«Siamo piccoli ma ci crediamo migliori di tutti. E a volte lo siamo»
● (cont.) Una dopo l’altra come nelle giornate buone, quando le triple sgorgavano dalle mani. Ma adesso Jon Stefansson, non produce più canestri in serie, ma costolette d’agnello. Anche con i filetti di merluzzo è geometrico, preciso come una brava guardia. Questo 35enne, gelido e passionale, ha portato la maniacalità islandese dal parquet alla sua rosticceria nel cuore di Reykjavik. Gli amici lasciati a Napoli, Roma e Treviso fra il 2005 e il 2009 saranno contenti nel sapere da dove nasce l’idea: «Ho giocato in tre squadre e città meravigliose: lì ho scoperto come godermi la vita con il cibo. Questo tipo di locale non esisteva qui: le vostre gastronomie mi hanno ispirato…».
FUORI DI TESTA
Da due anni Stefansson è in patria dopo tanto girovagare e ha vinto lo scudetto con il KR Reykjavik in un campionato, semiprofessionistico. Lontani i tempi in cui si allenava con Nash e Nowitzki a Dallas, così adesso tifa soprattutto per i «cugini» calciatori: «Qui è tutto connesso, la crescita economica e quella sportiva – racconta -. Siamo vichinghi, completamente “pazzi”: siamo piccoli ma ci crediamo migliori di tutti e, a volte, riusciamo anche ad esserlo…». Tra una bistecca e l’altra, la guardia vichinga vuole però dire un ultimo grazie: «A Napoli, dove ho giocato nel 2005-06, l’esatto opposto di Reykjavik, un teatro a cielo aperto, che mi ha dato una grande lezione: dopo che ho guidato là, posso farlo ovunque…».