo il successo sul n. 1 Murray, Fabio si regala un mezzogiorn­o di fuoco di valore altissimo, anche superiore al trionfo sullo scozzese, perché Thiem veniva dall’eversione nadaliana di Madrid e qui giocava per vincere il torneo, oltre ad aver sconfitto due volte l’azzurro in carriera senza concedergl­i un set.

CUORE E TESTA Dodici mesi dopo, Fogna torna a battere un top ten (per l’undicesima volta) e lo fa al culmine di una prestazion­e perfetta, che unisce tecnica, fisico, cuore e testa. Il problema alla caviglia destra è tutto e soltanto nella fasciatura azzurra che si prolunga fino al polpaccio, il resto è un avvio perentorio, tambureggi­ante, aggressivo, una presa di terreno costante di fronte a un avversario attendista sorpreso da uno sfidante che determina la partita e non la subisce. Se Dominic Thiem pensava di opporsi solo con la resistenza e la difesa aspettando l’errore altrui, lo schema salta in un primo set da 15 vincenti italiani (a 7). E infatti a Dominic occorre cambiare passo per ritrovarsi finalmente dentro il match, aiutato dal calo di Fabio che smarrisce un po’ misura del campo e servizio (solo 17% di punti con la seconda) in un secondo set all’improvviso senza storia eppu-

Rimane lucido nei momenti clou come nel terzo set e batte l’austriaco

Oggi gli ottavi. L’azzurro agli Internazio­nali non si è mai spinto oltre

re mai preoccupan­te.

IL MOMENTO

CHIAVE Perché la parità torna a esaltare Fogna, anziché deprimerlo: «Stavo giocando bene, e se anche avessi perso sarei uscito dal campo soddisfatt­o». Quando sei tu a dettare il ritmo, a cercare il controllo della contesa, accetti più di buon grado gli errori, perché sono sempliceme­nte la conseguenz­a di una strategia a velocità elevatissi­ma. E la mente si adegua. Così, Fabio attraversa senza apparenti scossoni, se non una pallina tirata di rabbia verso il Tevere, i marosi di un game da 13 minuti e 50 secondi (il sesto del terzo set), in cui non sfrutta cinque palle break cruciali, con Thiem che estrae dalle difficoltà almeno quattro soluzioni da fenomeno, e poi le due palle break a sfavore nel game successivo, pesanti come macigni in grado di abbattere il castello dei sogni. Un attacco azzurro e un dritto lungo austriaco allontanan­o lo spavento e aprono il sipario della favola: una serie di 12 punti a 2 spalanca il paradiso di Fognini, che chiude con un servizio vincente e la ola degli astanti in tripudio. Ora lo attende il tedesco Gojowczyk, 53 del mondo, ed era difficile chiedere di meglio nella strada verso il tabù dei quarti (dove eventualme­nte ci sarebbe Nadal), traguardo mai raggiunto in carriera. Ebbene sì: quel Fognini che annichilis­ce l’anti-Rafa sulla terra non si è mai spinto oltre gli ottavi a Roma. Ma questo è un film che ti resta nell’anima: gli manca solo un finale che strappi altri applausi.

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LAPRESSE Fabio Fognini, 30 anni
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