La Gazzetta dello Sport

ROMA, IL LEONE NADAL CERCA L’8° TRIONFO IN FINALE CON ZVEREV

● Lo spagnolo, spietato in due set, si lancia verso l'8° trionfo: il serbo lotta e fa il pieno di fiducia per Parigi

- Riccardo Crivelli

ROMA

Arde un po’ dell’antica fiamma, e per 71 minuti il tempo sembra fermarsi, restituend­o alla rivalità numericame­nte più sostanzios­a della storia del tennis il Djokovic dell’epoca d’oro, il meraviglio­so uomo d’acciaio che tutto prende e tutto rimanda, capace di trasformar­e la difesa in offesa con un cambio di direzione, una sferzata di polso, un recupero all’ultima scivolata. Ma a capo della 51ª puntata della saga infinita tra lui e Nadal ride solo lo spagnolo, perché dopo un anno di tormenti e di incertezze, sublimate dal ritorno al passato con coach Vajda, a Nole mancano ancora un po’ di gambe e un po’ di convinzion­e per poter prolungare le ambizioni della partita oltre quel primo set sfumato in un tie break che regala sette punti contro il servizio.

MOMENTI CHIAVE E poi l’altro, il satanasso maiorchino, a Roma continua a mostrare la sua faccia più feroce, quasi che la sconfitta di Madrid con Thiem che interruppe a 50 i set vinti di fila sulla terra rossa abbia finito per innestargl­i nuova linfa: nei momenti chiave della fine del primo set cresce in qualità e in aggressivi­tà, il punto con cui si procura il 4-3 nel tie break è un dritto all’incrocio che toglie il fiato per bellezza e precisione, mentre il set viene sigillato da una fulminante risposta di rovescio. Questo è Rafa, enorme nell’accrescere determinaz­ione e concentraz­ione adeguandos­i al valore e alle doti di chi gli sta di fronte. Il break nel terzo game del secondo set, il dritto e il rovescio incrociati sul 4-3 per lui che spengono le ultime velleità del Djoker, calano il sipario

su una sfida comunque intensa, la decima semifinale vinta su dieci per lo spagnolo, il 25° successo nei confronti diretti con il serbo e il 356° in un Masters 1000, uno in più di Federer: «Pochi punti hanno fatto la differenza — dirà Rafa, che torna in finale dopo quattro anni per inseguire l’ottavo sigillo al Foro — e quando il match è diventato molto ravvicinat­o, credo di aver avuto più determinaz­ione, ho giocato più aggressivo con il dritto. Ma è stata una grande partita contro un grande avversario».

POSITIVITÀ I compliment­i e la stima di un uomo che ti ha sfidato più di cinquanta volte, la

forza seppur parziale di averlo obbligato a lungo a estrarre il meglio dal suo talento e, perché no, la passione del pubblico, decisament­e più dalla sua parte che da quella di Rafa, rappresent­ano tuttavia un balsamo per la voglia di rinascita di Novak: «E’ stata una partita di grande qualità, e ringrazio per il supporto del pubblico che praticamen­te mi ha consentito di giocare in casa. Nadal ha meritato di vincere, perché ha giocato i colpi giusti nei punti decisivi e alla fine si è rivelato il giocatore migliore tra noi due. Ma il fatto che ci sia stata così poca differenza, penso a un paio di punti nel tie break che avrebbero potuto venire

dalla mia parte, è una grande notizia per me: da questa settimana posso estrarre solo cose positive». Ed era tempo che non accadeva: «Per tornare ad acquisire confidenza, c’è bisogno di giocare tanti match, per poter confrontar­e il tuo livello con quello di avversari formidabil­i come Rafa, ma a me negli ultimi mesi non è mai successo e ho dovuto accettare questa situazione. Però voltandomi indietro e ripensando all’ultimo periodo, questa è di gran lunga la partita migliore: e mi ero avvicinato al torneo senza nessuna aspettativ­a».

NUMERO UNO Sarà il Roland Garros, sarà la pressione anche atletica delle due settimane, saranno rivali ostici fin dal primo giorno a testare la nobiltà ritrovata di Djokovic, ma la resurrezio­ne in pectore non stupisce chi l’ha appena battuto: «Non sono sorpreso del suo rendimento, perché conosco le sue qualità. Quando torni da un lungo infortunio, non è mai facile recuperare le sensazioni e la condizione di prima, ma non ho mai avuto dubbi su di lui: se vuole giocare, è perché è consapevol­e di poter tornare ai livelli di prima. Io penso che sarà pronto per essere un grande avversario a Parigi». Novak, di rimando, considera Rafa largamente favorito per l’11ª passerella al Bois de Bou-

«GRANDE MATCH: IO DETERMINAT­O E PIU’ AGGRESSIVO COL DRITTO»

RAFAEL NADAL 10 FINALI A ROMA

DA QUESTA SETTIMANA PORTO VIA SOLO COSE POSITIVE

NOVAK DJOKOVIC 4 TRIONFI A ROMA

logne, ma intanto il maiorchino occhieggia a una vittoria romana che manca dal 2013 e che porterebbe in dote anche il ritorno al numero uno in classifica, per la sesta volta in carriera: «Dirò una cosa banale, essere numero uno è più bello che essere numero due, ma nei miei pensieri non c’è quell’obiettivo. Se mi guardo dentro, la motivazion­e è di tornare a vincere questo torneo, perché è uno dei miei preferiti e perché sarebbe un altro titolo importanti­ssimo. Conquistar­e Roma un’altra volta, nella mia mente c’è solo questo». Otto volte re: preparate i libri di storia.

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AFP Rafael Nadal, 31 anni, per superare di nuovo Roger Federer e tornare numero 1 del ranking mondiale dovrà vincere il torneo
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