AZZURRO BALO
Balotelli è già protagonista: segna e gioca per i compagni. La nuova Italia diverte per 45’ poi subentra la stanchezza. In gol anche Belotti
da tempo il Mondiale, ci ha fatto traballare nel finale. Ma se chiedevamo alla Nazionale di muovere un passo verso un qualcosa di più allegro e promettente, i giovani di Mancini quel passo lo hanno fatto.
BUFFALO BILL
L’Arabia, chiamata a stappare il Mondiale contro i padroni di casa della Russia, e a giocare le altre gare da sfavorita, allena giustamente la resistenza. Si rintanano dietro, corti e compatti, con i guantoni davanti alla faccia. E noi li alleniamo facendo i grandi che attaccano. Sparringpartner dell’Arabia, noi che eravamo campioni del mondo. Come Buffalo Bill finito al circo. Ma è un’amarezza che spazziamo via subito sforzandoci di leggere futuro nella prima, giovane Italia del Mancio che parte vogliosa e fresca. E già questa è una bella notizia, viste le ultime desolanti uscite. La seconda buona notizia, quasi sorprendente, è la buona organizzazione e la facilità di manovra, sproporzionata al poco tempo avuto a disposizione dal c.t. Forse non sono necessari mille stage e anni di dottorato. Ha ragione Allegri: il calcio è semplice. Basta non complicarlo e riempirlo di piedi buoni. La tecnica prima della tattica: è il primo messaggio spedito da Mancini, già nelle convocazioni.
AVANTI TUTTA
Tatticamente l’idea dominante è chiara e piacevole: correre in avanti con e senza palla. Che vuol dire pressing alto e incursioni offensive: il protocollo al potere in Europa. I terzini accompagnano sempre l’azione, Criscito soprattutto, una delle più belle riscoperte della serata. Atleticamente straripante, ha zompato costantemente in anticipo, ha crossato, spinto e incrinato una traversa (40’). Il triangolo di regia ha una sua logica limpida. Jorginho vertice basso d’impostazione, i due romanisti ai suoi lati sono complementari nelle
funzioni: Florenzi più pronto a mordere in pressing senza palla; il bravissimo Pellegrini, tre gol sfiorati, più portato ad attaccare l’area. Al debuttante Politano e a Insigne il compito di allargare il campo, con l’opzione di incrociare al centro nello spazio svuotato dagli intelligenti arretramenti di Balotelli, una delle intuizioni più fortunate della serata.
BALO C’È
E poi Mario, appunto. Del gol si è detto, ma lo scarto col passato è che la sua partita va oltre il pallone in rete. E’ un racconto di movimenti al servizio dei compagni, di sponde e anche di recuperi difensivi. Non è stato una protesi, come troppo spesso in passato, ma una parte viva e integrata nell’organismo, come gli raccomandano da una vita. Sostituito per sfinimento, Balo ha lasciato il posto a Belotti che ha trovato quasi subito un gol rapace dei suoi (24’). Il Gallo a San Gallo: un classico. Quattro minuti più tardi uno scivolone di Zappacosta ha spalancato la porta ad Al Sheri che ha bucato Donnarumma in uscita naif. Gigio si è redento scrostando dalla porta un gol fatto. A parte l’infortunio sul gol, la difesa, piantata sull’intesa Bonucci-Romagnoli, è apparsa solida. Ha tremato nel finale quando la stanchezza ha zavorrato la gambe e i cambi hanno annebbiato i valori del match. Francia e Olanda ci diranno qualcosa di più. Ma intanto riecco una vittoria dell’Italia. Mancava dal 9 ottobre. Non ricordavamo nemmeno più che forma avesse.