Zverev ancora lui Batte Cilic in 2 set e cerca il grande bis
IL PIANO-RAFA PRIMA PALLA AGGRESSIVA E LUNGOLINEA ●Il detentore tedesco soffre contro il croato, ma alle 16 sfida Rafa: «Non sono favorito, ma ci proverò»
i sono sfide, come quelle tra Rafa Nadal e Novak Djokovic, che segnano la storia dello sport. Una partita intrigante, tra due giocatori diversi nel carattere e nel comportamento, ma simili quando si tratta di destreggiarsi nella sofferenza e gestire il dolore pur di portare a casa la partita. Fedele da sempre al proprio team lo spagnolo, instabile e alla ricerca di nuove esperienze il serbo. Il pronostico che vedeva favorito Rafa è rispettato, ma la coriacea resistenza di Nole lo ha costretto ad alzare l’asticella del rendimento e a variare il piano tattico. Non riuscendo a raccogliere quanto sperato, con i colpi incrociati ha variato la direttrice andando a pizzicare Nole con le soluzioni lungo riga. Inoltre ha rinunciato alla consueta alta percentuale della prima palla di servizio per raccogliere qualche punto in più e non lasciare l’iniziativa all’avversario. Alla lunga, la miglior condizione fisica dello spagnolo ha fatto la differenza. Solo la conquista del primo set da parte del serbo avrebbe potuto indirizzare la partita in una direzione diversa. Da Nadal è arrivata l’ennesima conferma, mentre chiari ed evidenti segnali di crescita sono giunti da Djokovic. Per lui la strada appare meno impervia, ma non tutti i problemi appaiono risolti. Il passo decisivo verso il ritorno alla normalità è stato fatto con il recupero del vecchio team. Il ritrovato orgoglio, insieme al rifiuto della sconfitta, formano la base su cui poggiare i futuri successi.
Provaci ancora Sascha, ma stavolta di fronte non c’è il Djokovic in dismissione dello scorso anno. Oggi c’è il più grande di tutti i tempi sulla terra, in doppia cifra a Montecarlo, Barcellona, Roland Garros e affamato di terra romana. Sono 5 anni che il cannibale maiorchino non solleva il trofeo degli Internazionali e dopo la brusca frenata di Madrid, c’è da stare sicuri che la fame si sarà moltiplicata. Dopo la maratona notturna contro Goffin in semifinale, Zverev ha piegato Marin Cilic nella semifinale serale del Centrale 7-6 (13) 7-5.
STRISCIA Per il tedesco numero 3 al mondo, che ha compiuto 21 anni il 20 aprile, sono così cinque le finali Masters 1000 sugli ultimi dieci eventi giocati. Il povero Marin ci aveva sperato di conquistare la finale sulla terra per la prima volta, un ritorno al passato rispetto a quando, ragazzino, vinceva il Roland Garros junior. Ma tra i due spilungoni sarà quello di Amburgo a giocarsi il bis contro Nadal. I precedenti col fenomeno di Manacor sono poco incoraggianti: Rafa ha vinto 4 scontri su 4. L’ultimo è stato in coppa Davis un mese e mezzo fa, quando lo spagnolo tornava da cinque mesi di stop per l’infortunio alla gamba destra.
IL MATCH Che botte ragazzi, i due bombardieri ne hanno fatte di tutti i colori, tra servizi a 222 chilometri all’ora, errori gratuiti che più gratuiti non si può. Il primo set dura un’ora e un quarto. Match in sostanziale equilibrio, che potrebbe però segnare la svolta all’undicesimo game, con Zverev che si ritrova con tre palle break, ma non ne approfitta. I due vanno al tie break, una fiera degli errori e degli orrori. Zverev vola facilmente 4-0, ma i fantasmi delle palle break bruciate appaiono nella testa del numero 3 al mondo che viene risucchiato in un amen dal ragazzo di Medjugorie. I due fanno a gara a sprecare set point (alla fine saranno 5 per il croato, mentre Zverev si prenderà il set alla quarta occasione), e quello che sembra risentirne di più, almeno dal punto di vista psicologico, è il 21enne che polemizza con l’arbitro per una chiamata, poi sbatte la racchetta e fa i capricci, torna al suo angolo tra i fischi, polverizza l’attrezzo di gioco, si prende un warning e torna in campo. La paura di sbagliare rende i due sempre più vulnerabili, e il primo a commettere l’errore decisivo è Cilic, per il 15-13 del tedesco. Zverev nell’intervallo si fa trattare spalla e schiena, forse indolenzite per le intemperanze sulla racchetta. Quando si riprende, perde subito il servizio e deve rincorrere. Ma pian piano ritrova il focus e nell’ottavo game fa il break per riportarsi in corsa. Da lì cambia marcia e strappa il servizio a Cilic nel 12° game per chiudere 7-5.
SPOCCHIA Chiamatela spavalderia, o arroganza dei vent’anni, ma Alexander non è uno che ha paura delle sfide, merito anche della striscia positiva che lo vede a quota 13 match vinti di fila. Oggi l’impresa non sarà agevole, ma come Nadal ha vinto 16 delle ultime 17 partite: «Sulla terra con Nadal non posso essere il favorito, ma sono felice di potermi battere a buon livello». Da grande però, vuol essere come Rafa e Roger, gli intoccabili: «Sono ancora molto lontano da loro — ha detto con un guizzo di umiltà — devo dimostrare ancora molto, sia dentro che fuori dal campo». Magari a cominciare da oggi.
LA CHIAVE Alex, reduce dal titolo di Madrid e dal trionfo al Foro Italico 2017, non ha mai battuto lo spagnolo