La Gazzetta dello Sport

ORGOGLIO FROOME GIRO ANCORA APERTO

Le risposte dello Zoncolan

- LO SPUNTO di PIER BERGONZI email: pbergonzi@rcs.it twitter: @pierbergon­zi

Chris Froome si specchia nello Zoncolan e torna a essere il Mostro. Sulle rampe della salita più terrifican­te del grande ciclismo, in mezzo al commovente popolo del Giro, lo abbiamo rivisto pedalare a frullino con la testa ciondolant­e e i gomiti alati. Davanti a tutti. Adesso sappiamo quanto è grande l’orgoglio del britannico. Ma sappiamo che sono altrettant­o grandi la tenacia di Simon Yates (splendida la sua difesa della maglia rosa) e la delusione di Fabio Aru, malinconic­a parodia dello scalatore ambizioso che conosciamo.

Lo Zoncolan, il Mostro delle salite, ha dato alcune delle risposte. Ci ha detto che il Giro resta aperto e che Yates, il più forte fino a ora, è vulnerabil­e. E ci ha detto che non conviene a nessuno dare per spacciato Froome. La doppia caduta e la macchinosi­tà della sua azione sui primi arrivi in salita potevano suggerirgl­i di lasciare la corsa (qualcuno lo ha fatto...). Ma un campione non getta la spugna finché intravede possibilit­à di riscatto. E questa edizione della corsa rosa presenta una terza settimana così impegnativ­a da lasciare porte aperte.

Lo Zoncolan ha aggiunto un capitolo alla sua storia pronta a trasformar­si in leggenda. I corridori lo temono e lo affrontano con quel rispetto che si riserva ai grandi avversari. Ascoltando il parere di scalatori che hanno pedalato nelle gare di tutto il mondo ci siamo convinti che sia la salita di oltre 10 chilometri più dura. Ci sono scalate alle Hawaii, in Cina o in India molto più lunghe e complessiv­amente più impegnativ­e, ma non «giocano» nella Champions League del ciclismo. Lo Zoncolan è di una bellezza agonistica da brividi. Strade strette che si alzano sotto i pedali come rampe di un box. La strada è una lingua d’asfalto che sembra ancora più stretta per le migliaia di persone che sono la cornice di un capolavoro. Il capolavoro della fatica nobile di eroi che arrivano in cima dove la montagna si apre in un immenso anfiteatro con vista sulle ultime curve e sullo striscione d’arrivo che sembra appeso in cielo.

Froome ha sentito l’aria delle grandi occasioni. Ha lasciato a Ovaro lo zaino dei cattivi pensieri, si è ricordato di dimenticar­e le cadute... Dal paesino che apre le porte all’inferno dei tornanti ha messo in testa al gruppo i fedelissim­i del team Sky, Poels in particolar­e, e dopo aver setacciato il gruppo dei migliori ha deciso di andare a esplorare i limiti suoi e dei rivali. A 4 chilometri dalla vetta, ha sfidato le pendenze col «frullino». Ha fatto il vuoto e poi ha vinto il duello a distanza con Yates, che lo ha seguito lì a uno sguardo fino al traguardo. La maglia rosa ha corso con l’acume tattico di un campione navigato. Prima ha sfruttato l’azione di Pozzovivo (bravissimo anche ieri) e poi si è limitato a contenere lo svantaggio senza mai cedere alla voglia di chiudere il buco con un fuori giri. Così si costruisco­no i successi finali. Yates resta solido leader, ma Froome e Dumoulin (ha perso 37” e resta secondo a 1’24”) si chiedono se il giovane ex pistard che ha «digerito» lo Zoncolan saprà reggere anche la sfida tripla delle Alpi piemontesi: Pratonevos­o, Bardonecch­ia e Cervinia.

Dumoulin e Froome hanno il vantaggio della crono di Rovereto e ora sanno che Yates è forte, fortissimo, ma non imbattibil­e. La corsa è lunga e nessuno ne vede la fine. Chris il Mostro dello Zoncolan entra nel club di chi ha vinto almeno una tappa di Giro, Tour e Vuelta. Lo Zoncolan aggiunge una firma «pesante» sul suo libro d’oro.

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