DOVI A TUTTA DUCATI CONTRATTO E GIRO SHOW
●Confermato in Ducati, nella FP2 piega Marquez col nuovo primato. Bene le Yamaha: Rossi 3o su Viñales e Zarco
Non è il tipo, Dovi, da farsi distrarre dalle chiacchiere. Nemmeno da una conferenza stampa in cui può raccontare la sua consacrazione a top rider sotto tutti gli aspetti, dichiarazione dei redditi compresa. Vanno bene i guadagni futuri, va bene esser diventato (o tornato) anche sulla carta pilota di punta di casa Ducati, ma poi quando c’è da andare in pista, e di fianco a lui sfreccia Marc Marquez minaccioso, conta il gas. E Andrea Dovizioso ce l’ha, concreto come sempre. Lo spagnolo campione era stato più veloce di lui di meno di un lampo al mattino, 25 millesimi. E allora lui si è rifatto al pomeriggio, ribaltando le prime due posizioni e prendendosi un vantaggino di un decimo e mezzo. Certo, quel diavolo della Honda, quando ha fatto il tempo della seconda sessione, montava al posteriore una gomma dura e usata, micidiale dimostrazione di quanto sia competitiva la sua moto attuale. Ma Dovi controbatte con la consueta calma, poco o per nulla impressionato dal proprio 1’31”936, tempo persino migliore della pole più rapida mai realizzata qui (Lorenzo 2016: 1’31”975), ma più che soddisfatto del passo. Sono tutti segnali, sull’uno e sull’altro fronte. Annunci al mondo e al resto del paddock che il duello vero ha tutta l’aria di esser tra loro due, Marc e Dovi. Non solo per il Mondiale in generale, ma anche qui e ora sulla Sarthe.
DUELLO Del resto il Dovi dice di non esser preoccupato più di tanto, dei 24 punti di vantaggio che Marquez ha su di lui. Ma sa anche perfettamente che non può più concedergli nulla. E anzi che a Le Mans sarebbe il caso di cominciare a togliergli qualcosa. Perché questa non è esattamente la pista di Marc. Qui lo spagnolo ha vinto una sola volta, nel prodigioso 2014 («Ma allora c’erano solo 2-3 piloti forti, ora ce ne sono 5-6», dice lui). Qui ha una media punti per lui miserrima, 11,4. Solo al Mugello – dove però si è ritirato due volte – ha fatto peggio (11). Per cui Dovi sa bene che se il suo avversario sarà in grado di far bottino grosso anche qui e al GP italiano, allora poi andarlo a prendere sarà veramente difficile. Per capirci: l’anno scorso Marquez arrivò qui al Bugatti che di punti ne aveva 58, non si prese nulla per via di una caduta, tornò a casa da quarto in classifica, eppure ugualmente dal Montmelò in avanti ebbe agio di risollevarsi. E tutti sappiamo come è andata a finire. Ecco, quest’ anno di punti ne ha già 70 e una moto che rispetto ad allora ha tutta l’aria di andare ben meglio. Meglio in accelerazione, come lui stesso ha spiegato giovedì. E meglio anche per via della nuova carena, adottata qui, quindi solo alla quinta gara di stagione. Segno che la Honda si sente forte abbastanza da precludersi ulteriori sviluppi da qui alla fine del campionato, giacché il regolamento ne concede solo uno.
ACCORDATA Immediatamente dietro i tre diapason di Iwata, uno in fila all’altro, dan l’idea di aver trovato il modo di accordare la Yamaha. Persino meglio di quanto lo stesso Valentino Rossi, terzo a poco più di 2 decimi da Dovizioso, riconosce di aver sperato, specie dopo le tribolazioni di Jerez e dei test al Mugello. «Le Mans alla nostra moto piace», ha detto. E infatti, racchiusi in un solo decimo da lui, ci sono Maverick Viñales e l’attesissimo Johann Zarco. Vale è convinto che la temperatura abbia contribuito ai progressi e che la scelta delle gomme per domani sarà determinante. Le soft promettono vantaggi, ma teme che per la Yamaha sarebbero un’opzione al limite, mentre Jorge Lorenzo (in difficoltà, a 6/10 da Dovi) assicura che la Ducati in gara può permettersele senza paura. Marquez questo problema sembra non averlo.