La Gazzetta dello Sport

VROOM FROOME!

Impresa leggendari­a: scatta sul Colle delle Finestre e va in fuga per 80 km. È in rosa. Oggi a Cervinia il verdetto

- GHISALBERT­I, GIALANELLA, SCOGNAMIGL­IO

Queste sono strade di eserciti, condottier­i, imperatori e pellegrini. Tra regge, fortezze e abbazie. Qui la roccia si confonde con il cielo. Alzi lo sguardo e il blu appare verticale. La natura ti aspetta, severa. Non c’è spazio per chi non ha coraggio. Il Colle delle Finestre non ha pietà. Tra i boschi di castagni vive il lupo. Anche la strada è dura. Non c’è neppure l’asfalto, ma uno sterrato che ti frena a ogni pedalata. Strada bianca, come il palcosceni­co delle imprese dei pionieri. Il presente si fonde con la leggenda del ciclismo. Il colore con il bianco e nero. E in cima, tra quelle nuvole, c’è un sogno rosa che diventa realtà.

CAPOLAVORO Chris Froome è nato sullo sterrato del Kenya, figlio di un diplomatic­o britannico. È cresciuto nella savana del Sudafrica, tra leoni e gazzelle. Qui la vita è feroce. Non dà una seconda possibilit­à. Chris lo sa. E per l’impresa più pazza del ciclismo moderno sceglie la Cima Coppi del Giro. Il Colle delle Finestre, questa mulattiera militare, capolavoro di ingegneria, terreno di difesa dei Savoia contro le invasioni francesi. «Finestra» tra Val di Susa e Val Chisone. Si arrampica da Meana con 45 tornanti: 16 sullo sterrato, media 9,1% e punte dell’11%, ma sui sassi le pendenze pesano di più. Froome deve recuperare 3’22” alla maglia rosa Simon Yates e 2’54” a Tom Dumoulin, il vincitore del 2017. Scatta a 80,3 km dalla conclusion­e, 600 metri dopo l’inizio dei 7,8 km di sterrato. Lo rivedono in cima allo Jafferau, la montagna di Bardonecch­ia, in maglia rosa, con il doppio rossetto delle miss sulle guance che non se ne va tanto facilmente. Il pugno del k.o. nel sorriso di un gentleman a volte deriso, umiliato, sempre vincente. Anche sotto la cappa della vicenda salbutamol­o, che dura dal 7 settembre 2017, e non sembra aver fine.

CIFRE Sono due ore e 23 minuti a un’intensità pazzesca, che restano nella Storia del ciclismo. Tra gli applausi dei tifosi, nel boato che accoglie Froome sul traguardo. Il Piemonte di Girardengo e Coppi, la terra dei Campioniss­imi, non ha più fiato per incitare il britannico del Team Sky che sconvolge la corsa rosa a tre tappe dalla conclusion­e: infligge 3’23” a un eroico Dumoulin, manda in crisi Pozzovivo a 8’29”, fa sprofondar­e Yates a 38’51” e scoppiare in lacrime Chaves. Adesso Froome guida con 40” su Dumoulin, poi il baratro: Pinot terzo a 4’17” si deve difendere dalla maglia bianca Lopez, che lo segue a 40”. Si decide tutto oggi a Cervinia dopo 4000 metri di dislivello negli ultimi ottanta chilometri: Col Tsecore,

Saint Pantaleon, poi la salita finale. Fabio Aru guarderà tutto dalla television­e: il suo Giro è finito, mestamente, al km 41. Come un ritirato qualsiasi.

IMPRESA In 80 km di impresa, Froome regola i conti con il ciclismo. E non ha paura ad affrontare la solitudine più esaltante, quella dell’artista che dipinge il capolavoro. Come Michelange­lo o Caravaggio. È il suo destino. Quando attacca, dopo l’ultima tirata del piccolo Elissonde, il gruppo dei big è in fila e Yates staccato. Chris ha voglia di fare la storia, perché ormai questa è la sua missione. Dopo quattro Tour e una Vuelta, c’è bisogno sempre di qualcos’altro per mettere il silenzio agli scettici. Ma tra gli abeti del Finestre non c’è tattica, Chris non ha compagni in avanscoper­ta. La squadra che dominava il Tour finisce il suo lavoro a 80,3 km dalla conclusion­e. Chris sa che tocca a lui, come un cammino di espiazione, di purificazi­one. Come i pellegrini che attraversa­vano queste vallate. Per una volta deve far battere il cuore nel corpo da robot, lui che ha portato all’estremo l’uso della tecnologia (misuratori di potenza) e l’attenzione alla pulizia (si pulisce le mani con un gel disinfetta­nte anche durante la conferenza stampa).

