La Gazzetta dello Sport

È l’ora di Aru «Io sono tranquillo: questa tappa non è la sola decisiva»

● Il sardo, 10° a 3’10” da Yates, non può più sbagliare: «Arrivano le salite lunghe, più adatte a me»

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) twitter@ghi sa gazzetta

«Pressioni? No, io non ho pressioni, né dalla squadra, né da me stesso. Pressione la può avere chi non prepara un appuntamen­to nel modo migliore. Non è il mio caso perché io so di avere fatto tutto il possibile per arrivare a questa corsa ben allenato e nella condizione di ben figurare. Mi sono preparato nel miglior modo possibile per un appuntamen­to così importante come il Giro d’Italia». Fabio Aru risponde con queste parole quando gli si chiede se lo Zoncolan potrebbe essere il giorno decisivo del suo Giro. Inutile nasconders­i: se sul «Mostro» carnico il capitano della Uae-Emirates dovesse subire un’altra sconfitta, sarebbe difficile poi ipotizzare una ripresa importante nella terza settimana. Anche perché dopo il terzo giorno di riposo, in programma lunedì, il Giro ripartirà con la Trento-Rovereto, una crono di 34,2 km per specialist­i puri. Non esattament­e il pane per i suoi denti.

VIETATO SBAGLIARE Oggi, per il Cavaliere dei Quattro Mori, è il giorno della verità. È la tappa segnata da mesi con un grosso cerchio rosso. Non può più nasconders­i. Il pareggio, in questa partita, non è previsto: o Fabio trionfa oppure esce con le ossa rotte, sprofondat­o verso una classifica che rischia di diventare anonima. Finora, quando la strada ha preso a salire, lui e Froome sono quelli andati peggio. Ma se il britannico di Sky ha l’attenuante delle due cadute, la prima a Gerusalemm­e, la seconda sabato a Montevergi­ne, per Aru finora non ci sono stati intoppi. Però Fabio, dalla maglia rosa Yates, ha perso 26” sull’Etna, 1’14” sul Gran Sasso e altri 21” a Osimo. In totale 2’01” al netto degli abbuoni. La condizione, non si può negare, finora è parsa sotto le aspettativ­e. Ma la strada per chi vuole conquistar­e la maglia rosa è lunga «a patto di». Come ha spiegato per esempio Mario Scirea, tecnico della squadra di Aru: «Non bisogna commettere più passi falsi, non bisogna ac- cumulare altro distacco perché il bonus Fabio lo ha già giocato».

SERENITÀ Ma con quale ambizione e con quale stato d’animo Aru si accinge ad affrontare questo momento chiave della prima parte della sua stagione? «Lo stato d’animo è di assoluta tranquilli­tà, anche se in queste prime due settimane c’è stato qualcuno più forte di me. La classifica del resto parla chiaro e per il momento non posso fare altro che compliment­armi con chi mi precede. Però, come ho già detto altre volte, il Giro finisce a Roma». Aru trova una causa anche alla sua attuale situazione. «È stata una prima parte di Giro molto dura e veloce. È la decima grande corsa a tappe che affronto e mai ho trovato ritmi così elevati. E questa non è solo una mia idea, ma un parere condiviso da tutti, in gruppo. Logicament­e la stanchezza si farà sentire. Parliamo della tappa dello Zoncolan, ma anche quella di domenica (domani, ndr) sulle Dolomiti con arrivo a Sappada è ugualmente impegnativ­a. Lo stesso, se non peggio, saranno le ultime due tappe di montagna della prossima settimana». Certo, ma finora i suoi valori, quelli rilevati dagli strumenti della bici, come sono stati rispetto alle aspettativ­e? «Buoni, ma altri li hanno migliori». Da oggi cambia il tipo di montagne, da quelle per passisti-scalatori a quelle per

«SARÀ UNO SFORZO MASSIMO DI OLTRE 40 MINUTI SENZA TATTICHE»

TOM DUMOULIN

27 ANNI, 2° A 47” DA YATES

«PRIMA PROVA DELLA VERITÀ, ALLA FINE NE SAPREMO DI PIÙ»

THIBAUT PINOT 27 ANNI, 3° A 1’04”

«SULLO ZONCOLAN NON CI SI PUÒ NASCONDERE: IO MI SENTO BENE»

DOMENICO POZZOVIVO 35 ANNI, 4° A 1’18”

scalatori puri. Un fattore che dovrebbe giocare a favore del corridore sardo. Che concorda. «Sì, saranno salite più lunghe e più dure. E cominciamo da avere tredici tappe nelle gambe».

TENTATIVO L’impression­e, magari sbagliata però abbastanza netta, è che al momento Aru pensi a un 5° posto finale come un buon risultato e un podio come un successo. Difficile ipotizzare il grande ribaltone. Lo si capisce anche dalle parole di Paolo Tiralongo, allenatore di Aru, che ieri prima del via della tappa era più teso del solito. Di certo sente anche lui l’avvicinars­i del giorno X. «Sono ottimista, fiducioso – dice –. Credo che questa sia la prima occasione per guadagnare un po’ di tempo rispetto ai corridori che lo precedono». Questo significa vincere. «Beh, Yates è di un altro livello. E anche Dumoulin viaggia molto forte. L’obiettivo è guadagnare qualche posizione, salire verso la settima-ottava. Per il resto c’è tempo. Però, come diceva Ferretti, questa montagna comincerà a dividere i maschi dalle femmine».

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Il sardo Fabio Aru, 27 anni, da questa stagione è il capitano al Giro della Uae-Emirates BETTINI
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