La Gazzetta dello Sport

Cannibali anche al femminile Scudetto di rigore alla Juve

●Nello spareggio per il titolo, trionfo delle J-Women contro il Brescia dopo lo 0-0 al 120’ Il successo arriva al primo anno di vita. Decisivo l’errore della Di Criscio dal dischetto

- Fabiana Della Valle

Lo spettacolo è donna ma lo scudetto è sempre della Juventus. L’ultimo titolo assegnato dalla Lega Nazionale Dilettanti (dal prossimo anno Serie A e B passano sotto la Figc) lo conquista la Signora, ma solo dopo una lunga battaglia: ci sono voluti 120 minuti e 12 rigori per strapparlo al Brescia (trionfatri­ce nel 2014 e nel 2016) nello spareggio in campo neutro, dopo 60 punti a testa (su 66 disponibil­i in campionato). L’ultimo penalty lo spara alto Di Criscio, dando il via alla festa bianconera: bandiere, cori e coriandoli sulle note di «Storia di un grande amore». Dallo Stadium al Piola, trionfano sempre gli stessi colori. Eppure la Juventus aveva iniziato la serie dei rigori con l’errore di Bonansea, la migliore della serata. A rimettere le cose a posto ci ha pensato Giuliani, che ha fatto un balzo alla Buffon sul rigore di Daleszczyk. Il portiere della Juve e della Nazionale è rientrata in tempi record dopo un brutto infortunio al ginocchio. Meno fortunata Marchitell­i, costretta a uscire nel recupero del secondo tempo dopo uno scontro con la Bonansea e a lasciare i rigori a Ceasar. Una partita divertente che è stata un bello spot per il calcio femminile.

TRAVERSA E GUIZZI La Guarino punta sul solito 4-3-3, con la finlandese Franssi al centro del tridente completato da Bonansea e Glionna, il Brescia si schiera con la difesa a tre, Sabatino e Giacinti in attacco e Giugliano e Girelli ad alternarsi nel ruolo di trequartis­ta. La stella bianconera ha l’11 di Douglas Costa e la coda di cavallo: passa con disinvoltu­ra da una fascia all’altra senza perdere la sua imprevedib­ilità. È una zanzara fastidiosi­ssima che sfugge costanteme­nte alla marcatura delle bresciane. Si mette in mostra con un tiro a giro a fil di palo nel primo tempo e fa molto di più nella ripresa: fuga e cross per Glionna, su cui serve un salvataggi­o miracoloso di Pettenuzzo per evitare il gol, poi la traversa e infine il guizzo con cui costringe Sikora al fallo, per cui la Juve reclama un calcio di rigore a pochi minuti dai supplement­ari (ma il guardaline­e aveva già sbandierat­o il fuorigioco: il contatto resta dubbio anche se pare cominciato fuori area). In ombra la finlandese Franssi, sostituita nella ripresa dalla Cantore, in difesa giganteggi­a capitan Gama: interventi decisivi soprattutt­o nel finale. È lei a sollevare la prima coppa scudetto delle donne bianconere, accompagna­ta dal coro «I campioni dell’Italia siamo noi».

DOPPIA BEFFA Il Brescia ha meno birra e gioca sull’errore dell’avversario oltre che sulle singole qualità. Giugliano è la giocatrice che ne mostra di più, sempre pronta a infilarsi tra le linee. Suo un pericolosi­ssimo destro fuori di nulla nel secondo tempo, però resta la macchia della palla persa da cui nasce la traversa di Bonansea. Nei supplement­ari prevale la stanchezza e aumentano gli errori. Per il Brescia la beffa nel finale è doppia, perché il penultimo rigore della serie bianconera lo segna Cernoia, ex delle lombarde. Cambia il sesso, ma non cambiano i colori: la festa è ancora bianconera.

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GETTY A sin., un momento di gioco durante lo spareggio per lo scudetto ieri a Novara. A des., la Juve campione d’Italia schierata a inizio gara
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