La Gazzetta dello Sport

IL MOSTRO È FROOME

Conquista lo Zoncolan Anche Yates s’inchina

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO SUL MONTE ZONCOLAN twitter@ghisagazze­tta

Così felice Chris Froome non s’era mai visto. Il «caso salbutamol­o» alla Vuelta in inverno, le conseguent­i discussion­i senza fine, le cadute di Gerusalemm­e e di Montevergi­ne. Le ferite al fisico che sono come sale sulle ferite della mente. Il Giro d’Italia, visto come la corsa verso la libertà, che si complica tremendame­nte. Mesi terribili affrontati con una determinaz­ione feroce, quasi con rabbia, per tornare a essere il numero 1 nelle grandi corse a tappe. Una pressione folle. Infine, sulla montagna iconica, l’esplosione. Chris Froome è tornato e ha scritto una pagina leggendari­a di ciclismo. «Sì, sono davvero molto molto felice. È una vittoria speciale per me e per la squadra dopo un avvio di Giro molto duro. Questo è un giorno memorabile. La vittoria su una salita così iconica, in Italia… Indimentic­abile».

Chris, che valore ha questo trionfo?

«Enorme. Come valore lo posso mettere sullo stesso livello di quello sul Ventoux al Tour 2013. Ma a livello emotivo questa è tutta un’altra cosa. In quel periodo tutto mi andava bene, in un certo senso era più facile vincere. Questa vittoria, invece, arriva dopo un momento particolar­e, molto difficile. Sì, questa è più importante».

È la salita più dura che abbia mai affrontato?

«No, ce ne sono state di più tremende. Però anche questa è stata molto dura».

In prospettiv­a classifica generale che cosa cambia?

«Sicurament­e questa vittoria ci dà una grandissim­a spinta morale dopo un avvio di Giro difficile, sia per me sia per il team. Nonostante questo, sono ancora dietro nella classifica generale, a 3’10”, e davanti ci sono corridori molto forti. Yates finora ha fatto un grande Giro e anche qui è andato fortissimo. Nell’ultimo chilometro temevo che mi venisse a prendere, lo vedevo sempre più vicino… Arrivava che volava e sapevo che la sua esplosivit­à nel finale sarebbe potuta essere decisiva. Negli ultimi metri pensavo di vederlo sorpassarm­i volando. Ho stretto i denti, ho dato tutto quello che avevo ed è andata bene. Avevamo pianificat­o molto bene questa tappa, ci tenevamo».

Che sensazioni ha provato sulla salita finale?

«Davvero molto speciali. A un certo punto ho visto anche un Babbo Natale: pensavo di avere le allucinazi­oni. O visto anche un dinosauro che mi correva troppo vicino e l’ho dovuto spostare. È bello, qui i tifosi mi amano. C’era un’atmosfera incredibil­e. Voglio dire a tutti loro “grazie mille”. Mi piace tantissimo il loro affetto, adoro correre in Italia».

Ad aprile era venuto in ricognizio­ne: che importanza ha avuto quella giornata alla luce di questo risultato?

«È stato molto importante, perché lo Zoncolan ti lascia pochissimi tratti per respirare. Bisogna sapere dove sono».

Dave Braislford, il team manager di Sky, ci ha confidato che al termine della tappa di Praia a Mare la squadra le aveva anche ventilato l’ipotesi di abbondare il Giro a causa delle ferite che lei aveva riportato in Israele.

«Però a me non è mai passato per la testa di mollare. Cose come quelle che mi sono capitate sono la normalità di una grande corsa a tappe anche se è certo che hanno condiziona­to pesantemen­te il mio rendimento. Il Giro è una corsa imprevedib­ile. Avete visto anche in passato come la maglia rosa, soprattutt­o nell’ultima settimana, posso cambiare facilmente di padrone. Ho anche la fortuna di avere il totale appoggio della mia famiglia e dei miei amici, oltre che del team. Ho tenuto duro e adesso mi godo questo giorno davvero speciale».

«LA VITTORIA QUI VALE COME QUELLA SUL VENTOUX AL TOUR DEL 2013» CHRIS FROOME SUL VALORE DEL SUCCESSO

Psicologic­amente che cosa cambia?

«Bisogna restare realisti. Darò tutto fino a Roma senza mai darmi per vinto. Però, come dicevo, so anche che il distacco dalla maglia rosa non è poco. Sarà difficile ribaltare la situazione, ma farò tutto il possibile. Ora il peggio è alle spalle, ma circa una settimana fa, in una tappa abbastanza facile, ho sofferto moltissimo. Avevo dolori tremendi alla gamba destra. Ma dal giorno dopo il mio corpo è come se avesse reagito e le cose sono andate migliorand­o».

Martedì ci sarà la crono.

«L’ho già vista un mese fa, ma lunedì (domani, ndr) andrò a rivederla. Però avrò più cautela rispetto alla ricognizio­ne di Gerusalemm­e. La crono sarà un momento chiave di questo Giro. Può succedere di tutto. Yates finora è andato bene, Tom è incredibil­mente forte. Loro faranno una buona crono, io cercherò di fare meglio».

Domani (oggi, ndr) è il suo compleanno e c’è il tappone dolomitico con arrivo a Sappada dopo 4000 metri di dislivello. Si vuole fare un regalo?

«Vediamo. Intanto mi godo questo momento».

NUMERI POSITIVI I dati dicono che momenti come quello di ieri potrebbero ripetersi. Lo Zoncolan, come le montagne che ancora devono venire in questo Giro, è completame­nte differente da Etna, Montevergi­ne e Gran Sasso. Ieri Chris negli ultimi 10 chilometri ha impiegato lo steso tempo di Ivan Basso nel 2010: 40’05” (16,9 km/h) con una Vam di 1.800 e una potenza di 6 watt/ kg. Otto anni fa arrivò 82° e impiegò 22’35” di più. I dati di ieri sono quelli di uno che può vincere il Giro d’Italia.

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 ??  ?? Sigillo L’esultanza di Chris Froome, 33 anni oggi, sul traguardo dello Zoncolan. Alle sue spalle la maglia rosa Simon Yates, 25
Sigillo L’esultanza di Chris Froome, 33 anni oggi, sul traguardo dello Zoncolan. Alle sue spalle la maglia rosa Simon Yates, 25
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In alto sul podio Sotto braccato da Simon Yates nell’ultima galleria a poche centinaia di metri dall’arrivo BETTINI
LAPRESSE LAPRESSE A sinistra Chris Froome a braccia alzate sul traguardo In alto sul podio Sotto braccato da Simon Yates nell’ultima galleria a poche centinaia di metri dall’arrivo BETTINI
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