La Gazzetta dello Sport

Il Mostro è Froome

Re sullo Zoncolan: Chris torna super Respinge Yates e adesso fa paura anche per la rosa ●Assolo di 4300 metri sulla salita più temuta: finale quasi in volata, ma il leader in rimonta chiude a 6”. Pozzovivo 3°, Dumoulin tiene, Aru crolla

- Luca Gialanella

INVIATO SUL MONTE ZONCOLAN ( UDINE)

Babbo Natale, a bordo strada, corre e urla. E Chris Froome è al suo fianco. Ma non è una leggenda carnica, non è un racconto dei folletti che abitano questa montagna ai confini del mondo, attraversa­ta da una mulattiera scolpita a mano dall’uomo. Le decine di migliaia di persone che dall’alba iniziano la lunga marcia sul monte Zoncolan sono gli adoratori dell’olimpo, i pellegrini che cercano il loro dio. Sotto la pioggia e il sole, a piedi, in sella, con la bici al fianco. E stavolta il signore del ciclismo è apparso nella sua grandezza.

GENTILEZZA Il Giro 101 decolla con... le 100 pedalate al minuto che Froome scatena sulle pendenze al 20%. Ma è lui? O è una controfigu­ra? No, è proprio il campione più vincente nei grandi giri dal 2013, quattro Tour e una Vuelta, più altre quattro volte sul podio. Chris «crash» per le cadute durante la ricognizio­ne della crono di Gerusalemm­e e poi a Montevergi­ne. Chris gentilissi­mo che non si nega mai a un bambino. Un gentleman, ma sempre accusato e quasi deriso per il modo di correre e interpreta­re il ciclismo. Ebbene, sulla montagna-totem della corsa rosa dimostra quanto tenga al Giro. E lo riapre. Qui non hanno mai vinto Contador, Nibali, Pantani o Aru. Questa è la salita più dura d’Europa: 10,1 km, media 11,9%, punte del 22%. In cima alla Zoncolan c’è una gloria che si può paragonare allo Stelvio o alle Tre Cime di Lavaredo, all’Izoard o al Galibier. Ieri era tutta per Froome. La vittoria più prestigios­a della carriera, alla pari del Mont Ventoux al Tour 2013, quando fece capire al mondo che stava iniziando la sua era.

SFIDA Ha avuto coraggio, Chris, e scegliere la via più difficile per uno come lui abituato al Tour, dove la squadra diventa come la coperta di Linus. Ma era giusto venire in Italia per confrontar­si con le strade di Coppi e Bartali, con le montagne di Pantani e Simoni, i tranelli e le imboscate. Una sfida per cercare un posto più solido nella storia del ciclismo. In due settimane, Froome è caduto e si è rialzato due volte, con i dolori al costato che non lo facevano respirare e le botte all’anca. Ha combattuto sotto la pioggia. Senza mollare, perché non si fa così, non è nel suo carattere. È al Giro per vincerlo, o per provarci, comunque. E il suo urlo, davanti ai centomila sui prati dello Zoncolan, è lo sfogo anche di chi vive, si allena e pedala da settembre con le ombre di quel caso salbutamol­o alla Vuelta 2017 (da lui vinta), al quale gli organismi disciplina­ri del ciclismo non sono ancora riusciti a dare una risposta.

SICUREZZA Incontra Gilberto Simoni, e gli stringe la mano. E ci interessa poco che Froome abbia impiegato mezzo minuto in più del trentino, due volte re dello Zoncolan. Ci interessa invece che abbia dato un segnale di forza che il Giro attendeva, e sulla salita più arcigna, dove cadi se non riesci più a pedalare. Quei 4300 metri finali da solo in testa, dopo una selezione impostata per tre chilometri dal fedelissim­o olandese Poels, sono una botta durissima per i rivali. Si gira una sola volta, il britannico del Team Sky, quando capisce che Aru è alla deriva (alla ricerca di ossigeno che non può riempire muscoli vuoti di potenza) e Dumoulin fatica. Sono le 17.07: Froome va sicuro come un nuovo Marco Polo sulle strade del Giro, lui che l’aveva disputato due volte (2009 e 2010) quando non era nessuno. Alzi la mano chi pensava che potesse farlo in questa maniera. Va e guadagna subito 16” sulla maglia rosa Yates, Pozzovivo e Lopez, 23” su Dumoulin e Pinot.

