Gattuso: «Il 6° posto ci cambia la vita»
●L’allenatore del Milan: «Se vinciamo faccio 30 km a piedi. Ma io non mi fido, guardate il Frosinone...»
Trenta chilometri a piedi in caso di vittoria. Senza arrivare ai nove giorni in bici di Davide Nicola, abbiamo visto fioretti più impegnativi. Ma con Rino Gattuso in fondo è giusto essere indulgenti: come dice lui, «per la fatica mentale, per tutte le gioie e le delusioni mi sembra di essere qui da cinquant’anni e non da cinque mesi. Le pressioni me le sento addosso tutte». Rino racconta che a Milanello a volte gli capita di parlare con la statua di Nereo Rocco (nato oggi, 106 anni fa), magari in cerca di ispirazione in vista di una partita decisiva come quella di oggi. La buona notizia è che il Milan è padrone del proprio destino: vincendo è irrilevante sapere che cosa ha combinato l’Atalanta a Cagliari. Quella meno buona la spiega il tecnico: «Sono molto più preoccupato questa settimana rispetto a quella che portava alla Juve. Contro la Fiorentina sarà una partitaccia, non sono per nulla tranquillo perché conosco la loro mentalità e, in generale, la mentalità delle squadre che non hanno niente da perdere. Guardate che cosa è successo al Frosinone».
REGOLE Senza dimenticare che per il Milan questo sarà l’impegno numero 57 di una stagione interminabile: nessuno in Italia ha giocato così tanto. Eppure le due porte che hanno oggi davanti i rossoneri sono troppo diverse per dare retta alla stanchezza: se apri quella giusta puoi finalmente rilassarti – nulla di più, le feste sono altrove –, se oltrepassi quella sbagliata diventa un inferno scomodo anche per il Diavolo. «Il sesto posto ci cambia la vita – ammette Gattuso –. Si può andare in ritiro intorno al 7-9 luglio, stare a Milanello 10-11 giorni di fila lavorando bene per mettere benzina nelle gambe e regole, fare la tournée in America e giocare la prima gara di Europa League a settembre. Diversamente, dovremmo cominciare prima e fare tutto in fretta e furia». L’ispirazione, oltre all’anniversario della nascita di Rocco, potrebbe arrivare più semplicemente dalla partita di andata. Fu la prima in cui il Milan riuscì a fare punti recuperando da uno svantaggio e, pur con le gambe imballate dal prepotente richiamo di preparazione ordinato da Rino, «fu la prima gara in cui ho visto negli occhi dei ragazzi qualcosa di diverso».
BILANCIO Oggi invece sarà l’ultimo atto di una stagione in cui Gattuso ha comunque dato una svolta alla squadra, portandola in finale di Coppa Italia e mettendola in condizione di fare 41 punti: meno soltanto di Juve, Napoli e Roma. Ed essendo l’ultimo atto si può tracciare un bilancio: «Alcuni punti persi per strada ci danno un grande rammarico, ma non dimentichiamoci da dove siamo partiti. Anch’io ne ho combinate, per esempio ci mancano cinque punti col Benevento. In fondo ci stiamo giocando quel che ci meritiamo. Poteva andare diversamente? Forse se a Torino con la Juve fosse finita in un altro modo, chissà... Di certo la delusione più grande è stata la notte dell’Olimpico in Coppa Italia: vedere quei 35.000 tifosi delusi mi ha fatto molto male». Chiusura sul mercato. Rino ascolta i nomi di Berardi e Politano («Giocatori buoni e interessanti») e chiarisce: «Mettiamoci in testa che più di tre-quattro giocatori non arriveranno, e saranno uomini di esperienza, mentre in uscita saranno fra i quattro e i sei. Suso? Ci ho parlato e lui non vuole andare via, il problema però è la clausola. Comunque devo dire che nessuno ha bussato al mio ufficio per venirmi a dire che vuole cambiare aria».
HA DETTO
«Ho parlato con Suso, non se ne vuole andare. Berardi e Politano? Giocatori buoni e interessanti»