Parma, la lezione dei magnifici 7
●Barilla è uno degli imprenditori arrivati dopo il fallimento: «Ora è una società sana»
Gli occhi ancora stropicciati dalla felicità, le gambe che ormai vanno da sole, tale e tanta è la stanchezza, le mani che stringono quelle di chiunque passi lì vicino, uomini, donne, signore attempate e bambini che si affacciano e dicono: «Complimenti, mister! Grande capitano. Ci avete regalato un sogno». Così Roberto D’Aversa, l’allenatore, e Alessandro Lucarelli, l’uomosimbolo, vivono le ore dopo la grande impresa: seduti al tavolo di un ristorante all’aperto, nel cuore della città, a godersi il momento della gloria come premio di una fatica pazzesca. «Perché ne abbiamo fatta tanta, di fatica - spiega D’Aversa - E prima di questa gioia ci sono stati anche parecchi momenti bui. Ma siamo sempre riusciti a superarli tutti insieme: la società, la squadra, i tifosi. E’ così che si arriva lontano: unità d’intenti e spirito di sacrificio, a volte, contano più dei moduli di gioco». Lucarelli annuisce e, a confermare che dentro la felicità c’è spesso anche il dolore, mostra il ginocchio sinistro sul quale sono ancora visibili le cicatrici della recente operazione al menisco e la caviglia destra gonfia e livida per i maltrattamenti subiti nell’ultima sfida a La Spezia. «Ne vale la pena, però - precisa subito il capitano - Abbiamo compiuto un’impresa straordinaria, nessuno ci era mai riuscito: dalla serie D alla serie A in meno di tre anni. Chi l’avrebbe immaginato?».
PERCORSO Da Parma, da questa città che si scopre improvvisamente in amore, arriva una lezione che il calcio italiano non dovrebbe sottovalutare. Tutto è possibile, nulla è proibito, nemmeno nel complicato universo del pallone, se un gruppo di sette imprenditori, nella primavera del 2015, si mette insieme per rifondare la società appena fallita, riparte dalla serie D, lotta contro i mulini a vento e, nella primavera del 2018, festeggia l’approdo in paradiso. Guido Barilla è uno di questi sette imprenditori e racconta: «Il segreto di questo successo è l’unione che c’è sempre stata tra noi soci. Anche nei momenti difficili, siamo usciti dalle riunioni con le idee chiare e gli stessi obiettivi. All’inizio, lo ricorderete, avevamo parlato di voler fare un calcio “biologico”, diciamo diverso rispetto ai canoni tradizionali. Poi, in corso d’opera, abbiamo corretto leggermente il tiro, senza però mai venire meno ai nostri principi: l’arrivo a Parma di un dirigente come Daniele Faggiano è stato determinante, lui ha tenuto insieme i vari settori del club. Ora la società è sana, non ha debiti e ha una struttura che, nel corso di questi tre anni, si è sviluppata. Noi imprenditori questo potevamo fare, e questo abbiamo fatto: abbiamo giocato da squadra. Al resto, che è sicuramente il più, hanno pensato l’allenatore e i giocatori che sono stati fantastici». Dalla Romagna arrivano i complimenti di Arrigo Sacchi, che a Parma, e al Parma, è legato da un sentimento profondo. «Un’impresa storica, meravigliosa. Sono felice soprattutto per la gente che si merita di avere la squadra in Serie A».
FUTURO A far girare il motore di questa macchina che, tre anni fa, aveva bisogno di un inevitabile periodo di rodaggio, è stato Marco Ferrari, autentico deus ex machina di tutto il progetto. «Il calcio è un mondo che fa paura - spiega - perché ci sono prezzi folli. A volte, tuttavia, basta poco per fare qualcosa di grande per una città intera. Sono orgoglioso di esserci riuscito assieme agli altri soci. Ma non sono stato solo: nell’ultimo anno non posso dimenticare l’impegno dell’avvocato Malmesi e di Pietro Pizzarotti, uno dei figli di Paolo, che hanno dato l’anima per questo progetto». Adesso si deve programmare il futuro. La maggioranza delle azioni è di proprietà di Jiang Lizhang, il giovane imprenditore cinese che è il presidente del Parma e fino a questo momento ha speso circa 18,5 milioni di euro. La promozione in Serie A, in termini economici, vale circa 40 milioni, e ciò significa che Lizhang ha fatto un buon affare. Si tratta di proseguire con saggezza, senza fare il passo più lungo della gamba: l’equilibrio, alla lunga, è una qualità che paga.