APPARIZION­E Froome scatta nel tratto tra le gigantogra­fie di Hinault e Saronni. E’ l’appari-

zione più inattesa per gli spettatori. Fumogeni rosa lo accompagna­no. Ai 3100 metri Yates decide che è il momento di inseguire il connaziona­le. Due britannici nel giorno del Royal Wedding, il matrimonio reale tra il principe

Harry (figlio di Diana) e Meghan. Yates va e Froome non cede. Yates lo vede, Froome tiene. Fino all’ultimo dei tre tunnel: a 1000 metri dall’arrivo ci sono solo cinque secondi. Chris entra nello stadio naturale dello Zoncolan ed è lì che inserisce l’ultima tessera del suo capolavoro. Un boato lo accoglie. E’ un braccio di ferro tra i due terribili tornanti al 16%, con il muro degli alpini della Brigata Julia a trattenere gli appassiona­ti. Che spettacolo. Il più atteso e la maglia rosa. Otto anni di differenza, Froome ne compie oggi 33. Ai 200 metri, Yates sembra poterlo raggiunger­e, Froome stringe i denti come mai prima, si dimena, dai, ce la fa, sì. Vuole terribilme­nte questo trionfo. E poi sorride, sorride. Non smette mai di farlo.

CIFRE Il Giro decolla nel giorno più duro e con il suo personaggi­o più iconico. Tredici tappe, finora nel segno di Yates. Sullo Zoncolan, Froome lo lascia a 6”, poi Pozzovivo a 23” difende l’orgoglio italiano, Lopez a 25” è la nuova maglia bianca dei giovani e Tom Dumoulin, a 37”, è l’altro trionfator­e. Sempre sicuro di sè, con un’accelerazi­one nel finale, tipica di un cronoman, che stronca Pinot. Attenzione, il re del Giro 2017 esce a pieni voti dalla prova più difficile e in classifica è a 1’24” dalla maglia rosa Yates. Pozzovivo terzo a 1’37”, Pinot a 1’46” e Froome, quinto, a 3’10”, che inizia a mettere il fiato sul collo a Yates (considerat­a anche la crono di 34 km). Aru? Al traguardo arriva con Formolo a 2’23” ed esce dai 10 della generale nel giorno che amava di più: 13° a 5’33”. Una profonda e onesta riflession­e nel team Uae-Emirates non è più rimandabil­e, anche dal lato tattico (vedi Conti ancora in fuga ieri, come a Caltagiron­e, e il capitano lasciato al suo destino).

Occhio, comunque, alla tappa di oggi a Sappada: 4000 metri di dislivello sulle strade del più famoso tradimento della storia del ciclismo, l’imboscata a Visentini in rosa nel 1987 da Roche. Strade anguste, ripide e ricche di tornanti: si passa da Cortina, ma non c’è tempo per l’aperitivo. Finale in salita con punte del 10%, che spiana solo negli ultimi 1000 metri. Adattissim­o a Yates.

Dopo le cadute di inizio Giro, l’uomo più atteso risorge: ora è 5° a 3’10”

Oggi compie 33 anni: nella TolmezzoSa­ppada può dare un altro segnale forte

 ??  ??
 ??  ?? ● 1 Chris Froome all’arrivo, Simon Yates in scia BETTINI
● 2 I due a inizio salita BETTINI
● 3 Froome tra gli alpini ANSA
● 4 Il trionfo LAPRESSE 1
● 1 Chris Froome all’arrivo, Simon Yates in scia BETTINI ● 2 I due a inizio salita BETTINI ● 3 Froome tra gli alpini ANSA ● 4 Il trionfo LAPRESSE 1
 ??  ?? 2 3
2 3
 ??  ?? 4
4
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy