La Gazzetta dello Sport

YATES, TALENTO E CORAGGIO DA GRANDE

Il Giro d’Italia

- LO SPUNTO di PAOLO MARABINI

Tutti in piedi. All’indomani dello Zoncolan – sul quale non solo aveva difeso con autorità la maglia rosa, ma aveva quasi rovinato a Chris Froome la giornata di una resurrezio­ne di effimera durata, arrivandog­li a 6 miseri secondi – Simon Yates ci ha regalato ieri uno dei numeri più esaltanti della storia recente del Giro d’Italia. Un numero lungo quasi 18 chilometri, un assolo in rosa degno dei grandi scalatori, un’azione di forza ma soprattutt­o di coraggio, come da tempo non vedevamo sulle strade della corsa Gazzetta. Difficile dire se figlia della giovanile incoscienz­a – stiamo pur sempre parlando di un corridore di 25 anni, non abituato alla vetrina e alle pressioni da leader – o, sempliceme­nte, di una condizione che in questo momento lo vede ampiamente superiore agli altri uomini di classifica. In un finale così esigente e pericoloso, non è da tutti, nemmeno se si tratta di campioni navigati, prendere l’iniziativa con la sua autorità, la sua sicurezza, la sua freddezza, la sua spavalderi­a – da non confondere però con presunzion­e – avendo molto da perdere più che da guadagnare.

Lui lo ha fatto, perché ha pensato che sul treno bisogna salire quando passa. E siccome del domani non c’è certezza – e, a proposito di domani, la crono lo penalizza nel testa a testa con Tom Dumoulin, campione del mondo della specialità – appena ha capito che c’era la strada adatta per mettersi in tasca altri secondi preziosi in vista dell’ultima settimana se ne è andato. Non con un attacco secco, ma con il più classico degli uno-due. Prima un allungo per saggiare le energie dei rivali. Poi, di lì a una manciata di minuti, ecco arrivare quasi a sorpresa l’affondo, il pugno del k.o., lo scatto che ha tolto il respiro a Dumoulin e compagni, mentre Froome era già entrato in crisi e Aru stava salendo con le gambe in croce il calvario peggiore della carriera. E il coraggio di questo inglesino, che in salita ricorda un po’ nello stile il grande Charly Gaul, alla fine è stato premiato. Perché al via della crono di domani, che tanto ci dirà ancora alla voce possibilit­à di vittoria finale, Yates si presenta con 2’11” di vantaggio su un Dumoulin mai domo, ma al quale mancano più di 25 chilometri contro il tempo rispetto a un anno fa per poter controbila­nciare le tante salite presenti in questa edizione. Comunque andrà a finire fra sei tappe a Roma, i primi due terzi di una corsa ancora tutta da assegnare ci hanno regalato un ragazzo dai grandi mezzi e dalla personalit­à spiccata. Insomma, questo Giro è la vetrina di un sicuro protagonis­ta delle grandi corse a tappe dei prossimi anni. E scusate se è poco.

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