La Gazzetta dello Sport

Zappacosta

«Questa Coppa ce la meritiamo La Londra blues è tutta con Conte» ●L’esterno italiano a caccia del primo trofeo: «Io, il Chelsea e quel telefono che squillò di notte Italia, il talento c’è. E Mancini ci darà fiducia»

- Giulio Di Feo @fantedipic­che

Cinque giorni fa postava una foto con la mamma sotto al Tower Bridge di Londra, il prossimo selfie chissà che non lo faccia passandoci sopra da campione con la Coppa in mano. Sarebbe la prima in carriera per Davide Zappacosta, stantuffo di fascia destra del Chelsea e dell’Italia: oggi a Wembley con lo United c’è in ballo l’FA Cup. E vale ben oltre un trofeo «che non è solo importante: è unico, è il più antico che esiste, qui è sentitissi­mo».

Zappacosta, ve lo meritate?

«Certo, per tutta una stagione di lavoro duro in cui ce l’abbiamo sempre messa tutta. In campionato abbiamo fatto fatica e beccato un Manchester City stratosfer­ico, vero, ma siamo stati sempre competitiv­i».

Sarà una bella sfida anche con Darmian…

«Matteo lo conosco bene, anche da avversario sono contento di ritrovarlo. Abbiamo condiviso bei momenti in Nazionale».

Cosa teme dello United?

«Il fatto che fargli gol non è mai facile, e la loro qualità in attacco. Sono compatti, concedono poco, si sacrifican­o l’uno per l’altro. Guardate l’ultima a Old Trafford, vincevamo 1-0 poi ci hanno rimontato…»

Non ci siete solo voi però, è anche un nuovo Conte-Mou: visto che scontri verbali quest’anno?

«Ho letto, ma poi si sono chiariti. Cose che succedono nel calcio: è un mondo competitiv­o, è normale che ci siano confronti duri».

Lei tifava per Conte e la sua Juve da ragazzino, ora se lo ritrova da allenatore…

«Una figura importanti­ssima per me. È stato lui a inserirmi nel giro azzurro, poi mi ha chiamato al Chelsea dandomi una chance in un top club. E mi ha sempre dato fiducia».

Ci racconti della chiamata.

«Era il 30 agosto sera, verso le 23.30 mi squillò il telefono, risposi ed era il mister. Mi chiese se fossi disponibil­e ad andare lì da lui, se mi piacesse l’idea di rimettermi in gioco al Chelsea. Chiarament­e gli dissi di sì, e lui chiuse con un “Ok, ci sentiamo domani”. Alle 8 di mattina nuova telefonata, stavolta era Petrachi, il ds del Toro: “Fai le valigie e corri a Londra a firmare, oggi chiude il mercato...”»

Secondo lei Conte rimane o no al Chelsea?

«Io vorrei che rimanesse, ma spetta a lui decidere. Quello che posso dire è che qui l’ambiente è tutto dalla sua parte, in due anni ha ottenuto grandi risultati e ha conquistat­o tutto il popolo Blues».

Come cambia il ruolo di esterno tra Italia e Inghilterr­a?

«In Italia c’è più tattica, qui il ruolo è più impegnativ­o: il ritmo è alto, contro ti trovi sempre gente di gamba e personalit­à, ti puntano sempre uno contro uno. Al Chelsea poi la competizio­ne è alta, in un grande club devi sempre farti trovare pronto. Quando non giochi ti arrabbi, l’ho sempre pensato, ma quella rabbia deve diventare energia per la prossima gara».

Qualche anno fa ci disse che il più tosto che aveva affrontato era Cossu. Ora conferma?

«Qui ne ho incrociati tanti di alto livello, ma ne cito uno: Ma-

suaku del West Ham. Non solo è forte e veloce, ma ha una tecnica incredibil­e, mi ha messo in difficoltà. Qui è sempre dura anche in allenament­o, tra Willian, Hazard e compagnia. Ma la competitiv­ità fa bene, ti migliora».

Il suo amico Morata ci va al Mondiale?

«Spero di sì, nonostante tutto i suoi gol li ha fatti. E merita di andarci: lo conosco, vedo ogni giorno come ci dà dentro, so quanto ci tiene e soprattutt­o quanto soffre se non segna».

L’Italia invece è già certa da tempo di non andarci. La Spagna nel girone era una brutta bestia…

«Non siamo partiti da sconfitti, ma quando affronti una delle migliori al mondo ci può stare che il primo posto lo manchi. Il problema è stato un altro: in casa con la Svezia non l’abbiamo sbloccata, punto. Perché? Sfortuna, e poi la paura che subentra col passare dei minuti. Personalme­nte la sconfitta peggiore che ho subito».

Molti dicono: colpa di Ventura, troppa tattica. Lei che l’ha avuto anche al Torino?

«In granata e in azzurro ho visto lo stesso Ventura, la stessa voglia e fame di vincere. Poi, si sa, lui è un allenatore molto tattico, che bada al pelo. Ed è normale che puntasse anche in Nazionale su questo».

Ora c’è Mancini.

«Un grandissim­o, ha tutte le carte in regole per far ritrovare fiducia a questa Nazionale. Perché alla fine è quella che manca, oltre a spensierat­ezza e serenità per ripartire. I giocatori ci sono: si dice che manca qualità, per me invece c’è».

Negli ultimi ritiri azzurri condividev­a la camera con Davide Astori: come lo ricorda?

«Sembrano frasi fatte ma per lui non lo sono: un ragazzo stupendo, d’oro. Giocava? Non giocava? Sempre sorridente, sempre. Ero in camera con lui, ci parlavo, me lo ricordo la sera che faceva le videochiam­ate con la famiglia… Una tragedia incredibil­e».

Nel weekend due gare le stanno a cuore: come finiranno? Risultato secco.

«Chelsea-United 2-1. E per il Sora, in casa col Sant’Angelo nei playoff Promozione, dico 3-0».

«Spero che Morata vada al Mondiale, se lo merita per come ci dà dentro»

«Ero in camera con Astori, un ragazzo d’oro. E per lui non è una frase fatta»

 ?? IPP ?? Davide Zappacosta, 25 anni, 35 partite e un gol con il Chelsea
IPP Davide Zappacosta, 25 anni, 35 partite e un gol con il Chelsea
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy