La Gazzetta dello Sport

LENTA E NOIOSA: MA CHE FORMULA 1 È?

A Montecarlo un GP soporifero e non solo per colpa del circuito

- di LUIGI PERNA email: lperna@rcs.it twitter: @pernagazze­tta

La cornice era luccicante come al solito, con una parata di stelle che andava da Hugh Grant a Kim Kardashian, da Francesco Totti a Tom Brady, e il contorno delle ragazze immagine volute dall’Automobile Club del Principato, in risposta ai puritani di Liberty Media. Ma allo spettacolo di Montecarlo è mancato l’ingredient­e principale: la velocità. Come è possibile che le F.1, il massimo del motorsport, andassero alla stessa andatura di una F.2? C’è mancato poco che i piloti si addormenta­ssero al volante come gli spettatori davanti alla tv. Daniel Ricciardo è scattato in testa con la Red Bull e vi è rimasto per 78 giri, senza che Sebastian Vettel sulla Ferrari abbia mai potuto tentare un attacco, pur viaggiando per larghi tratti della corsa a 1” dal rivale. E che cosa dire di Lewis Hamilton? Così annoiato dopo il terzo posto da preferire come argomento i tuffi in piscina per la festa del vincitore. Significat­ivo il suo commento: «Dal sesto giro, sono andato a spasso come un turista...».

La procession­e dei primi cinque, se aggiungiam­o anche Raikkonen e Bottas, è stata imbarazzan­te. Tanto che ha strappato un sorriso la frase di Kimi: «Non è successo niente». Ricciardo ha corso per 50 giri con la power unit Renault che aveva il 25% di potenza in meno per un problema di ricarica elettrica; ha dovuto gestire i freni posteriori che si erano surriscald­ati e il consumo del carburante; gli è toccato badare (come tutti) anche al degrado delle gomme ultrasoft. Eppure l’ha spuntata, imponendo un ritmo lentissimo, al punto che il vero sigillo sul suo primo trionfo a Montecarlo è sembrata piuttosto la pole position stratosfer­ica del sabato, ipoteca sul successo. Per molti giri, quando era in difficoltà, Ricciardo ha marciato sul passo di 1’18”-1’19”, mentre in qualifica aveva stabilito il nuovo record della pista in 1’10”810, cioè 8” più veloce. Una differenza abissale per un pilota. La stessa che passa fra un astronauta che porta un razzo sulla Luna e chi guida un aereo di linea. Viene da chiedersi che senso abbia una F.1 al «risparmio», dove i campioni non possono spingere al massimo dal primo all’ultimo giro, come succedeva ai tempi di Senna, Prost e Schumacher, senza il timore di rovinare le gomme o ritrovarsi in crisi con la benzina. Non capita solo a Montecarlo, dove le stradine strette e i guardrail minacciosi proibiscon­o ogni sorpasso, costringen­do chi va 4” più veloce ad accodarsi come in autostrada. Si vede anche su altri circuiti, a dispetto di macchine da 1000 Cv in grado oggi di demolire tutti i primati sul giro singolo. Forse sarebbe il caso di rifletterc­i.

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