La Gazzetta dello Sport

Da Ibrahimovi­c alla D Lucarelli eterno capitano «Un’impresa pazzesca»

●Il 40enne difensore ha sofferto il fallimento ed è rinato nei dilettanti «Non ci posso credere, nemmeno nei sogni succedono cose simili»

- INVIATO A LA SPEZIA a.s.

Se si dovesse scegliere una figurina da mettere sulla copertina del meraviglio­so libro scritto dal Parma, non ci sarebbero dubbi: è l’immagine di Alessandro Lucarelli quella che più rappresent­a la cavalcata dai Dilettanti alla promozione in Serie A. Non soltanto perché è il capitano e non soltanto perché è il punto di riferiment­o del gruppo, ma perché in lui convivono il passato e il presente di questo club, con tutto il dolore e tutta la gioia che ne derivano. Lucarelli è stato l’ultima a chiudere la porta degli spogliatoi di Collecchio nella primavera del 2015: società fallita, debiti talmente elevati che avrebbero fatto rabbrividi­re qualsiasi banchiere, macchinari pignorati, nemmeno la certezza di poter continuare ad allenarsi su quei campi. E lui, il capitano, a fare la spola tra le aule del tribunale e il campo, sempre pronto a difendere con dignità e orgoglio il nome del Parma Calcio e, soprattutt­o, sempre pronto a gridare che non era fallita una città, non erano falliti i suoi tifosi, ma il crac era frutto di assurde e scellerate decisioni dei dirigenti, in primis l’ex presidente Tommaso Ghirardi.

NUOVO SOGNO E poi, nell’estate di tre anni fa, la scelta di volerci essere anche nel momento in cui si tentava di rinascere. Il ragionamen­to di Lucarelli, in quei giorni, fu semplice: desidero restituire alla gente di Parma quello che le è stato tolto. Il sogno, inutile nasconderl­o, era riportare la squadra in Serie A e adesso che ci è riuscito lui più di altri merita l’applauso e le luci del palcosceni­co. Mica facile, dopo aver trascorso l’intera carriera tra i profession­isti, dopo aver fatto a sportellat­e con Higuain e con Ibrahimovi­c, rimettersi in gioco in campetti di provincia, tra la polvere e gli insulti dei tifosi avversari che ti vedono come un privilegia­to. Lucarelli, consapevol­e del nuovo ruolo, non ha fatto una piega: fin dal primo giorno di ritiro, con la squadra iscritta al campionato Dilettanti, ha tirato la carretta, sempre in testa a trainare il gruppo, sempre disponibil­e a dare un consiglio ai compagni più giovani e più inesperti. Si è calato nella parte armandosi di due qualità che già facevano parte del suo carattere: l’umiltà e lo spirito di sacrificio.

CAVALCATA Se il campionato Dilettanti è stato una cavalcata e Lucarelli ha guidato la carrozza con la sicurezza e il piglio del comandante navigato, il cammino in Lega Pro è stato certamente più accidentat­o. Il cambio di allenatore (da Apolloni a D’Aversa), il cambio dei dirigenti, inevitabil­mente condito da polemiche e tensioni. Ma lui, Lucarelli, sempre lì a difendere il fortino, a indignarsi quando sulla squadra si sono addensate nubi pericolose ed è stata pronunciat­a la parola «calcioscom­messe». Guai a chi gli toccava il suo sogno: lo ha protetto e lo ha coltivato fino a trasformar­lo in realtà, quando in semifinale contro il Pordenone ha calciato e realizzato il rigore decisivo. E dopo la promozione in B c’è questa, c’è il presente, c’è la felicità per essere riuscito, a quarant’anni suonati, a costruire un’impresa che nessuno aveva mai centrato. «Non è vero - grida adesso davanti ai suoi tifosi - Non ci credoooo!!! In tre anni abbiamo fatto una cosa pazzesca, fuori dal mondo. Nemmeno nei sogni succedono cose simili. Questo percorso è cominciato ad Arzignano e adesso siamo qui a goderci il trionfo. Non me ne rendo conto. Dico solo un’ultima cosa: sono fiero di essere il capitano di questa squadra e di questa gente».

PERCORSO INIZIATO AD ARZIGNANO... E ORA SIAMO QUI A TRIONFARE

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Alessandro Lucarelli, 40 anni, festeggia la vittoria a La Spezia GETTY
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