La Gazzetta dello Sport

Zverev ancora lui Batte Cilic in 2 set e cerca il grande bis

IL PIANO-RAFA PRIMA PALLA AGGRESSIVA E LUNGOLINEA ●Il detentore tedesco soffre contro il croato, ma alle 16 sfida Rafa: «Non sono favorito, ma ci proverò»

- VOLÉE DI ROVESCIO di PAOLO BERTOLUCCI Federica Cocchi ROMA

i sono sfide, come quelle tra Rafa Nadal e Novak Djokovic, che segnano la storia dello sport. Una partita intrigante, tra due giocatori diversi nel carattere e nel comportame­nto, ma simili quando si tratta di destreggia­rsi nella sofferenza e gestire il dolore pur di portare a casa la partita. Fedele da sempre al proprio team lo spagnolo, instabile e alla ricerca di nuove esperienze il serbo. Il pronostico che vedeva favorito Rafa è rispettato, ma la coriacea resistenza di Nole lo ha costretto ad alzare l’asticella del rendimento e a variare il piano tattico. Non riuscendo a raccoglier­e quanto sperato, con i colpi incrociati ha variato la direttrice andando a pizzicare Nole con le soluzioni lungo riga. Inoltre ha rinunciato alla consueta alta percentual­e della prima palla di servizio per raccoglier­e qualche punto in più e non lasciare l’iniziativa all’avversario. Alla lunga, la miglior condizione fisica dello spagnolo ha fatto la differenza. Solo la conquista del primo set da parte del serbo avrebbe potuto indirizzar­e la partita in una direzione diversa. Da Nadal è arrivata l’ennesima conferma, mentre chiari ed evidenti segnali di crescita sono giunti da Djokovic. Per lui la strada appare meno impervia, ma non tutti i problemi appaiono risolti. Il passo decisivo verso il ritorno alla normalità è stato fatto con il recupero del vecchio team. Il ritrovato orgoglio, insieme al rifiuto della sconfitta, formano la base su cui poggiare i futuri successi.

Provaci ancora Sascha, ma stavolta di fronte non c’è il Djokovic in dismission­e dello scorso anno. Oggi c’è il più grande di tutti i tempi sulla terra, in doppia cifra a Montecarlo, Barcellona, Roland Garros e affamato di terra romana. Sono 5 anni che il cannibale maiorchino non solleva il trofeo degli Internazio­nali e dopo la brusca frenata di Madrid, c’è da stare sicuri che la fame si sarà moltiplica­ta. Dopo la maratona notturna contro Goffin in semifinale, Zverev ha piegato Marin Cilic nella semifinale serale del Centrale 7-6 (13) 7-5.

STRISCIA Per il tedesco numero 3 al mondo, che ha compiuto 21 anni il 20 aprile, sono così cinque le finali Masters 1000 sugli ultimi dieci eventi giocati. Il povero Marin ci aveva sperato di conquistar­e la finale sulla terra per la prima volta, un ritorno al passato rispetto a quando, ragazzino, vinceva il Roland Garros junior. Ma tra i due spilungoni sarà quello di Amburgo a giocarsi il bis contro Nadal. I precedenti col fenomeno di Manacor sono poco incoraggia­nti: Rafa ha vinto 4 scontri su 4. L’ultimo è stato in coppa Davis un mese e mezzo fa, quando lo spagnolo tornava da cinque mesi di stop per l’infortunio alla gamba destra.

IL MATCH Che botte ragazzi, i due bombardier­i ne hanno fatte di tutti i colori, tra servizi a 222 chilometri all’ora, errori gratuiti che più gratuiti non si può. Il primo set dura un’ora e un quarto. Match in sostanzial­e equilibrio, che potrebbe però segnare la svolta all’undicesimo game, con Zverev che si ritrova con tre palle break, ma non ne approfitta. I due vanno al tie break, una fiera degli errori e degli orrori. Zverev vola facilmente 4-0, ma i fantasmi delle palle break bruciate appaiono nella testa del numero 3 al mondo che viene risucchiat­o in un amen dal ragazzo di Medjugorie. I due fanno a gara a sprecare set point (alla fine saranno 5 per il croato, mentre Zverev si prenderà il set alla quarta occasione), e quello che sembra risentirne di più, almeno dal punto di vista psicologic­o, è il 21enne che polemizza con l’arbitro per una chiamata, poi sbatte la racchetta e fa i capricci, torna al suo angolo tra i fischi, polverizza l’attrezzo di gioco, si prende un warning e torna in campo. La paura di sbagliare rende i due sempre più vulnerabil­i, e il primo a commettere l’errore decisivo è Cilic, per il 15-13 del tedesco. Zverev nell’intervallo si fa trattare spalla e schiena, forse indolenzit­e per le intemperan­ze sulla racchetta. Quando si riprende, perde subito il servizio e deve rincorrere. Ma pian piano ritrova il focus e nell’ottavo game fa il break per riportarsi in corsa. Da lì cambia marcia e strappa il servizio a Cilic nel 12° game per chiudere 7-5.

SPOCCHIA Chiamatela spavalderi­a, o arroganza dei vent’anni, ma Alexander non è uno che ha paura delle sfide, merito anche della striscia positiva che lo vede a quota 13 match vinti di fila. Oggi l’impresa non sarà agevole, ma come Nadal ha vinto 16 delle ultime 17 partite: «Sulla terra con Nadal non posso essere il favorito, ma sono felice di potermi battere a buon livello». Da grande però, vuol essere come Rafa e Roger, gli intoccabil­i: «Sono ancora molto lontano da loro — ha detto con un guizzo di umiltà — devo dimostrare ancora molto, sia dentro che fuori dal campo». Magari a cominciare da oggi.

LA CHIAVE Alex, reduce dal titolo di Madrid e dal trionfo al Foro Italico 2017, non ha mai battuto lo spagnolo

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Alex Zverev, 21 anni, è sotto 0 a 4 nei precedenti con Nadal GETTY

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