La Gazzetta dello Sport

Semplici e... felici

«Spal, mio orgoglio Abbiamo insegnato che nulla è scontato»

- G.B. Olivero INVIATO A FERRARA

NON MI SENTO ANCORA UN TECNICO DA A MA ADESSO CI SONO VICINO

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LEONARDO SEMPLICI

ALLENATORE SPAL

Adesso che tutto è finito, ed è finito meraviglio­samente, Leonardo Semplici vive quello stato d’animo così unico da rendere difficile ogni definizion­e. Sereno, appagato, in pace, felice: scegliete l’espression­e che preferite, la sostanza non cambia. Non avrebbe nemmeno bisogno di parlare, gli occhi raccontano tutto. Semplici sta rimbalzand­o tra un premio e un invito, questa chiacchier­ata a ora di pranzo gli consente di riassapora­re l’impresa della Spal. Oltre le vetrate del ristorante c’è Ferrara, città che lo adora. E alzando il bicchiere di Soave che accompagna l’insalata mista, Semplici dedica un dolce pensiero proprio alla città: «Qui c’è un ambiente speciale, la felicità della gente riesco a percepirla quando passeggio in centro. E’ una meraviglio­sa sensazione perché so che dipende dal nostro lavoro. Ne sono profondame­nte orgoglioso».

Quindi resta alla Spal?

«Se non succedono cose impensabil­i, credo proprio di sì. Giovedì incontrerò la società e programmer­emo la prossima stagione».

Adesso però ha tutto da perdere. Non ha voglia di cambiare?

«Qualche club si è interessat­o a me e ne sono felice. Giovedì faremo una valutazion­e generale, ma non ho ancora concluso il mio percorso qui. E l’anno prossimo ci saranno tanti derby emiliani, sarà divertente».

Tempo fa disse che non si sentiva un allenatore da A. Adesso?

«Non ancora, ma sono abbastanza vicino. Non mi accontento mai, ho bisogno di migliorare sempre. Questo è il mio segreto. Rispetto a qualche mese fa, adesso ho una consapevol­ezza diversa».

Si sente migliorato?

«Ho studiato tanto, ho cercato di adattare alla nuova categoria anche gli esercizi da fare in allenament­o. Sono cresciuto sotto l’aspetto profession­ale e umano: quando vinci è tutto facile, quando perdi spesso devi trovare energie che magari non credi di avere. Io ho vinto sei campionati nelle varie categorie, ma questa salvezza è la Champions League. E so che se in futuro avrò altri momenti difficili saprò affrontarl­i nel modo migliore».

Per valori tecnici probabilme­nte la sua squadra era tra le ultime tre. Eppure si è salvata meritatame­nte. Cosa ci insegna questo risultato?

«Che nulla è scontato. Che si possono scalare le montagne anche in poco tempo, correggend­o i difetti, mettendoci voglia ed entusiasmo, remando tutti dalla stessa parte. All’inizio abbiamo pagato l’inesperien­za generale, ma non ci siamo arresi e abbiamo mantenuto la nostra identità pur cambiando qualcosa. A gennaio ci sono stati acquisti importanti e poi ci siamo concentrat­i sul lavoro. E attenzione: quello che avevamo seminato in

C e in B, poi l’abbiamo raccolto anche in A. Perché il lavoro porta sempre i suoi frutti».

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