ACCHIAPPA FANTASMI
I quattro antidoti nerazzurri contro la sindrome del 5 maggio
Era estate piena, sorteggio del calendario 2017-18. «Guarda, c’è Lazio-Inter all’ultima giornata...». Sentimenti contrastanti, la mente che va a un pomeriggio terribile per il popolo nerazzurro: 5 maggio 2002. Il timore di una nuova beffa, ma anche la voglia di esorcizzare tutto con una «vendetta» sul campo. E fino a inizio dicembre ad Appiano si è vissuta l’illusione di poter lottare proprio per lo scudetto, come 16 anni fa. L’accesso alla Champions, l’attuale posta in palio, è comunque traguardo vitale in questo momento della storia del Biscione. Salgono allora attesa e tensione in ogni angolo del pianeta nerazzurro. All-in all’Olimpico, conta solo la vittoria contro la banda Inzaghi: fuochi d’artificio al 90’, o sono guai sotto molti punti di vista.
PAZZA INTER, AMALA... Il problema non è rivangare il 5 maggio, di Waterloo sono pieni i calendari di ogni grande società: per citare le avversarie di sempre, il Milan ha per esempio i terribili ricordi della fatal Verona (scudetto 1973 sfumato sui titoli di coda) e di Istanbul 2005 (3-0, 3-3 e finale di Champions persa ai rigori col Liverpool), mentre la Juve ha sette date maledette da dimenticare, tante quante le finali perse nell’Europa che conta. Il vero problema dell’Inter è nel suo dna, rappresentato benissimo anche dall’inno del club, «Pazza Inter, amala...». Sì, davvero pazza. Da sempre. Capace di tutto, nel bene e nel male. Soprattutto nel male ultimamente. Storia recentissima: prestazione da manicomio con la Juve, rimonta strameritata in dieci contro undici e sconfitta maturata senza senso nei secondi finali; quindi l’inspiegabile k.o. col Sassuolo davanti a quasi 70.000 persone...
PROGETTUALITÀ A RISCHIO A Spalletti serve ora una prestazione da grande squadra, matura. Zero isterismi, tanta solidità: quella di domani sera è la gara più importante degli ultimi sei anni in casa Inter. Un’altra porta in faccia dall’Europa dei big potrebbe avere effetti devastanti in corso Vittorio Emanuele: restare fuori dal giro (anche economico) che conta metterebbe a rischio progettualità e uomini, a ogni livello. Il tecnico nerazzurro garantisce per i suoi, la tifoseria ha invece qualche dubbio in più nei confronti di un gruppo che da qualche anno a questa parte è sistematicamente crollato sul più bello.
TRUPPE SPECIALI Luciano da Certaldo ha bisogno di «truppe speciali», gente che sappia più di tutti gestire e interpretare le trappole della classica gara senza ritorno. Uomini impermeabili alle pressioni peggiori, per intenderci. Suggeriamo allora quattro «teste di cuoio»: Miranda il vincente, Cancelo il furibondo, Rafinha il freddo, Icardi il killer. João Miranda de Souza Filho è l’unico in rosa con un palmares personale di un certo peso: ai tempi dell’Atletico Madrid ha vinto una Liga (contro Real e Barça stellari), un’Europa League e una Supercoppa europea; ha poi disputato una finale di Champions, arrivando a pochi secondi dal trionfo (pareggio Real dopo il 90’ e beffa ai supplementari). Un Generale in piena regola insomma, oltretutto colonna di una Seleçao favoritissima in Russia. Cancelo ha dal canto suo la spavalderia e la spensieratezza di chi non è ancora stato «contaminato» dal campionato più tattico e psicologicamente complicato del mondo. Ha passo e personalità da campione, gioca con la giusta leggerezza a prescindere dall’avversario. E domani sera metterà sul prato tanta rabbia: è infatti rimasto fuori dai 23 che difenderanno la bandiera
Icardi l’esecutore, Cancelo il furibondo, Miranda il vincente e Rafinha il freddo
del Portogallo al Mondiale. In patria faticano a darsi una spiegazione (fuori pure Semedo), il ragazzo a questo punto vuole una chiusura col botto anche solo per mettere un pizzico di pressione addosso al «difensivista» Fernando Santos. Da metà campo in avanti toccherà invece a Rafael Alcantara dare sicurezza e dettare le strategie: Inter quindi in una botte di ferro, il figlio di Mazinho ha infatti passato la sua vita calcistica ad allenarsi e a palleggiare con Messi, Neymar, Iniesta e Suarez, difficile che qualcosa possa impressionarlo all’Olimpico. Infine il tiratore scelto, il killer di Rosario, Mauro Icardi: quasi fuori dal Mondiale, motivazioni comunque alle stelle. Deve farsi perdonare qualche colpo a salve, parte però da numeri impressionanti (già 109 gol in serie A, 28 in questo campionato) e da una certezza: con le grandi spesso si esalta. La Juve è da sempre il suo bersaglio preferito, qualche mese fa ne ha rifilati tre al Milan, mentre a inizio campionato trascinò i nerazzurri nella Roma giallorossa con una doppietta. Insegue il trono dei bomber (Immobile è a quota 29), ma in testa ha solo il pass Champions e l’esordio nel giardino di Ronaldo e Messi. Insomma, «teste di cuoio» o «acchiappafantasmi», Luciano Spalletti può calare il poker migliore nella serata in cui non sono ammessi errori.