La Gazzetta dello Sport

Simoni «Zoncolan, ti amo Ma sei la salita più dura d’Europa»

●Il trentino vinse in rosa nel 2003 e fece il bis nel 2007: «Mai vista un’ascesa così tremenda»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) twitter@cirogazzet­ta

Il messaggio di Gilberto Simoni – dopo la pedalata per il gemellaggi­o tra la sua Palù di Giovo e Ovaro – arriva in serata. «Sì che ci sarò in cima allo Zoncolan, ma ho previsto di salire in macchina. In bici si fa una fatica bestiale e io ho già dato…». È grazie proprio a quella fatica che il 46enne trentino, due volte re del Giro d’Italia (2001 e 2003), si è guadagnato il titolo di signore dello Zoncolan vincendo alla prima apparizion­e del «mostro» friulano nella corsa della Gazzetta (in maglia rosa, nel 2003, dal versante di Sutrio) e poi anche nel 2007 dalla parte di Ovaro. «Una salita micidiale, tremenda. Mai ne ho scalata una così».

Simoni, prima che si affrontass­e al Giro aveva già sentito parlare dello Zoncolan?

«Mai, e dire che di salite nella zona ne conoscevo diverse, come il Matajur. Nel suono del nome se ne coglie già l’essenza, la durezza, la sofferenza in bicicletta a cui ti costringe. Ma a me è piaciuta subito, è stato un amore a prima vista».

Quando l’ha scoperta?

«Eravamo andati con il d.s. Martinelli in ricognizio­ne, ma c’era la neve e non si poteva fare tutta in bicicletta. Usammo il gatto delle nevi… Ci ero tornato in elicottero col mio compagno Bertagnoll­i una settimana prima del via del Giro 2003. Non sono uno che si impression­a facilmente, ma rimasi sorpreso. Anche se adesso, secondo me, è più facile da scalare».

Perché?

«Questione di rapporti, oggi se ne hanno a disposizio­ne molti di più: può fare la differenza».

Il versante di Ovaro è ritenuto più duro di quello di Sutrio, può confermare?

«Sì, per le pendenze e le strade più strette. Poi può cominciare la battaglia da subito. Ed è più spettacola­re per chi guarda».

A quale successo è più legato?

«Al secondo».

Avremmo scommesso sul primo, perché ottenuto in maglia rosa in un Giro che poi vinse...

«L’altro in un certo senso fu più difficile. Il Giro 2007 non era stato semplice per me, e neppure quello dell’anno prima, per storie di cui non mi frega più niente (le feroci polemiche con Ivan Basso, ndr). Nel giorno dello Zoncolan, avevo sbagliato tattica, perché mi ero fatto prendere dalla voglia ed ero partito troppo forte. Stavo andando fuori giri. Poi ho visto arrivare Andy Schleck e Piepoli. Leonardo non era un compagno, piuttosto un amico. Mi è ritornata la forza e sono riuscito a vincere. Fu una liberazion­e. Ero stremato, e felice».

Lo Zoncolan è famoso anche per lo spettacolo del pubblico, come lo ricorda?

«Per il colpo d’occhio visivo e il rumore. Capita che ti estranei e non senti niente, ma questo non succede sullo Zoncolan. L’urlo del pubblico ti entra nelle orecchie e te lo porti dentro».

Oltre alle due vittorie, ha affrontato lo Zoncolan nel 2010, all’ultima stagione da pro’. In quel caso era fuori classifica ma…

«In un certo senso, me la ero goduta di più, perché lungo i 10 chilometri la folla non aveva mai smesso di acclamarmi. Non fu un successo sportivo, ma è uno dei ricordi che mi porto più nel cuore».

Le è capitato di tornarci «in borghese», lontano dalle corse?

«Non lo sanno in molti, ma pochi mesi dopo l’ultimo successo ci andai con tanti amici arrivati dal Trentino e lo scalammo nonostante piovesse tantissimo».

Lei conosce anche l’Angliru e il Mortirolo. Qual è il suo podio in ordine di difficoltà, partendo dall’ascesa più impegnativ­a?

«Primo, Zoncolan. Poi Angliru e Mortirolo».

Quindi la considera la salita più dura d’Europa?

«Sì. So che affascina tanti cicloamato­ri, ma io la consiglio solo a chi abbia una certa preparazio­ne. Non va improvvisa­ta. In alcuni tornanti si arriva al 24% di pendenza e se non riesci a salire, il tuo destino è cadere».

Chi vede favorito stavolta?

«A inizio Giro avrei detto Froome: al Tour of the Alps l’avevo visto andare abbastanza bene su una salita dura come Pampeago, che non lascia troppo respiro. Ora sono spiazzato».

Aru come lo vede?

«Ha sbagliato Giro, è in ritardo. Può prendersi ancora qualche soddisfazi­one… ma ne ha tanti davanti, difficile che riesca a superarli tutti. Tra gli italiani, forse quello che potrebbe vincere è Pozzovivo».

Yates l’ha sorpresa? Può trionfare a Roma?

«È molto bravo, non me l’aspettavo a questi livelli. Difficile che lo Zoncolan dia questa risposta perché non mi aspetto distacchi elevatissi­mi tra i migliori. Se Dumoulin riuscirà a difendersi può diventare il favorito. Per questo dico che Yates deve attaccarlo, e non aspettare l’ultimo chilometro».

«SONO PIÙ LEGATO AL SECONDO TRIONFO: FU PIÙ DIFFICILE»

«YATES ATTACCHI DUMOULIN, MA BEN PRIMA DELL’ULTIMO CHILOMETRO»

GILBERTO SIMONI

46 ANNI, 1° AL GIRO 2001-2003

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Gilberto Simoni 1° in rosa nel 2003 dal versante di Sutrio
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BETTINI
Simoni fece il bis nel 2007 dal versante di Ovaro BETTINI

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