Abramovich sbarca in Israele Chelsea, e ora?
1 L’oligarca può mollare la Premier e fare calcio in un Paese amico: mercato Blues e Conte alla finestra
Eora che succederà? Cosa deciderà alla fine Roman Abramovich, 51 anni da Saratov? Il magnate russo proprietario del Chelsea dal 2003 l’altro ieri ha ottenuto la cittadinanza israeliana e la residenza a Tel Aviv, grazie alle sue origini familiari. Il padre Arkady e la mamma Irina erano di Tauragé, Lituania, e di famiglia ebrea. Così che la scorsa settimana Abramovich ha fatto visita all’ambasciata israeliana a Mosca, si è messo in fila come un comune cittadino e ha richiesto la cittadinanza di Gerusalemme in base alla Legge del Ritorno in vigore in Israele, che permette ai discendenti ebraici di farne richiesta. Ha ottenuto la cittadinanza e il certificato di «nuovo rimpatriato» lunedì con un raid di appena 3 ore all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, aprendo pure un conto in banca e sottoscrivendo un’assicurazione medica.
GUERRA Ma cosa cambia questo? Intanto che, come confermato ieri da un portavoce di Downing Street (il governo inglese), come ogni cittadino israeliano (anche se con doppio passaporto, visto che resta valido pure quello russo) Abramovich potrà viaggiare senza problemi nel Regno Unito e rimanere per periodi successivi di 6 mesi alla volta senza necessità di visto. Visto di soggiorno che, invece, tardava ad essere rinnovato in quanto solo cittadino russo. E qui si apre un panorama da Guerra Fredda. Rispetto al 2003, quando Abramovich sbarcò a Londra, la situazione politica è cambiata. Il premier Theresa May ha deciso per la non benevolenza verso gli oligarchi russi sbarcati in Gran Bretagna. In particolare dopo il caso dell’avvelenamento dell’ex spia Serghiei Skripal, lo scorso 4 marzo, avvenuto a Salisbury, e dopo l’affaire Litvinenko in passato. Insomma il ritardo nel concedere un nuovo pass al magnate (da quasi 9 miliardi di euro di patrimonio, n.umero 11 fra i ricchi russi) è stato visto come un monito politico verso gli amici di Putin e un messaggio in codice di Londra al Cremlino. FULHAM Inoltre pare che il Council of Fulham, il consiglio di circoscrizione dove sorge Stamford Bridge, stia trovando sempre nuovi ostacoli all’ampliamento dello stadio del Chelsea. Insomma, le cose per Roman a Londra non girano per il verso giusto. Ed ecco che lo sbarco di Abramovich in Israele non è cosa da poco. Intanto perché a Tel Aviv è il benvenuto, avendo in passato già investito AP lì: nella Storedot, azienda tecnologica, nella Anyclip di video e nella Driveway produttrice di smartphone. Inoltre in questi anni Abramovich ha fatto donazioni in Israele per 50 milioni di euro presso gli ospedali e 30 alla Tel Aviv University. E ha comprato nel 2015 il Varsano Hotel a Neve Tzedek, già di proprietà dell’attrice Gal Gadot ( Fast & Furious). Insomma per il governo di Netanyahu Abramovich è un amico e uomo da proteggere. Inoltre per i «nuovi rimpatriati» come lui dal ’08 esiste un’esenzione dalle tasse per 10 anni per tutti i profitti fatti all’estero. Una bella sanatoria con ricchi incassi in prospettiva.
BEITAR? E qui potrebbe maturare in Abramovich la volontà di mollare Londra e il Chelsea. Non tanto per una difficoltà di gestione, in quanto, come visto, può viaggiare in Inghilterra quando e come vuole col passaporto israeliano e Marina Granovskaia, il suo fido braccio destro, può continuare a operare come fatto finora. Vendere i Blues allora può essere una ritorsione politica contro la May e il suo governo, magari sollecitata dallo stesso Putin. E in Israele sarebbero ben contenti di mollare un club di Ligat Al, la prima serie, ad Abramovich. Magari proprio quel Beitar Gerusalemme, vicino alla destra sionista, più anti-araba e ai limiti del razzismo. In tutto questo Conte aspetta di sapere che ne sarà di lui e della prossima stagione.