La Gazzetta dello Sport

Contador e Martinelli «Froome può vincere il Tour dopo il Giro»

«La settimana di recupero in più tra le due corse è un vantaggio»

- Claudio Ghisalbert­i ROMA twitter@ghi sa gazzetta

È

la sfida impossibil­e. Chris Froome, con il tentativo di fare la doppietta GiroTour nello stesso anno, non mette l’asticella altissima. La mette in cielo. Più su è impossibil­e. È l’ultima sfida per un corridore da corse a tappe. Del resto i precedenti parlano chiaro: l’ultimo a riuscirci è stato Marco Pantani nel 1998. Poi il percorso è diventato inaccessib­ile, lungo la strada sono stati respinti fior di campioni: Alberto Contador, Nairo Quintana e Vincenzo Nibali gli ultimi in ordine cronologic­o. Ma il campione di Sky, che domenica a Roma ha chiuso lo Slam TourVuelta-Giro riuscito a Merckx e Hinault, ce la può fare? Lo abbiamo chiesto a due grandi: Giuseppe Martinelli, direttore sportivo di Marco Pantani, e Alberto Contador, respinto due volte, nel 2011 e nel 2015.

LA SFIDA Afferma Martinelli: «È una sfida molto difficile, ma per Froome non è impossibil­e». E lo spagnolo è sulla stessa lunghezza d’onda. «Difficile sicurament­e, però stavolta lui ce la può fare». Ma perché Chris potrebbe riuscirci? «Perché secondo me lui non è arrivato al Giro al top della condizione — continua Martinelli —. Lo abbiamo visto tutti: la forma è arrivata nel finale. Sì, questo potrebbe proprio essere l’anno buono. Credo che mantenere la condizione non sia così difficile. Non ha finito il Giro morto, sta veramente bene. Invece Contador, per esempio, nel 2015 finì stanchissi­mo per resistere agli attacchi di Aru e Landa. E in Francia andò male (5°, ndr)». Qual è la grande difficolta, l’ostacolo più difficile da superare per centrare l’impresa? «La grande difficoltà per lui, come per tutti quelli che ci hanno provato — prosegue Contador — è il recupero tra le due corse. Il lasso di tempo sembra ampio, ma non lo è affatto». «È un discorso molto semplice — spiega Martinelli —. Ci sono corridori che raggiungon­o il picco di forma per il Giro e altri corridori che raggiungon­o il picco per il Tour. Quest’anno, però, avere una settimana in più di recupero aiuta, perché ti permette di riposare una settimana piena e poi hai ancora il tempo per risalire. Comunque essere al top della condizione, avere due picchi di forma, in un periodo così ravvicinat­o è estremamen­te difficile e complesso, quasi impossibil­e. Devi avere doti straordina­rie e anche un po’ di fortuna». In che senso fortuna? «Noi nel ’98 siamo stati fortunati nei primi giorni. Se Boardman in maglia gialla non fosse caduto, rompendosi una clavicola, per noi sarebbe stata dura. Eravamo già staccati dietro nei ventagli, per fortuna il gruppo rallentò». Quest’anno, per i Mondiali di calcio, il calendario è leggerment­e differente. Prima del via della Boucle ci sono quasi sei settimane, una in più del solito. «È un vantaggio importante — prosegue Contador — anche se per recuperare davvero lo sforzo brutale del Giro servirebbe molto più tempo. Se tutti facessero Giro e Tour la situazione sarebbe molto più equilibrat­a».

GIUGNO Il punto è quindi come gestire giugno, le settimane di mezzo che da Roma portano in Francia. «Esattament­e questo — afferma Contador —. Per esempio, quanti giorni di riposo servono? Poi: è bene o no fare altura? Non è detto che quello che fa bene a un corridore faccia bene a un altro. Non esiste un codice prestabili­to«. Lo spagnolo, per esempio, si trovò di fronte a due situazioni molto diverse. «Nel 2011 il Tour non lo dovevo correre, quindi riposai praticamen­te tutto giugno e al Tour pagai la mancanza di allenament­o. Nel 2015 feci un periodo di recupero e poi di ri-allenament­o. Però gli sforzi del Giro non li avevo assorbiti del tutto e andò male». La gestione delle settimane di mezzo per Pantani fu a dir poco empirica. «Marco rimase dodici giorni senza toccare la bici. Aveva corso il circuito di Bologna, poi era andato via dimentican­do la bici. Io non gli dissi nulla, convinto che a casa ne avesse un’altra. Invece dopo dieci giorni ero al Giro di Svizzera e lui mi chiamò. Gli serviva una bici per allenarsi. Quello era il Panta».

PROGRAMMA Froome ha già fatto doppietta nel 2017: Tour e Vuelta (sempre che questa non gli venga tolta per il caso salbutamol­o). «Ma Tour e Vuelta

— dice Contador — sono un’accoppiata più facile perché in Spagna quasi tutti i big, gli uomini di classifica, hanno già corso il Tour. Come dicevo, i valori sono più uniformati. Mentre al Tour sono pochissimi quelli che puntano alla vittoria avendo già corso in Italia». E Froome che dice? Al di là delle dichiarazi­oni, basta un episodio. Domenica mattina stava provando delle selle nuove. Non erano per il circuito di Roma.

«QUELLA SETTIMANA IN PIÙ DI RIPOSO È UN VANTAGGIO»

ALBERTO CONTADOR 2 GIRI, 2 TOUR, 3 VUELTA

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