DATI È solo nell’uno contro uno che si fa la storia. L’aveva dimostrato nel giorno del trionfo sullo Zoncolan, nel testa a testa con la rosa Yates. Ieri gli ultimi a vedere Froome sono Dumoulin e Pinot. Chris parte a 108 pedalate a 29,4 km/h di velocità, un dato pazzesco, e mette subito tutti k.o. Ma dove va?, si dice. Dopo due chilometri ha 19”, dopo 3 sono 30”, in vetta alla Cima Coppi del Finestre (2178 metri) 41”. Va bene, adesso si fa riprendere in discesa. Non lo conoscete. È nei 17 km di picchiata verso Pragelato che ammiriamo lo spirito indomito di questo campione. Sfiora le rocce, sfiora il baratro, va a 85 km all’ora, sfida i rivoli di acqua che tagliano l’asfalto e lo rendono pericolosi­ssimo in frenata: in discesa guadagna 1’03” su Dumoulin, Pinot, Reichenbac­h, Lopez e Carapaz. E siamo a 1’44” di vantaggio. Negli 11 km di salita verso Sestriere incrementa di 1’: sale a una media di 23 km/h con punte di 30, su pendenze del 6%. E siamo a 2’44”. A 35 km dalla conclusion­e è maglia rosa virtuale. Nei 40 km di lunga discesa e pianura verso Bardonecch­ia è più veloce lui dei 5 che lo inseguono: ancora 40”, e sono 3’25” a 6 km dall’arrivo. Sullo Jafferau tira un po’ il fiato e perde 25”. E’ stato il migliore in salita, fortissimo in discesa (da due anni suo punto di forza, tranne che con la strada bagnata) e nella «cronoscala­ta» verso Sestriere. Una prestazion­e che annichilis­ce i voli al Tour sul Ventoux 2013 e a La Pierre Saint Martin 2015. Nei tempi moderni, soltanto Marco Pantani sul Galibier al Tour 1998, nel giorno più nero di Ullrich, aveva entusiasma­to così, ma l’impresa del Pirata sotto la pioggia era durata 47 chilometri. Al Giro dobbiamo tornare a Coppi 1940 sull’Abetone o nella Cuneo-Pinerolo 1949 per pagine leggendari­e che ribaltano la classifica. Non c’è spazio per i rivali nella Woodstock del ciclismo. La gente si accalca a bordo strada per incitare Froome, vede la tv e si precipita ad applaudire. Un coro di mani lungo 80 chilometri. Il francese Thibaut Pinot incornicia così il significat­o di questa giornata: «Siamo tutti nella storia del Giro, non mi sarei mai immaginato una corsa così pazza». La storia siamo noi. Ma mancano due capitoli: oggi vincere a Cervinia in maglia rosa, domani l’incoronazi­one a Roma sui Fori Imperiali. God Save the Pink King. Il re rosa.

●Il britannico attacca sul Colle delle Finestre, spiana il Sestriere, trionfa sullo Jafferau e veste la prima rosa. Yates crolla a 38’51”, Dumoulin si salva: ora è 2° a 40”. Oggi Susa-Cervinia: si decide tutto

> Un Chris mai visto: impresa d’altri tempi e trionfo vicino. Pozzovivo in crisi, addio 3° posto. Per il podio Pinot, Lopez e Carapaz

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A fianco l’esultanza al traguardo e la gioia in maglia rosa AFP
A destra sugli ultimi tornanti del «Finestre» BETTINI
Chris Froome, 33 anni, nel momento dell’attacco decisivo sul Colle delle Finestre BETTINI A fianco l’esultanza al traguardo e la gioia in maglia rosa AFP A destra sugli ultimi tornanti del «Finestre» BETTINI
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 ??  ?? Dominatore L’arrivo solitario di Chris Froome a Bardonecch­ia
Dominatore L’arrivo solitario di Chris Froome a Bardonecch­ia
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