Chiesa sfiora il miracolo Giorgi ok: «Sono calma»
●L'esordiente trentina si arrende alla Bencic dopo aver sprecato 5 match point
Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria. Questa è stata la terra della Schiavone, qui diventata prima regina Slam italiana di sempre nel 2010, e poi l’anno dopo privata di un bis leggendario da una palla che rimarrà dubbia per l’eternità. Ma anche della Errani, finalista nel 2012 e nella stessa edizione padrona del doppio con la Vinci. Francesca, Sara, Roberta e Flavia (tre volte agli ottavi a Parigi, ma nel mito a New York) sono nomi che appartengono e purtroppo apparterranno presto al passato, portandosi con sé il meraviglioso ricordo di una generazione dorata e irripetibile.
TRANQUILLITÀ Il Roland Garros è cominciato da due giorni e nel tabellone femminile la nostra bandiera è già solitaria, sventolata solo da Camila Giorgi. E’ lei il presente e il futuro: per talento e colpi, saremmo comunque in buone mani. Le serve continuità, certo, ma a 27 anni ancora da compiere è una qualità che si può affinare. Intanto, vederla sorridente e con un linguaggio del corpo propositivo dopo una stagione trascorsa tra infortuni e beghe federali con annessa squalifica e successivo perdono è un segnale che fa bene al cuore. E lei lo sa: «Sono più tranquilla, l’anno scorso ho avuto tanti problemi, ho pagato gli stop». L’americana Min uscita dalle qualificazioni è una rivale troppo tenera per le sue bordate e alla fine si arrende docilmente ai 36 vincenti della marchigiana: «Rispetto al passato sono più continua e ordinata e sto migliorando anche nel servizio. L’obiettivo è crescere e vincere il più possibile. La classifica (attualmente è 57, ndr) migliorerà di conseguenza».
MEZZO MIRACOLO Nei voti della capitana Garbin, lei e la Errani saranno il fondamento della nuova Italia di Fed Cup, il traino delle giovani che già hanno assaggiato la nazionale. Come Deborah Chiesa, l’eroina della sfida con la Spagna a Chieti, brava qui a spuntare dalle qualificazioni per iniziare a conoscere il dolce e l’amaro dell’alto livello. Contro la Bencic, l’ex baby prodigio svizzero che due anni fa era numero 7 (ora è 71, la nostra 161) prima di affondare causa guai a un polso e a un piede, la trentina che si allena con i Piccari ad Anzio sciupa 5 match point nel secondo set, rimane attaccata alla partita confermando solidità mentale e poi cede al quarto match point a sfavore dopo due ore e 48’: «Certo che brucia, sono punti e soldi che sfumano e ci sono andata così vicina. Ma devo essere soddisfatta, ho dimostrato di poter competere anche con le big, l’obiettivo adesso è di giocare tante partite come questa».
CECK POINT Era la situazione di Cecchinato fino a due mesi fa, poi il successo a Budapest lo ha proiettato in un’altra dimensione, rendendolo consapevole che si possono vincere incontri da due set sotto come contro il romeno Copil: «Ormai sono un giocatore nuovo, lotto sempre punto su punto senza mollare mai». Ora lo attende Trungelliti, quello del ripescaggio da favola, che in stagione è 12-4 contro gli italiani. Forza Ceck, cambia quei numeri.