La Gazzetta dello Sport

LA LEZIONE DELL’UNDER 17: UN’ITALIA CHE VINCE E DIVERTE

Gli azzurrini in finale all’Europeo

- LO SPUNTO di GIULIO DI FEO twitter: @fantedipic­che

Se è vero che un bravo contadino guarda crescere le vigne e sente il sapore del vino che verrà, ci sono parecchi motivi per guardare le nostre e ubriacarci d’azzurro. Il primo: la finale dell’Europeo Under 17 che i ragazzi di Nunziata giocherann­o domenica contro l’Olanda non conta, abbiamo già vinto. Perché dopo il mancato approdo al Mondiale di Russia e tutte le diagnosi impietose sull’Italia che a pallone non ci sa giocare più, vedere i nostri che lottano per il trono d’Europa è un bel tonico per Mancini e per tutto il Paese.

Il secondo: visto che i risultati nelle giovanili pesano meno del prodotto, occhio a chi abbiamo battuto e come. Guardatevi il gol dell’1-0 al Belgio: 6 tocchi di cui 5 di prima, tacco a smarcare l’uomo che taglia dentro, uno-due, cross e rete, barcelloni­smi che la youtube generation mastica in rete e imita alla Play ma a farli in campo servono piedi buoni. E poi il Belgio, appunto, che negli ultimi anni ha fatto un lavorone sui vivai cavandone fuori almeno un paio di nidiate d’oro: ieri lo abbiamo messo sotto, segno che in Italia magari il problema non è il talento ma il modo in cui lo veicoliamo quando i ragazzi si fanno uomini. Il terzo: è la prima vera Italia multietnic­a, specchio delle nuove generazion­i figlie di immigrazio­ne e integrazio­ne. E in tempi in cui ogni tanto in giro si sente puzza di pericolosi rigurgiti razzisti, non potrebbe esserci spot sociale migliore delle imprese degli azzurrissi­mi Gozzi Iweru, Gyabuaa e Greco. Il quarto: mancavano gli assi di briscola di quest’annata, Pellegri che è a bottega da Falcao al Monaco e quel Riccardi che (dicono) fa cantare il pallone come Pjanic e che a Trigoria hanno blindato con un contratto da pro. Il quinto non serve: c’è un’Italia che vince, e del vino buono in botte.

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