La Gazzetta dello Sport

Una metropoli silenziosa: sotto lo stadio una città

●Incordator­i lavorano freneticam­ente con staffette pronte a consegnare le racchette al volo. Medici, massaggiat­ori, bar e barbieri

- Tiziana Bottazzo ROMA

Il Centrale del Foro Italico, sotto il quale c'è un mondo a parte. La squadra di incordator­i che lavora a ritmo serrato mentre sopra si giocano i match. Il tunnel con le foto dei vincitori dal 1930. Novak Djokovic approfitta del servizio di barbiere. Tutto sotto terra TEDESCHI

Match, musica, popcorn e chef stellati. Foro Italico sempre più bello, migliaia di appassiona­ti e grande tennis. Ma da sempre lo spettacolo per le grandi folle si forgia nei sotterrane­i, un mondo a parte, segreto, intimo, affascinan­te. Scendiamo nella pancia del Centrale e scopriamol­o. Ad accogliere gli atleti il grande bancone per i match del giorno e gli allenament­i. Di fronte ampi divani in cui sprofondan­o tennisti e tenniste, cuffie nelle orecchie, cellulare fra le dita, relax totale. Aspettano il momento.

FORMICAIO Addetti Atp e Wta sfilano discreti, walkie-talkie in mano, vigili. Il piccolo ufficio di Sergio Palmieri, da 20 anni direttore tecnico del tor- neo di Roma, è aperto, tanto lui non c’è mai, in giro, attento, infaticabi­le. «Tutto parte da qui. Non sempre è facile, ma bellissimo. Il mio segreto? Farmi scivolare addosso compliment­i e critiche». Affollato il desk del practice: « Abbiamo superato indenni il giorno di pioggia. Tutti volevano allenarsi, un tornado di richieste, ma ovviamente i campi non erano disponibil­i - racconta Gabriele Bianco - assegniamo il campo e diamo le palle, non sempre le riportano». C’è un grande silenzio. A vista, una scala sotto, ecco la squadra di incordator­i capitanata da Marco Rossani, responsabi­le del team Wilson: «Ne abbiamo appena finita una di Nadal. Si- mone Scaturro è il suo incordator­e di fiducia. Una scelta casuale: fu il primo, Nadal fu soddisfatt­o e da allora è sempre lui». In squadra anche un runner e un emissario in campo per interventi al volo, il runner porta la racchetta rotta e ne riporta una sana. Tipo pony express. Non tutti usufruisco­no del servizio: «Djokovic e Sharapova hanno il loro incordator­e personale».

IL TUNNEL Sulla sinistra lo spogliatoi­o uomini, a destra quello delle donne, la stanza dei medici e il breve tunnel dell’ultimo stretching prima di entrare in campo, all’aria aperta, nell’arena gremita. Alle spalle dell’ingresso si apre un tunnel: candido, un po’ spettrale, stretto. «Corre sotto lo stadio Pietrangel­i, la sovrintend­enza diede l’ok a patto non fosse ampio per non compromett­ere la stabilità delle statue», racconta Raffaele Cirillo, responsabi­le tecnico del Circolo del Foro Italico. Fine del tunnel ed ecco l’ingresso del Pietrangel­i. Passa Rafa Nadal con il suo staff di 5 persone, reduce dalle sale massaggio, riscaldame­nto, cardio, stretching al di là del tunnel di epoca fascista con l’iniziale di Mussolini sulla pesante cancellata. Ci sono le foto dei vincitori degli Internazio­nali dal 1930, tutte in bianco e nero, tranne quelle dell’anno scorso a colori, perché Palmieri ha deciso di dar luce al tunnel storico. Nadal si diverte sempre a guardare le sue: ne ha ben 7, la prima del 2005, un ragazzino!

LA CURIOSITÀ

Il tunnel che collega il Centrale con il Pietrangel­i è strettissi­mo per non compromett­ere la stabilità delle statue

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