La Gazzetta dello Sport

Rugani e magia di Pjanic stendono il Verona E la Signora chiude a 95

●Secondo bottino di tutti i tempi per i bianconeri. Hellas in gol con Cerci, Lichtstein­er all’addio sbaglia un rigore nel finale

- G.B. Olivero INVIATO A TORINO

Pioveva quando salutò Michel Platini, il cielo era nero in occasione dell’addio di Alessandro Del Piero, diluviava ieri nel giorno del distacco di Gigi Buffon. Evidenteme­nte quando un fuoriclass­e bianconero diventa monumento funziona così: lacrime che si mischiano alla pioggia. Il sole, però, la Juve se lo porta dentro e allora festeggia il portiere e il settimo scudetto consecutiv­o a modo suo: vincendo. Potremmo stare qui notte e giorno a disquisire sul gioco di questa squadra, ma poi arrivano i pomeriggi e le notti di maggio e d’incanto conta solo una cosa: il risultato finale. Novantacin­que punti sono un bottino strepitoso, il secondo di tutti i tempi per la Signora, e non basta una rosa lunga per colleziona­rli. Non basta essere tanti, bisogna essere bravi con i piedi e forti con la testa. Perché se vincere è l’unica cosa che conta, come recita il motto della Juve, non è scritto da nessuna parte che sia facile anche se ad agosto tutti i pronostici sembrano indicarlo. Vincere è difficile, rivincere lo è ancora di più, riuscirci per sette volte di fila (con quattro Coppe Italia e due finali di Champions di contorno) è sempliceme­nte impression­ante.

GOL E MENTALITÀ Ieri la Juve ha battuto il Verona in prevedibil­e scioltezza segnando due gol, sbagliando­ne molti, tirando tredici volte nello specchio, fallendo il quarto rigore stagionale (su otto: magari in futuro a fine allenament­o varrà la pena di calciarne qualcuno) in mezzo alle emozioni che l’addio di Buffon portava con sé. Il Verona aveva l’unico desiderio di non fare brutta figura e l’ha centrato grazie a qualche bella parata di Nicolas, a un livello decoroso di concentraz­ione e al gol di Cerci che ha bucato Pinsoglio quando ormai la Juve aveva staccato la spina e Gigi stava salutando i tifosi in un commovente giro di campo. I bianconeri hanno risolto la questione in avvio di ripresa con i gol di Rugani (tap-in dopo tiro di Douglas Costa) e di Pjanic su punizione. Nel finale, dopo un fallo di mani di Bearzotti, tutto lo Stadium ha mandato sul dischetto Stephan Lichtstein­er che con un gol aveva aperto la nuova casa bianconera l’11 settembre 2011. Ieri lo svizzero chiudeva la sua avventura a Torino e ha provato a salutare in bellezza tirando il rigore, ma il portiere Nicolas ha deviato la conclusion­e poco prima che cominciass­e la cerimonia di premiazion­e. Che per il settimo anno di fila si è svolta allo Stadium, la casa di una squadra che cambia sempre qualche elemento senza mai modificare il suo tratto distintivo: la straordina­ria voglia di vincere.

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LAPRESSE La punizione del momentaneo 2-0 di Miralem Pjanic, 28 anni

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